Napoli-Milan story, un tabù da sfatare dopo 7 stagioni per continuare a sognare

A Napoli se la ricordano ancora quella serata di fine agosto. Anno 2018, dopo l’esordio vincente a Roma contro la Lazio, da calendario la prima stagionale in casa propone il Milan. Non è un esordio qualunque, soprattutto per il nuovo allenatore scelto da Aurelio De Laurentiis. Carlo Ancelotti dopo 17 anni, dai tempi in cui era allenatore della Juve, si ritrova di fronte da avversario il club della sua vita. Quale migliore occasione, se non il debutto casalingo di fronte al pubblico napoletano che, da quel giorno in Serie A, non ha mai più vissuto l’emozione di andare sotto di due gol, rimontare e poi addirittura vincere. Capitò in quel sabato 25 agosto, nonostante dall’altra parte ci fosse in campo un altro grande ex, Gonzalo Higuain, alla prima presenza con la maglia del Milan, dopo i due anni trascorsi a Torino. Non fu lui, però, a mettere la firma: ci pensò Bonaventura nel primo tempo e poi Calabria a inizio ripresa, quasi a voler ribadire la superiorità, indiscutibile fino a quel momento, dei rossoneri. Poi la mano dell’allenatore fece la differenza. Ancelotti che torna al vecchio amore, il 4-4-2, inserendo al momento giusto Mertens accanto a Milik e poi Diawara, ma soprattutto la sveglia che arriva da lontano. Zielinski fa doppietta, battendo Donnarumma due volte da fuori area, il primo col sinistro, il secondo col destro. Il 3-2 finale fu uno dei 148 gol ufficiali messi a segno in nove anni dal miglior realizzatore di tutta la storia del Napoli: Dries Mertens. È da quella sera che il Napoli non batte in casa il Milan. Da quasi sette anni non ci riesce, e in nessuna competizione. E pensare che nelle precedenti sette sfide, disputate nell’allora stadio San Paolo, i padroni di casa ne avevano vinte cinque e pareggiate due. Insomma, battere il Milan a Fuorigrotta sembrava essere diventata una prassi. Nessuno avrebbe creduto a un digiuno così lungo, nelle sfide contro i rossoneri, dopo quella rimonta. Se qualcuno poi, al termine di quella partita, avesse scritto o detto da qualche parte che soltanto sedici mesi dopo l’allenatore di quel Milan, Gattuso, avrebbe preso il posto dell’allenatore di quel Napoli, Carlo Ancelotti, forse lo avrebbero vestito da pulcinella. Quella sera, davanti alla Tv, forse c’era anche Antonio Conte. Dopo i due anni a Londra con il Chelsea, chiusi con la vittoria in Fa Cup in finale contro il Manchester United, l’allenatore salentino aveva deciso di prendersi un anno sabbatico. Una stagione da semplice spettatore, per poi accordarsi con l’Inter. Dovrà provarci il suo Napoli, stavolta, a battere il Milan in quello che nel frattempo è diventato stadio Diego Armando Maradona. Con 'El Diez' in campo le sfide più belle a fine anni ’80 contro il Milan di Sacchi: ci si giocava lo scudetto all’epoca. Obiettivo che oggi non riguarda certo la squadra di Sergio Conceicao, già battuta all’andata a San Siro ma con Paulo Fonseca in panchina. Per ritrovare un Milan battuto in casa e fuori dal Napoli nella stessa stagione bisogna tornare indietro al campionato 2016/17. I quattordici punti di differenza in classifica parlano chiaro. In più, i rossoneri avranno anche il pensiero alla semifinale d’andata di Coppa Italia contro l’Inter. Il Napoli, invece, dopo il passo falso a Venezia vorrà cercare di riavvicinare la vetta, sperando anche in un mezzo regalo dell’Udinese. A patto che, però, dopo sette anni torni a battere in casa il Milan. Una sfida diventata tabù, perfino nella stagione più sublime, quella dello scudetto stravinto con Spalletti in panchina. Anche quel Napoli soffrì maledettamente, subendo dal Milan l’eliminazione nei quarti di Champions League e soprattutto un clamoroso 0-4 in casa il 2 aprile del 2023. Una settimana prima Antonio Conte aveva concluso il suo rapporto con il Tottenham, anche di quel Napoli-Milan fu solo spettatore e dal divano. Stavolta da attore protagonista proverà a cambiare la storia degli ultimi sette anni.

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