Le due strade di Kvaratskhelia e Di Lorenzo

Le loro strade si sono separate dopo un’estate trascorsa insieme. Anche se si è trattato tutt’altro che di una villeggiatura. I mesi caldi resi infuocati dalle voci sul loro futuro, sulle quali i silenzi di uno e le conferme dell’altro hanno incendiato ancor di più l’atmosfera. Poi si sono salutati, all’alba del campionato, pur rimanendo entrambi con la stessa maglia, quella del Napoli. Kvaratskhelia e Di Lorenzo hanno scritto due storie molto simili ma con un finale diverso. Il capitano è tornato quello di un tempo, dimenticando in fretta i patemi post scudetto. Kvara, invece, non è ancora riuscito a risolvere la questione relativa al rinnovo del suo contratto, dopo peraltro il corteggiamento quasi sfacciato di Paris Saint Germain e Barcellona. Insomma le pagine dell’ultimo capitolo sono ancora tutte da riempire, con la concreta prospettiva che bisognerà aspettare giugno per la stesura definitiva. L’edizione del capitano invece è già in stampa, pronta per Natale, da trascorrere possibilmente ancora in cima alla classifica del campionato di cui fino ad ora non si è perso nulla. Sempre in campo, 1170 minuti giocati come un tempo. I patemi estivi smaltiti in poche settimane, dopo l’intervento deciso di Antonio Conte che si è opposto fermamente alla sua cessione. Il resto è storia recente: tre gol e l’assist per Lukaku contro la Roma, decisivo per tornare in testa alla classifica e per entrare nella storia azzurra degli ultimi vent’anni, superando per numero di assist Christian Maggio. È come se il capitano del terzo Scudetto si fosse svegliato da un brutto sogno. Difficile credere che l’ipotesi di lasciare Napoli fosse concreta, considerato il coinvolgimento, il senso di appartenenza dimostrato negli anni. Resta allora, oggi, solo il lontano ricordo di quei mesi. Storia vecchia verrebbe da dire, guardandolo in campo, leader della seconda migliore difesa del campionato, ai piedi del murales di Maradona e abbracciato ai suoi vecchi e nuovi compagni di squadra. Gli stessi abbracci, consolatori però, che ha ricevuto Kvara dopo essersi accomodato in panchina pochi istanti dopo la nona sostituzione nelle ultime 10 di campionato, l’unica nota stonata della serata. I mugugni del georgiano, amplificati dallo stallo sul rinnovo del contratto. Cose di campo fino a un certo punto insomma, anche se al netto del buon primo tempo Kvara nella ripresa non ha brillato. Una prestazione al di sotto dei suoi standard considerando che contro la Roma non è riuscito a completare nessuno dei sei dribbling tentati. In aggiunta, come raccontato da Conte, il ragazzo era tornato dalla nazionale con un leggero affaticamento muscolare, logico allora il cambio in favore di Neres. Anche perché il concetto espresso ai suoi giocatori dall’allenatore è stato da subito molto chiaro: siete tutti utili, ma nessuno indispensabile. Punto di vista recepito da Romelu Lukaku, un altro entrato spesso nelle rotazioni durante le partite, ancora lontano dalla migliore condizione ma capace, contro la Roma, di mettere il sigillo da tre punti. Tradotto, di fare quello che serviva al momento giusto, e di accendere la luce al Maradona. Kvara, al contrario, resta un caso aperto. Al di là dei lampi di classe che anche in questo avvio di stagione ha messo in campo, uniti però ad atteggiamento fuori dal terreno di gioco che riflette inevitabilmente un momento emotivamente complicato. Uscirne non sarà semplice. Eppure lui ha tutte le qualità per farlo, al netto della firma sul contratto, anche perché il Napoli di Conte, per scrivere un’altra bella storia, avrà bisogno di gente 'senza pensieri'.