I segnali che la Lazio non deve sottovalutare

Di luci a San Siro per la Lazio se ne sono viste poche. Eppure Sarri, da quel poco che è rimasto acceso, proverà a ripartire. Più di facciata che per reale convinzione ha sottolineato la mentalità della squadra, che non è crollata nonostante la partita si fosse messa subito in salita. O rimarcando che la sua squadra ha comunque creato pericoli all’Inter. Vero, ma lo ha fatto quando era già sotto di due gol. Di sicuro la sua Lazio è una squadra viva ma ha fatto troppo poco per ridurre un gap tecnico evidente con i nerazzurri. Una volta ceduto il muro per il grossolano errore di Isaksen, ricostruire per i biancocelesti è stato quasi impossibile. Perché le categorie esistono e Inter e Lazio non appartengono alla stessa. Allargando il panorama però può essere soddisfatto di come la sua Lazio sia cresciuta da sosta a sosta. Nell’ultimo mese, dalla trasferta di Bergamo a quella di Milano, ha raccolto 2 vittorie, 2 pareggi e 1 ko. Squadra più matura e di sicuro più solida sia mentalmente che tatticamente. Progressi evidenti che magari non sono un’assicurazione per tornare subito in Europa, ma rivelano che la Lazio può almeno provarci. A patto di tornare a riveder la porta. Qui la crescita deve essere considerevole. Tanto brava a subire poco, quanto in palese difficoltà quando c’è da accendere gli attaccanti. La Lazio è la squadra che in serie A non ha trovato il gol per più partite in questa prima parte di campionato: 6 turni su 11 all’asciutto. Senza Castellanos, infortunato, Sarri non ha a disposizione un vero attaccante da area di rigore. Tanti falsi nove, nessun vero centravanti. Prima del blocco era proprio uno dei tre ruoli dove sarebbe voluto intervenire sul mercato, sogna adesso un rinforzo a gennaio ma il sogno probabilmente rimarrà tale. I quattro centravanti schierati in queste prime 11 giornate hanno prodotto appena 3 gol: Castellanos ne ha realizzati 2, Dia 1 , mentre Noslin e Pedro, seppur adattati nel ruolo e con poco minutaggio, sono fermi a 0. E proprio Dia tra un mese partirà per la Coppa d’Africa con il Senegal. Una questione aperta che genera una certa fibrillazione nei rapporti tra allenatore e società. Perché del mercato che verrà non v’è certezza e questo inqueta Sarri, che continua a mandare messaggi piuttosto sibillini. “Io quest'anno fino a giugno accetterò tutto, ho fatto una promessa ai miei giocatori e al popolo laziale e la porto fino in fondo. Penso che la società nei prossimi giorni mi dirà qualcosa”. Un patto con la squadra, un avvertimento al club o un segnale di rassegnazione? Lo dirà il tempo. Di sicuro la dialettica tra allenatore e società da sempre, e non da quest’anno, viaggia su toni accesi. Nulla che possa portare al momento a particolari conseguenze ma la tensione nel costante confronto a distanza si percepisce chiaramente. Anche sul tema arbitrale. La società attraverso un comunicato ha provato a ridimensionare le parole di Sarri che nella conferenza post Inter si era soffermato sulla necessità “di noleggiare arbitri stranieri perché la situazione è abbastanza pesante e io non vedo più arbitri all’altezza”. Da parte del club toni il più possibile concilianti ma una presa di distanza netta dalle parole dell’allenatore. Nessuna spaccatura tra Sarri e Lotito ma guai a sottovalutare i segnali.

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Matteo Petrucci