Palladino e l'Atalanta si aggrappano a un ritrovato Scamacca

Lavoro, lavoro, lavoro. Non avendo la bacchetta magica, Palladino non ha alternative per risollevare l’Atalanta, che nel primo tempo di Napoli sembrava ancora la squadra ereditata da Juric: balbettante, spaesata, senza idee. La 'Dea' ha pagato, ancora una volta, l’approccio sbagliato al match e il furore del Napoli, che in un tempo ha scavato un solco impossibile da colmare. E ha confermato che ci vorrà tempo per ritrovare le antiche certezze. La terza sconfitta di fila - dopo Udinese e Sassuolo - pesa sul morale e soprattutto sulla classifica, ma per giocare con l’intensità che pretende Palladino bisognerà perfezionare la condizione atletica di tutto il gruppo, troppo distante dagli standard abituali. Non che prima non si lavorasse, ma privilegiare forza e resistenza all’intensità che aveva sempre caratterizzato il metodo Gasp, non si è rivelata una scelta felice. E quindi? Lavoro, lavoro, lavoro. Non potendo rifare la preparazione, bisognerà adattarsi tra una partita e l’altra correggendo quello che non va. A partire dalla trasferta di Francoforte, dove Palladino esordirà sul palcoscenico della Champions League. E dove si ripartirà dal secondo tempo di Napoli. La nota più lieta della serata ha un nome e un cognome: Gianluca Scamacca. Il suo ritorno al gol dopo due mesi difficili è una luce nel buio. Non segnava dalla prima di campionato , e la rete del Maradona è il sigillo su una prova di qualità che può segnare la svolta, oltre che personale, della stagione nerazzurra. Facile parlare dopo, ma se l’Atalanta si fosse presentata a Napoli subito col centravanti, forse il debutto di Palladino avrebbe preso un’altra piega. Di sicuro con Gianluca in campo la 'Dea' è un’altra cosa. Se sta bene fisicamente e, di conseguenza, mentalmente, partire con lui davanti farà tutta la differenza del mondo. Ma Scamacca non è l’unico uomo che può cambiare volto all’Atalanta. In difesa è imminente il ritorno a tempo pieno di Kolasinac dopo il grave infortunio di aprile. Per fisicità ed esperienza, sarà un altro recupero chiave per il nuovo allenatore, che proprio in questo momento ha bisogno di affidarsi ai soldati di maggior carisma per alzare il livello di tutti gli altri e uscire dalla crisi. Per il bosniaco, che teoricamente potrebbe incrociare l’Italia sulla strada che porta al mondiale, vale il discorso di Scamacca: se sta bene ed è in condizione, sarà prezioso per dare compattezza a un reparto che in questo primo tratto di stagione ha incassato gol con troppa facilità. A centrocampo, inoltre, sarà fondamentale ritrovare il miglior Ederson, che in parte sta pagando l’operazione al ginocchio di fine agosto, ma che non è più tornato quel giocatore dominante che abbiamo ammirato nelle sue prime tre stagioni a Bergamo. Se anche il brasiliano alzerà la cilindrata tornando ad allenarsi con l’intensità di una volta, salirà il livello di tutto il reparto e di chi gli giocherà a fianco. Lavoro, lavoro, lavoro. Prima si scrollerà di dosso i fantasmi del recente passato e prima l’Atalanta si sbloccherà mentalmente. Ripartendo dalle buone sensazioni che ha lasciato in dote il secondo tempo di Napoli. Giocando già mercoledì 26 a Francoforte con l’intensità più volte evocata da Palladino, i nerazzurri potrebbero mettere un’ipoteca pesante sul passaggio ai playoff di coppa. In attesa di sbloccarsi in campionato e guadagnare una classifica degna di questo organico, sarebbe fondamentale tornare a vincere in Europa per ritrovare fiducia, coraggio e autostima, da sempre carburante dell’Atalanta di Gasperini. E molto presto, come sperano club e ambiente, anche di quella appena nata di Palladino.

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Massimiliano Nebuloni