"Volevo essere un duro": i retroscena del caso Lucca

Europa ed Eurovision. Duri e sognatori. Destino e sogni. Lucio Corsi e Lorenzo Lucca. Quando si intrecciano musica e calcio e quando soprattutto le parole di una canzone si adattano perfettamente a quello che succede su un campo da calcio. “Volevo essere un duro però, da solo, non sono nessuno”: così Lucca, via social, chiede scusa a tutti per quanto visto a Lecce. La scena della palla sotto il braccio, modello oratorio , quel rigore tirato dopo minuti di discussione con tutta la squadra, soprattutto con il rigorista designato dell’Udinese e capitano Thauvin, quell’esultanza solitaria dopo la rete ha fatto più rumore di un pezzo rock dei Maneskin. L’allenatore Runjaic ha anche messo la base musicale più forte con la sostituzione immediata. Social e titoli scatenati contro Lucca, reo di essere stato egoista, di essersi comportato da bambino capriccioso e via dicendo… Lui, nel day after, ha voluto scusarsi proprio citando Lucio Corsi che a Sanremo ha conquistato tutti con una canzone che celebra le difficoltà della vita, le proprie fragilità e sull'importanza di accettarsi per ciò che si è realmente, senza cercare di fuggire dalle proprie paure. Lucca paura non ne ha avuta: la potenza di quel rigore e la perfezione con cui l’ha tirato sono per pochi attaccanti, tenendo conto della pressione che si era creata intorno a lui. Lucca, però, bisogna conoscerlo bene. Come giocatore ha avuto una crescita pazzesca, è attaccante nato con senso della posizione e istinto da bomber, stazza fisica e potenza, ma è anche un ragazzo giovane che si sta mettendo alla prova in Serie A. E’ un ragazzo che si allena tantissimo e che si è messo in gioco con un mental coach per superare le difficoltà che si presentano davanti a tanti sportivi. Il suo gesto non va inteso con cattiveria verso i compagni o mancanza di rispetto. Un attaccante vuole sempre fare gol e nel momento lui aveva inteso che l’indicazione era: “Tira chi se la sente” e se la sentiva eccome vista l’esecuzione. Ha dato la mano all’allenatore quando è uscito e subito il ds Inler è andato a spiegargli in cosa aveva sbagliato. Lucio Corsi dice “volevo essere un robot”, ma nessuno di noi può esserlo, siamo umani e Lorenzo Lucca sia nel momento in cui ha voluto a tutti i costi fare il protagonista, sia nel chiedere scusa. All’Udinese che lo sta facendo crescere, e in questi due anni di insegnamenti fuori campo ce ne sono stati, la questione si è risolta con la foto di gruppo in campo dove c’era anche lui e con le parole del vice capitano Bijol: Lorenzo è uno di noi. Capire di far parte di un collettivo è la cosa più difficile per un attaccante, che di solito vede solo la rete. Si può imparare con l’esperienza e con qualche strigliata. Nessuna “maxi multa” da parte dell’Udinese, la cosa si è risolta in spogliatoio e Lucca dovrà pagar qualche cena ai compagni con la certezza di aver capito che non si vince da soli in un gruppo. Di fatto, però, l’Udinese ha vinto ed ha 37 punti in un campionato che risulta essere il migliore degli ultimi anni. Olly rinuncia all’Eurovision e Lucio Corsi prende il suo posto, la favola del secondo che andrà davanti a tutta Europa a raccontare la storia di chi rimane nell’ombra perché è diverso. Questa diversità, che è un dono, Lucio Corsi la farà arrivare anche fuori dai confini italiani e si può paragonare alla diversità di una società che negli anni è andata avanti con la stessa famiglia senza fare passi più lunghi della gamba, scegliendo in questa stagione un allenatore non da titolo ma concreto e pratico come Runjaic che la faccia da duro ce l’ha e che sta ottenendo risultati ottimi e allora quella parola che non vuole sentire forse si può pronunciare a bassa voce. Perché se chi ha fatto volare Topo Gigio è arrivato all’Eurovision, forse chi ha tirato un rigore contro tutti può segnare e sognare verso le Coppe Europee.

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Marina Presello