Perché il Milan vuole Rashford

Qualche giorno fa, sulle pagine di Sky Sport Insider, avevamo fatto il classico ‘gioco’, che poi gioco veramente non è: provare a pensare all’attaccante perfetto per Conceiçao basandoci solo sui dati emersi dall’algoritmo. I nomi erano interessanti, alcuni più realizzabili e altri meno. Ma le variabili sono sempre molte, perché il mercato segue logiche tutte sue, e gli unici limiti che si possono veramente dare sono legati al budget. Ma poi ci sono le occasioni, anche quelle inaspettate. Che quei limiti, incredibilmente, riescono anche a travalicarli. Prendiamo Rashford per esempio: è da cinque partite che non mette piede in campo in Premier League. Di queste, per le prime tre non è stato convocato, poi è tornato in panchina , quindi di nuovo una mancata convocazione per la gara contro il Liverpool. “È ammalato” ha tagliato corto Amorim. Ma le esclusioni fanno rumore e qualche squadra ci pensa. Milan compreso. Sarebbe stato semplicemente impensabile fino a qualche settimana fa, l’idea di Rashford in Serie A. Per le limitazioni economiche di cui sopra: l’inglese classe ‘97 percepisce qualcosa come 14 milioni di euro l’anno. Il doppio rispetto al giocatore più pagato in rosa tra i rossoneri, Rafael Leao che con Rashford potrebbe avere anche una rivalità di ruolo. Potrebbe, lo capiremo meglio dopo. Ma intanto l’interesse c’è e qualche contatto è stato preso: una trattativa difficilissima se lo United non contribuirà a pagare parte dell’ingaggio. Ma sarebbe una grande operazione di rilancio per l’inglese che non è mai uscito dai confini di Manchester in carriera e che in Italia potrebbe essere un potenziale crack, se valorizzato bene. Ma in che ruolo? Dubbio tattico Ecco, questa è la domanda principale. Chi mastica poco il calcio inglese, può banalmente guardare Tarnsfermarkt: nel campetto, Rashford viene indicato principalmente come esterno offensivo sinistro, altrimenti punta, altrimenti esterno destro. Vi ricorda qualcuno? Proprio lui, Leao. Ma il Milan cerca una punta. Magari duttile, certo. Ma una punta che possa garantire un alto rendimento e soprattutto un apporto costante a livello di gol. Quest’anno, l’inglese, che non sta vivendo di certo la sua stagione migliore, ne ha segnati 4 su 15 partite di Premier, a cui aggiungerne 1 su 6 partite di Europa League, più la doppietta in EFL Cup nel 7-0 rifilato al Barnsley. Un rendimento discreto ma insufficiente se pensiamo a un giocatore del suo indiscutibile livello. Ed è per questo che il Milan ci pensa, forse anche in virtù del doppio ruolo che può rivestire in attacco. Quale sarebbe la posizione migliore? In questo caso, ci viene incontro Soccerment, che ha elaborato una spiderchart di confronto tra i dati dell’attaccante impiegato come punta a quelli come esterno . Premessa: la stagione presa in considerazione per Rashford come attaccante centrale è quella 2018/2019, quando cioè ha disputato il maggior numero di partite in quella posizione; la stagione presa in considerazione da esterno è stata la 2022/2023, quando solo in Premier ha segnato 17 gol in 35 partite, contro i 7 in 33 dell’anno passato. Un rendimento nettamente peggiore, quindi meno indicativo. Dati alla mano, sembrano leggermente migliori le prestazioni da esterno rispetto a quelle da prima punta. Maggiore il numero dei gol nei 90’, maggiore quello degli expected goal. È curioso invece notare come gli expected assist siano maggiori quando viene impiegato al centro, rispetto che in fascia. Certo, gli allenatori sono stati diversi e le richieste chiaramente non le stesse. Ma alcune caratteristiche restano e sono interessanti da analizzare. Come quella, forse la più importante di tutte, che riguarda i tiri. In entrambe le posizioni, Rashford tenta spesso la conclusione in porta. Un dato che potrebbe permettere di risolvere un problema reale nel Milan, alla ricerca di un giocatore che tenti più la conclusione e quindi trovi la via del gol. Si vedrà, sognare non costa nulla, a differenza dello stipendio dell’attaccante. Che non è più un ostacolo insormontabile: una magia del mercato che nemmeno l’algoritmo poteva prevedere.

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Valentino Della Casa