Cosa significa per il Torino il rinnovo di Zapata: un capitano per tornare in Europa

Ripartire dal capitano. Il rinnovo del contratto di Duvan Zapata fino al 2027 è il primo punto fermo del Torino per la prossima stagione. Un’investitura morale, prima ancora che tecnica. La notte del 5 ottobre a San Siro contro l’Inter, su un generoso allungo al minuto 79 per inseguire una palla che la maggior parte degli attaccanti avrebbe lasciato scivolare via e dopo una partita di totale sacrificio con la squadra in 10 per l’espulsione di Maripan, il ginocchio sinistro di Duvan ha fatto crack. Un infortunio tremendo: lesione del legamento crociato anteriore, del menisco mediale e del menisco laterale. A 34 anni è un colpo basso che può mandare al tappeto un toro, appunto. Ma Zapata ha anche una forza interiore immensa, non solo una prestanza fisica impressionante. A caldo negli spogliatoi il primo responso dei medici, che sarebbe stato confermato dagli esami strumentali. Nel post partita su Sky avevamo raccontato la notizia: “Aspettiamo i controlli, ma possiamo dirvi che purtroppo la prima diagnosi a caldo è quella della rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro”. Poi avevamo incrociato Zapata nel parcheggio di San Siro appoggiato alle stampelle e circondato dalla sua famiglia. A chi gli si avvicinava per chiedergli come si sentisse rispondeva con la solita disponibilità e quel sorriso che gli viene così naturale. “Forza Duvan!”, non c’erano tante altre parole da dire. Lui guardava già al futuro, al post operazione, a un percorso lungo, faticoso, da fare con il supporto di chi gli vuole bene e che sarebbe iniziato a Bergamo per poi proseguire a Torino, fino al Filadelfia, dove le scorse settimane ha iniziato a lavorare con i fisioterapisti alternando palestra e lavoro sul campo. Il ritorno in squadra dipenderà da come reagisce l’articolazione. L’obiettivo è essere a disposizione a settembre. Posto che sarà un processo graduale per tornare in condizione, riprendere il ritmo partita e l’intensità agonistica. Servirà tanta pazienza. Ma Zapata è il totem del Torino. Anche averlo a bordocampo è uno stimolo per tutti i compagni. Zapata è diventato un simbolo per una tifoseria che ha bisogno - quasi la necessità spirituale e fisica - di avere punti di riferimento a cui aggrapparsi in un momento storico nel quale brama un salto di qualità nelle ambizioni sul campo, ma soprattutto invoca un rafforzamento dell’identità granata. Il rinnovo di Zapata può essere un segnale confortante in questo senso, a patto che venga seguito da altre scelte simili e ispirate a un cambio di passo a tutti i livelli. Quelle che chiede anche Vanoli: “Se non ci sono i soldi, dobbiamo arrivarci con le idee”, ha detto l’allenatore, che nell’indicare la strada per crescere ha sempre detto le cose che pensa, ma sempre usando toni rispettosi all’interno di una critica positiva fatta per unire e non per dividere. Crescere intorno al totem Zapata, il capitano. Sarà lui che il 4 maggio leggerà i nomi dei 31 caduti della tragedia area di Superga davanti alla lapide. Duvan è entrato subito nel cuore dei tifosi ed è il giocatore ideale per interpretarne i sentimenti nel giorno che segna la storia del club. Un capitano che stavolta resterà a Torino. Lo scorso anno fu Buongiorno a leggere i nomi prima dell’addio estivo, ceduto al Napoli per 40 milioni di euro. UN CAMBIO DI PASSO. VANOLI: “CRESCIAMO INSIEME” Senza Zapata la stagione del Torino è stata stravolta. Ma senza Vanoli il Torino poteva esserne travolto, rischiando addirittura la serie B. Quella notte a San Siro il Torino ha perso il suo faro, l’uomo a cui aggrapparsi per scalare la classifica e sognare. L’infortunio di Zapata ha cambiato tutto. Dopo c’è stato un lungo periodo di buio: difficoltà e sconfitte in serie. Ma è qui che Vanoli è stato decisivo, raddrizzando il timone di un barca che stava affondando. Ha parlato chiaro ai giocatori, uno ad uno. Ha rinfocolato l’orgoglio dei singoli e adottato contromisure tecniche che hanno tamponato l’emergenza rilanciando giocatori come Karamoh e dando fiducia al giovane Njie. Poi ha trovato una soluzione all’assenza di Zapata cambiando il sistema di gioco passando al 4-2-3-1. Così ha sistemato la difesa valorizzando Maripan nel suo ruolo da centrale e ha liberato la qualità tecnica di Vlasic sulla trequarti. A gennaio la società ha fatto il suo, prendendo Biraghi, Casadei ed Elmas. Pur non riuscendo ad arrivare al centravanti chiesto dall’allenatore sono arrivati comunque tre titolari di livello. Così il Torino ha ripreso a correre grazie a un ottimo girone di ritorno nel quale Vanoli ha valorizzato Gineitis, un altro giocatore che sarà protagonista la prossima stagione. Le ultime giornate dovranno servire per porre le basi per i futuro. Vanoli è l’architetto del nuovo Torino. Ha le idee chiare, sa cosa serve ma conosce anche le possibilità del club. “Servono idee” appunto, dove non si può arrivare con i milioni. QUATTRO COLPI DI LIVELLO PER ALZARE L’ASTICELLA La piazza ribolle di tifo e passione. Nonostante una posizione anonima in classifica lo stadio Olimpico Grande Torino non è mai stato così pieno negli ultimi anni con una presenza in media intorno alle 20 mila persone. Basta una scintilla per infiammare questa tifoseria già calda e che non vede l’ora di trascinare la squadra in Europa. Per adesso la accompagna in tutta Italia, riempiendo il settore ospiti di ogni stadio. Questo è un patrimonio che Vanoli ha subito capito quanto possa valere in termini di spinta, entusiasmo e punti. Lo staff tecnico ha la convinzione che a questa squadra servano 4 innesti per fare il salto di qualità tanto sospirato. A cominciare dall’attaccante. Perché sì, Zapata tornerà ma non potrà essere subito protagonista e dovrà essere gestito. Il suo rientro sarà graduale e andrà salvaguardato il suo fisico con allenamenti mirati e risparmiandogli alcune partite. Così il Torino dovrà andare su un attaccante con caratteristiche simili, un colpo alla Adams magari. Lo scozzese è un altro punto fermo per la prossima stagione. Poi serviranno un centrocampista, considerata la molto probabile partenza di Ricci, un esterno e un centrale. Un poker di acquisti di qualità. In questo modo la cessione di Ricci potrebbe essere funzionale agli investimenti per rinforzare la squadra. Nel prossimo mercato estivo il club si gioca molto: al secondo anno di Vanoli è necessario alzare l’asticella altrimenti il rischio è disperdere l’entusiasmo che i tifosi continuano a dimostrare nei confronti della maglia. Trattare la conferma di Elmas ad esempio sarà un test significativo. Il Lipsia chiede 17 milioni per il riscatto. Troppi per il Torino che dovrà cercare una soluzione. E se non riuscirà a prendere Elmas, allora dovrà trovare quella qualità altrove, magari in parte grazie ai milioni che può garantire la cessione di Ricci e degli altri giocatori giunti a fine corsa al Torino per motivi diversi: da Ilic a Linetty, fino a Tameze e Sanabria. CHIMERA EUROPA Le ambizioni di Vanoli e della piazza dovranno essere quelle del club. Il 2 settembre Cairo taglierà il traguardo dei 20 anni di presidenza. Il presidente è saldamente alla guida della società e non ha alcuna intenzione di mettere in vendita il club. Peraltro, non c’è nessun potenziale acquirente che si è fatto avanti per il Torino: né fondi, né multinazionali. Tornare in Europa sei anni dopo l’ultima esperienza senza investimenti mirati resta un obiettivo fuori portata considerata la concorrenza. L’Atalanta è ormai una big del nostro calcio. La Fiorentina è una presenza costante in zona coppe ed è specialista in Conference. Il Bologna sta facendo progressi straordinari. Vanoli ha indicato anche il Como come esempio di società che sta lavorando per una crescita ambiziosa. Dopo l’acquisto dei terreni nel 2016, tra poche settimane il Torino avrà a disposizione il tanto atteso 'Centro sportivo Robaldo', la nuova casa delle giovanili con 4 campi, club house, centro medico, palestra. Un passo avanti nella giusta direzione. Ma la strada è ancora lunga.

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