L’Inter ha capito come trasformare le fragilità in punti di forza

Sembra quasi ‘Karate Kid’. Avete presente il maestro Myagi, che deve trovare le giuste soluzioni per non andare in affanno? Metti la cera, togli la cera… Ci vuole quella saggezza lì, ma anche quell’umiltà lì, per capire quali panni indossare in base alle situazioni che si presentano di fronte. E quante volte abbiamo detto che l’Inter era bella da vedere, ma non sempre concreta come avrebbe dovuto essere? La svolta forse è arrivata all’84’ di Genoa-Inter, quando Chivu, avanti 2-1 su De Rossi, decide di togliere Lautaro per inserire Diouf e passare al prudentissimo 5-4-1. Umiltà: anche se il Genoa sulla carta è inferiore, in quel momento stava spingendo ed era giusto cautelarsi. Scaltrezza: troppe volte l’Inter ha subìto gol nei 15 minuti finali. Ed era giusto cautelarsi. Se guardiamo anche soltanto un dato numerico, emerge come i nerazzurri abbiano preso gol nell’ultimo quarto d’ora 4 volte su 14. Poco più del 30% delle reti. È tantissimo, soprattutto se, come è naturale che sia, l’Inter ambisce a vincere e convincere in tutte le partite e competizioni. Perché poi non bisogna nemmeno dimenticare quello che è successo in Champions, contro Atletico Madrid e Liverpool: due gol arrivati negli ultimissimi secondi di gara che sono costati due pesantissime sconfitte. L’Inter è stata questa, l’Inter è questa: bella e spensierata. Ma hanno capito, l’Inter e Chivu, che non si può essere sempre belli e spensierati. È importantissimo giocare bene, ma si può essere anche molto concreti e ci si può mettere in trincea quando serve. Per la prima volta contro il Genoa è successo. Non è finito 2-2, come in altre occasioni. È bastato un solo cambio per capire quanto ci sia stata da parte dell’allenatore una presa di coscienza forte della fragilità in alcuni frangenti della sua squadra. Trasformandola in grande punto di forza. Lo stesso Chivu ha parlato in conferenza stampa a più riprese dell’importanza dei falli tattici, del rischiare un giallo in più con intelligenza nel momento chiave della partita, per evitare conseguenze ben peggiori. E non è casuale che un cambio come quello visto a Marassi sia capitato anche contro la Roma, in uno scontro diretto molto importante vinto contro la squadra di Gasperini: allora Lautaro e Bonny uscirono dal campo, lasciando il solo Pio Esposito a reggere il peso dell’attacco. E anche in quel caso, la mossa fu vincente. Dei falli tattici e dell’importanza della riaggresione, su Sky Sport Insider ha scritto anche Luca Mastrorilli attraverso l’uso degli Skytech e ha dimostrato quanto il gioco di Chivu preveda il baricentro spostato molto in avanti, con il rischio di esporsi anche un po’ troppo alle ripartenze avversarie. Ed è così: è una delle caratteristiche peculiari di questa squadra che ha imparato a usare quel tipo di fallo anche banalmente per fa passare più il tempo. E che, di nuovo per citare Chivu, non è per niente “morta” dopo la scorsa stagione, ma ha anzi ritrovato una nuova linfa e può sognare in grande. Con il bel gioco, certo, ma anche con la giusta umiltà. A Marassi, dopo 70’, la squadra è calata e quel 5-4-1 ha chiuso tutte le linee di passaggio, evitando l’assedio finale degli avversari. Vittoria sporca? No. Vittoria importantissima. Vittoria da grande che capisce quando mettere la cera e quando toglierla. Come insegnava il maestro Myagi.

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L’Inter ha capito come trasformare le fragilità in punti di forza

Matteo Barzaghi