L'adrenalina di tornare in campo

La prima di campionato, per me, ha sempre avuto un fascino particolare. Lo so, questa frase è abbastanza scontata. Però è così, l’emotività non la controlli: il Giorno 1 è sempre il Giorno 1, e da calciatori viene vissuta in maniera molto intima ma con grandi differenze. Perché un conto è essere la giovane promessa che si ritrova in un gruppo adulto, un altro è essere il giocatore strutturato, su cui le aspettative sono molte, un altro ancora è ripartire con una squadra che già conosci e in una situazione che già conosci. Io, per esempio, ricordo molto bene l’agitazione di quando giocavo per la prima volta con una maglia nuova o quando ricominciavo nella stessa squadra. Era tutto diverso. E sono sicuro che sarà così anche per i protagonisti di questa stagione. Giovani gioie Estate 2005. Avevo vent’anni. Mi chiama il mio agente per dirmi: “Vai alla Fiorentina”. Era agosto, è stata una bella emozione. Sapevo che mi voleva Prandelli, me l’aveva detto. Ma un conto è un interessamento, un altro la firma. Arrivo in un gruppo già strutturato, pieno di giocatori forti ed esperti. Il mister mi parla molto chiaramente: “Ti ho voluto io, sono felice che tu sia qui. Ma non sarai titolare, dovrai partire con calma: resta dopo l’allenamento, confrontiamoci, cerchiamo di crescere insieme”. Un giocatore in quel caso incassa: vuole essere sempre in campo, ma lo accetta. E quindi lavora su sé stesso. L’attesa per la prima partita allora si trasforma: sei quasi uno spettatore attivo, pensi a come migliorare, a come affermarti. Credo che un giocatore come Marianucci a Napoli possa vivere una sensazione simile: è finito nella squadra dei campioni d’Italia e sa benissimo quanto dovrà faticare per emergere. Ma se seguirà bene il suo percorso, si farà notare eccome. Grandi aspettative Poi nel 2012 è arrivato il Milan. E mi sono trasferito in un momento molto complicato per il club. Del mio rapporto con Allegri, ho già scritto su Sky Sport Insider e posso confermare che quell’estate fu davvero difficile: i giocatori storici, come Nesta, Inzaghi, Zambrotta, Seedorf, avevano deciso di salutare, e senza preavviso erano stati ceduti anche Ibrahimovic e Thiago Silva al Psg. Ci siamo ritrovati con aspettative molto più alte sulle nostre spalle, la pressione è diventata enorme. È stato bravissimo l’allenatore a gestire la situazione, che probabilmente nemmeno lui si aspettava. Una pressione così fa la differenza, non c’è nulla da dire. E immagino che aspettative come questa possano arrivare soprattutto verso quei giocatori che sono stati pagati tanto, indipendentemente dall’età o le prospettive di impiego. Bonny, per esempio, è stato un grande acquisto dell’Inter: partirà alle spalle di Thuram e Lautaro, ma da lui ci si aspetta molto. Oppure Ricci, che arriva nel Milan e deve dimostrare: non sarà facile, vista la concorrenza che si ritrova . A proposito di costi alti. Penso anche a Koopmeiners. Prima scrivevo di quanto fosse diverso ripartire con la stessa squadra, rispetto al Giorno 1 da nuovo giocatore. Da Teun, quest’anno, mi aspetto tutta un’altra stagione: conosce l’ambiente, l’allenatore e i compagni. L’anno scorso è arrivato con l’aspettativa del giocatore che avrebbe cambiato ogni partita con una sua giocata . Come spesso capita, il costo del cartellino ha cambiato completamente la concezione dell’acquisto. Quest’anno potrà essere più sereno. E quindi più efficace. Amarcord Chiudo con una piccola considerazione. Forse un po’ nostalgica, ma ancora mi emoziona ripensarci. Quando giocavo io, i calendari venivano compilati più a ridosso dell’inizio del campionato. Mi ricordo l’attesa per il sorteggio e gli abbinamenti. “Quando giochiamo il derby?”, ci chiedevamo per esempio al Milan. Adesso forse è un po’ diverso: il calendario si scopre prima, c’è più tempo per metabolizzare. Ma un primo giorno è un primo giorno. Come a scuola ocome per un esame importante. L’attesa è anche tutta nostra. E ce la vogliamo godere.

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L'adrenalina di tornare in campo

Riccardo Montolivo