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Roma-De Rossi, i motivi dell'esonero: la ricostruzione

la ricostruzione

Paolo Assogna

La proprietà giallorossa ha sollevato De Rossi dall'incarico per mancanza di risultati ma non solo. Il rapporto poco empatico con parte della società non ha aiutato. Ci sono stati diversi dissidi, a cominciare dalla gestione di Dybala. Ora per Juric la doppia difficile pratica di una classifica da rilanciare e un ambiente da gestire

IL SALUTO DEI GIOCATORI A DE ROSSI

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E' un addio pieno di rimpianti quello di Daniele De Rossi alla Roma. Dopo otto mesi lascia Trigoria dopo aver passato la mattinata a organizzare la quotidiana seduta di allenamento. Una comunicazione asciutta dalla proprietà lo solleva dall’incarico per mancanza di risultati: tre punti in quattro partite vengono considerati davvero troppo pochi rispetto a un calendario poco complicato e agli investimenti fatti nel mercato estivo che danno l’obbligo, secondo la società, alla qualificazione in Champions.

Risultati e rapporti: le motivazioni

Dopo Genova i Friedkin a Trigoria analizzano numeri e statistiche e arrivano a una conclusione insieme alla dirigenza: è possibile ancora salvare la stagione ma senza l’uomo che li ha aiutati a gestire il dopo Mourinho senza effetti collaterali. I risultati sono l’aspetto determinante dell’esonero ma non l’unico. Non ha aiutato De Rossi il rapporto poco empatico con parte della società. Dissidi ce ne sono stati per vari motivi a cominciare dalla gestione di Dybala. In tempo reale in giornata viene stilata la lista dei possibili successori. Per Pioli è troppo tardi, Tuchel non è interessato, Terzic è in fase di riflessione, rimane Juric, uno già pronto perche ottimo conoscitore del calcio italiano. Per lui ora la doppia difficile pratica di una classifica da rilanciare e un ambiente da gestire che si preannuncia tutt’altro che accogliente.