Inter, ci sono sei motivi per sorridere e sognare

Sei gol che sono più di una goleada contro un avversario difficile, forte, organizzato. La vittoria dell’Inter a Roma contro la Lazio ha un respiro più ampio del successo in classifica e della prova di forza sul prato dell’Olimpico. La prestazione della squadra di Inzaghi è stato qualcosa di emblematico riguardo le possibilità di un gruppo di sprigionare quello che ha dentro, con le sue potenzialità tecniche e atletiche e la sua statura morale. E’ stata anche la capacità di reagire ad un serata sottotono in Champions a Leverkusen con il carattere e l’autostima che solo le grandi squadre sanno tirar fuori quando serve, e che diventa poi anche un messaggio urbi et orbi alle avversarie e al campionato. Perché certe vittorie non passano inosservate, rimangono nella testa dei giocatori, impresse nella loro fiducia e anche nella memoria, ovviamente, di chi le subisce. Sei gol che non sono stati solo reti con giocatori diversi ma anche reti in situazioni differenti: al volo, da fuori, con inserimenti laterali e centrali, di testa. Insomma tutto il repertorio che riesce a sprigionare il 3-5-2 di Inzaghi con le sue varianti e la solita importante dose di imprevedibilità. Ma ci sono anche altri sei motivi per gioire da parte dell’allenatorre in una serata che rimane speciale, soprattutto per lui che a Roma da calciatore e allenatore c’è stato venti anni. Innanzitutto si è aggiustata un po' la statistica degli scontri diretti, visto che è la seconda vittoria dell’Inter in un supermatch, portando a 8 i punti conquistati dai nerazzurri in 5 partite con avversarie di alta classifica, con il recupero con la Fiorentina da giocare a febbraio. Solo Gasperini e l’Atalanta hanno fatto meglio con 10 punti nello stesso numero di gare. L’Inter ha bisogno del miglior Lautaro anche sottoporta, ma quello di Roma ne è stato una splendida copia per la capacita di giocare per la squadra, lottare e sacrificarsi da capitano e uomo squadra. Ma dove non arriva 'El Toro' ci pensano gli altri. L’Inter con i sei gol di Roma ne ha segnati 47 in trasferta, stabilendo il record di gol segnati fuori casa in un anno solare e tornando anche ad avere, con una partita in meno, il miglior attacco del campionato con un gol in più dell’Atalanta. E poi ci sono le 'ali della vittoria', quelli che consentono al gioco di Inzaghi di diventare arioso, arrembante, imprevedibile. Con la Lazio Dumfries ha trovato il gol, più un assist e un rigore procurato. Per Federico Dimarco, sempre più decisivo, ancora una volta una bellissima rete su inserimento e un utilissimo assist. E se l’esterno olandese ha segnato 7 gol nelle ultime due stagioni di serie A, tra i difensori della competizione solo Dimarco ha fatto meglio con 8 reti, che insieme agli 8 assist lo rendono il difensore con più partecipazioni attive a marcature del nostro campionato nelle ultime due stagioni. Ma la forza dell’Inter è dietro-davanti-di lato-e al centro, dove altri due giocatori sono stati assoluti protagonisti della serata gol e champagne di Roma. Barella e Calhanoglu. L’ex centrocampista del Cagliari ha messo a segno l’ennesimo bellissimo gol, è salito a 3 marcature e 2 assist in campionato, ed è uno dei due centrocampisti che ha partecipato ad almeno 5 gol in ciascuna delle ultime 6 stagioni di serie A insieme a Zaccagni. E dopo aver colpito il palo in un altro scontro diretto con il Napoli, si riprende lo scettro di rigorista infallibile Hakan Calhanoglu, che proprio con la trasformazione dagli undici metri di Roma e l’assist per Barella è arrivato a superare le 100 partecipazioni attive in serie A con 48 gol e 53 assist. Da quando poi è arrivato all’Inter, l’ex giocatore di Milan e Bayer Leverkusen con 26 reti e 22 assist è l’unico centrocampista ad aver segnato più di 25 gol e fornito piu di 20 assist in serie A. Insomma, l’Inter è un frullatore di gol, una macedonia di fattori, un insieme di potenzialità abbondantemente espresse o ancora da scoprire in una stagione in cui può vincere e ripetersi, andando oltre i 6 gol di Roma e tenendosi strette le certezze ritrovate e la straordinaria forza espressa da una squadra ancora padrona del proprio destino.

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Andrea Paventi