La stagione di Zvone

Il Teatro Dal Verme di Milano si è trasformato in un set d’eccezione, dove si sono alternati numerosi ospiti provenienti da ambiti diversi: dalle istituzioni alla cultura, dal cinema e lo spettacolo allo sport, fino alla scienza e alla tecnologia. A chiudere la giornata del Live In di Sky TG24, l’incontro dal titolo ‘Un anno di calcio’ con l’intervista del direttore di Sky Sport Federico Ferri a Zvonimir Boban. Proprio un anno fa Zvone tornava a Sky Sport nel ruolo di commentatore. Ecco una rassegna della maggior parte delle cose che sono accadute da allora a oggi… Partiamo dall’attualità, quanto è accaduto nella finale di Champions e la chiusura del ciclo di Simone Inzaghi all’Inter. Sei tra quelli che dicono che avrebbe potuto vincere di più, riferendosi agli scudetti oppure pesa di più il fatto di avere dato la dimensione di nuovo di grande squadra europea all'Inter con le due finali raggiunte? “Tutto sommato è un percorso importante e di successo. Credo che uno scudetto sia stato buttato via per alcune leggerezze commesse nell'approccio a certe partite. Lì la critica è giusta, ma sempre nel rispetto di quanto fatto quest’anno. Io sono nato tifoso della Dinamo Zagabria e diventato milanista e come tale per come è andata la finale di Champions non posso certamente piangere… Umanamente però sono vicino a tutti gli interisti, allenatore e giocatori compresi. E’ una sconfitta troppo pesante per la stagione che hanno fatto. Quella partita è stata drammatica, un ko troppo pesante anche per il calcio italiano. Da calciatore sento molto dispiacere per i ragazzi”. Però proprio quella sera un tuo amico e compagno di squadra Billy Costacurta a Sky ha detto “dopo Istanbul l'Inter si è rialzata consapevole della propria forza”. Riprendersi da una sconfitta del genere sarà più dura. L'Inter si ricostruisce perché non ci sarà più Inzaghi. Si parla di Fabregas, si parla di questo tipo di allenatori. Secondo te cosa ci vuole per ripartire dopo il ciclo di Simone Inzaghi? “L'Inter comunque è una squadra strutturata, forte. Ci vogliono un po' di giocatori freschi. A me questo sistema di gioco ed è un buonissimo direttore sportivo. Uno che capisce di calcio, che ha fatto tanti buoni risultati con la Lazio, uno che pensa ogni dettaglio, che lavora h24 e che starà vicino alla squadra, che capirà i momenti quando intervenire con l'allenatore e quando farlo coi giocatori. Quella figura serve. U businessman che non ha fatto calcio pensa ‘ho lo scouting, mi scelgo i giocatori, mi scelgo l'allenatore, cosa mi serve un direttore sportivo se io già ho un buon scouting che mi sceglie i giocatori?’ Ed è stato un errore gravissimo per me. Già averlo capito è la via giusta. Spero che Allegri possa riportare il Milan lì dove il Milan deve stare. Tornare a lottare non per vincere le coppe Italia o le Supercoppe, ma i campionati e la Champions League. Ovvio non si può cambiare in pochi mesi, però credo che l'anno prossimo si possa costruire tanto. Adesso vediamo come sarà il mercato, come Milan farà la squadra, chi andrà via, chi verrà per poterlo giudicare meglio”. Manca tanto in termini di giocatori per rifare un Milan competitivo secondo te? “Se vendi Reinders, non è che costruisci. Di nuovo siamo all'azienda che viene prima del club. Certamente non è la via per costruire il miglior Milan possibile. Gimenez ha fatto fatica per mille ragioni ma è stato un acquisto corretto, non un top ma un buon acquisto: non è un fenomeno, ma è un giocatore che alla fine farà i suoi gol se la squadra gioca bene perché li ha sempre fatti. Fofana è un ottimo giocatore, hai velocità come nessun'altra squadra in Italia tra Leao, Pulisic e Reinders. Il Milan ha delle potenzialità enormi, ma bisogna sistemare un po' la difesa perché è lì il grosso problema” C'è un giocatore che è cresciuto tifando Milan anche per te perché eri un suo idolo. Parlo di Modric, ex Pallone d'Oro, adesso ha 39 anni. Potrebbe venire al Milan, ti chiedo se è ancora un giocatore competitivo per il nostro campionato e cosa pensi di questo possibile acquisto? “Luka Modric un giorno è a Miami, un giorno è in Arabia Saudita, il terzo giorno è alla Dinamo, il quarto al Catania, il quinto al Milan . Oramai finché lui non decide non bisogna neanche commentare. Dopo tanti anni di Real Madrid è certo che ha bisogno di tempo per la decisione, una volta quando la prenderà la commenterà perché non ha nessun senso. Ovvio che lui è integro e può dare ancora a qualsiasi squadra dove andrà grande calcio”. Come giudichi il percorso del Napoli di Conte il futuro di questo Napoli? “Io lo trovo un capolavoro questo scudetto, un capolavoro di Antonio Conte. Ovviamente anche della società, ma soprattutto di Conte perché la squadra non è forte come quella di Spalletti e per la verità non ha nemmeno giocato bene come quella di Spalletti. Però ha dato sempre tutto, ha fatto quello che doveva fare, faticando è riuscita a vincere tante partite e questo è grazie assolutamente a quella forza mentale che lui ha inculcato nella squadra dall’inizio. Poi Conte ha capito subito che quel gioco che aveva fatto negli ultimi anni non si poteva replicare con questa squadra e, dopo la batosta di Verona, ha cambiato subito. Ha messo tutti al loro posto, ha creato una grandissima atmosfera, ha pescato un McTominay straordinario, tutti i ragazzi si sono sacrificati. Lukaku non è lo stesso che conoscevamo, ma comunque ha dato qualcosa. Sono contento che Conte continui con Napoli perché è una bella storia, anche per il calcio italiano” Parliamo di un'altra necessità di ricostruzione, quella della Juventus dopo una stagione negativa, anche se si è qualificata per la prossima Champions. Faccio un passo indietro. Che cosa non ha funzionato nel progetto Tiago Motta-Giuntoli e dove hai visto le maggiori crepe nella stagione della Juventus? “Non so, io credo che ci sia stata una sopravvalutazione della rosa della squadra e che non sia stato fatto un mercato eccezionale, che certi giocatori siano stati proclamati come dei fenomeni, mentre noi abbiamo detto subito che erano semplicemente dei buoni giocatori. Prendi Koopminers: lui è il simbolo di questo discorso sull’errata valutazione dei giocatori. E’ un ottimo calciatore, ma non è un fuoriclasse che fa la differenza. Thiago Motta credo sia stato troppo sistematico, quasi scordandosi di essere stato un giocatore di una intelligenza quasi superiore. E’ diventato quasi scientifico, poco sangue, poca verità, poco cuore, poca comunicazione, quella vera che nel calcio deve esserci sempre, quella giusta che motiva l'ambiente, che avvicina l'ambiente ai tifosi, che avvicina il giocatore all'allenatore, che avvicina la società. Mi aspettavo molto più, pensavo creasse una grandissima Juventus, perché credo sinceramente in questo allenatore, nei suoi concetti. Quello che ha fatto a Bologna è straordinario. Certamente gli servirà per maturare e fare bene con le altre squadre”. Adesso la Juventus si è affidata a un nuovo direttore generale, si chiama Damien Comolli e arriva con una storia di uomo di calcio che ha applicato lo studio dei dati, delle statistiche allo scouting calcistico. Tu sei più per il dato o il fiuto? “Si fanno tante storie intorno a questi dati, ovvio che ti devi basare sui dati. Poi però i giocatori li vedi vedere… Allora giusto per darvi un'idea: se un terzino crossa 15 volte a partita, che sistema gioca? Gioca 3-5-2. Vuol dire che gioca contro due giocatori e mi crossa 15 volte. Beh, allora lo vado a vedere... E se invece crossa tanto perché gioca accanto a un fenomeno come Yamal che salta due uomini e gli agevola il cross. Può venir fuori un dato falsato. Alla fine i giocatori per giudicarli li devi vedere…” Una battuta sul tuo connazionale Igor Tudor… "Ma guarda, già il fatto che non sia stato ‘straconfermato’ rinnega la stabilità. E questo ovviamente non mi fa piacere perché a Igor voglio bene, lo conosco da tanti anni. Ha tanto carattere, ha il suo credo calcistico e alla Juve ha fatto discretamente bene. La società stava per virare su un altro allenatore - e non è che sia una storia bellissima – ma lui se ne fregherà se andrà avanti. E’ un duro, molto forte, molto convinto delle sue potenzialità. Gli auguro tutto il bene". Il Bologna è stato un una storia straordinaria in questi due anni, uno con Thiago Motta e uno con l'Italiano. Con una grande società dietro può continuare a essere una sorpresa. Anzi, non più una sorpresa, ma una conferma…. “Io ci ho giocato contro Italiano. Quando ho visto che ha fatto il corso di allenatore mi sono detto ‘Non può non essere un ottimo allenatore, per come è stato in campo’. Perché alla fine se noi guardiamo i migliori allenatori al mondo, 8 dei primi 10 sono stati centrocampisti centrali. Sono contentissimo che Italiano rimanga al Bologna perché è una bella storia. Pesantissima eredità e grande risultato”. Gasperini lascia una grande Atalanta stabilmente in Champions e va alla Roma. Cosa ne pensi? “È un progetto molto complicato, una piazza molto complicata, quasi all’opposto di quella che lascia. Un grandissimo rischio, ma sarà anche molto divertente capire se riuscirà anche a Roma a dare un'impronta straordinaria alla propria squadra, a portarla su un diverso livello fisico e mentale, di una sofferenza pura e propria. Deve avere dietro di sé una società forte e convinta che il percorso è quello”. Chiudiamo dedicando l'ultimo minuto con Zvone Boban a Carlo V che dopo aver conquistato l'Europa prova a conquistare il mondo con il Brasile. È una impresa davvero affascinante. Chiedo un tuo in bocca al lupo a Carlo Ancelotti e anche cosa ne pensi? “Prima un abbraccio, la mia prima partita del Milan è stata fatta in coppia con Carlo Ancelotti, un trofeo contro l'Atletico Madrid. Io non capivo nulla, lui mi guidava per la mano perché svolazzavo di qua e di là, mi diceva "Dove cazzo vai!?"... Gli auguro veramente tutto il bene, gli voglio tanto bene, siamo amici. Carlo ha dimostrato di essere un grandissimo allenatore, una bellissima persona e si merita tutto quello che ha ottenuto".

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