L’Inter fa e disfa tutto da sola

La partita che non ti aspetti di vedere. E non solo per la Refcam, che fa il suo esordio assoluto e regala punti di vista nuovi, immagini inedite e materiale 'da meme garantito'. E nemmeno tanto per la quantità di gol, dato il recente 4-4 della scorsa stagione a San Siro. Ma a impressionare è soprattutto la vulnerabilità di due squadre da sempre sinonimo di concretezza e solidità. Difese abituate a sembrare inaccessibili fortini, penetrate come la famosa pubblicità del grissino nel tonno. Ok, consideriamo anche che siamo alla terza di campionato e che tutto ancora deve succedere ma… il primo derby d’Italia da allenatori di Chivu e Tudor sa tanto di un esame forse arrivato troppo presto. Quell’esame di maturità che per tanti rappresenta un passaggio chiave della vita, un’esperienza da portarsi dietro attraverso gli anni, e di cui fare tesoro, nel bene e nel male. L’ha spuntata Tudor, anche se la sua Juve ha giocato quasi tutta la gara dietro la linea del pallone, in costante attesa, pronta a ribaltare e a sfruttare la confusione mentale di questa Inter, che fa e disfa tutto da sola, intrappolata tra quello che vorrebbe diventare, e quello che – dopo la finale di Monaco – è rimasta. “Cancellare qualche strascico del passato” ammette Chivu nel post partita. Ma poi in conferenza stampa chiarisce: "Non mi riferisco alla sconfitta in finale, sono passati cinque mesi, basta! I ragazzi hanno dimenticato quella partita: me lo mostrano tutti i giorni in allenamento lavorando con impegno. Mi riferisco a certe abitudini, bisogna capire meglio determinati momenti della partita e imparare che invece di fare le cose belle bisogna fare le cose concrete". Non gli è piaciuto come è arrivato il 3-3 della Juve, arrivato dopo una mancata spazzata di Dimarco e causato da un fallo superficiale di Bastoni su Openda. E poi infatti aggiunge: "Dobbiamo trovare un po' di pragmatismo. La Juve non si è vergognata a spazzare la palla in tribuna, noi non dobbiamo vergognarci di quello che c'è da fare in campo". Insomma, serve un'Inter meno bella e più concreta. E il più concreto tra i nerazzurri in campo è stato Calhanoglu, il protagonista del 'dissing' estivo. Il turco si è caricato sulle spalle il tentativo di rimonta dell’Inter, compiutosi sulla zucca di Marcus Thuram, che segna il 2-3 e non esulta, facendo infuriare i tifosi nerazzurri. Sono loro che notano l’afflizione con cui il Tikus, dopo il gol, ciondola verso il centrocampo, accennando appena la classica esultanza, quasi a non voler mancare di rispetto al fratello bianconero. Peccato che Kephren pochi minuti dopo esulti eccome, schiacciando di testa la rete del pareggio. Poco dopo i due vengano 'beccati' dalla regia a ridersela insieme, in mezzo al campo, e con l’aggravante che in quell’istante Adzic avesse appena segnato il gol del 4-3. I social non perdonano, specialmente quando si perde, e le 'mosse' di Marcus Thuram non sono andate giù ai tifosi interisti. La Juve di Tudor invece è una sorpresa. Leggera, umile e lavoratrice. Attende e accetta di non dominare il gioco , limita persino la sua indole genetica propositiva, ma sfrutta ogni singola occasione, anche oltre il ragionevole cinismo. Tudor ammette di godersi la vittoria ma di non essere soddisfatto dell’atteggiamento e del gioco, ma la sua Juve tira fuori qualcosa che dall’altro lato del campo a tratti sembra sparire a intermittenza. La voglia di tirare a sé la sfida, anche quando le cose sembrano mettersi male. E allora capita che la voglia in più ce l’abbia proprio quel ragazzino dal nome impronunciabile ma dal cognome ormai scolpito nella memoria collettiva bianconera: Vasilije Adžic, gettato in mischia con una mossa ardita e profetica a 20 minuti dalla fine da Igor Tudor. È il classe 2006 a decidere la gara, al minuto 90.45, sistemandosi velocemente il pallone e calciando di destro da oltre 30 metri la sua prima rete in bianconero. Quella che non dimenticherà mai. Pesantissima e spensierata allo stesso tempo. Non poteva che finire così.

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Eleonora Serra