Le prime tracce di un DNA da vera Juve

L'aspettava da tempo Luciano Spalletti una partita come quella di Bologna. Intensa e attenta per 90 minuti, concedendo poco e creando i presupposti per chiuderla. Di certo è stata la miglior partita della Juve del nuovo corso e ha ragione Spalletti quando dice che il problema finora è stato di testa, perché gli uomini sono sempre gli stessi. Kalulu, Kelly e Koopmeiners supportati da Cambiaso e McKennie non hanno commesso sbavature, concedendo pochissimo agli attaccanti del Bologna soprattutto a partire da metà del primo tempo. E proprio McKennie si è meritato una citazione speciale da Luciano Spalletti. “È un giocatore duttile, capace di adattarsi a più ruoli e situazioni. Questa sera è stata una vera battaglia uomo su uomo e sono saltati entrambi i moduli. In questo McKennie è bravissimo: sa muoversi in tutte le zone del campo ed è un giocatore moderno, poi non ha paura di nulla, ti affronta sempre con il sorriso”. Un giocatore McKennie che ogni anno sembra il primo a dover partire, ma al quale nessun allenatore rinuncia per nessun motivo. La partita l'ha decisa Cabal sugli sviluppi di un calcio piazzato, un altro giocatore in cui Spalletti crede tanto, ma che troppo spesso ha disattenzioni che possono costare caro. Tornando alla partita, come ha detto Spalletti in conferenza stampa nel post-match se giochi una gara così, contro un avversario forte come il Bologna, evidentemente ce l'hai nel DNA, quindi basta crederci. Certo una partita ben giocata non significa che tutti i problemi siano risolti, serve continuità, serve maggior precisione e convinzione nell'ultimo passaggio e, soprattutto serve maggior cattiveria sottoporta, perché di occasioni la Juve ne ha avute e le ha sprecate con il rischio di buttare via due punti in una partita che la Juventus ha ampiamente meritato di vincere. David si è visto poco, a volte sembra spaesato, lontanissimo dal rendimento avuto nelle stagioni passate, ma anche per lui può valere il discorso fatto da Spalletti per la Juventus. Se nel DNA ha una media di 25 gol a stagione, anche alla Juventus può trovare quella continuità realizzativa che finora è mancata. Più voglioso è apparso Openda, decisivo con una sua ricerca della profondità per costringere Heggem al fallo da espulsione, anche lui però ha sprecato diverse opportunità per chiudere la partita, ma ha mandato segnali importanti. Spalletti adesso per la prima volta ha tutta la settimana per preparare un'altra partita del cuore. Dopo Napoli di domenica scorsa allo Stadium arriva la Roma. Una settimana per capire se Bremer, in campo nel finale a Bologna, potrà già partire titolare e dare alla squadra un assetto tattico diverso anche se, come ha sottolineato Spalletti, nel calcio moderno ormai i numeri legati ai sistemi di gioco sono superati. E ha ragione. A Bologna abbiamo visto una Juventus camaleontica che cambiava atteggiamento difensivo a seconda dei momenti e dei movimenti dell'avversario. È altrettanto vero però che con il recupero di Bremer si potrà rivedere Koopmeiners a centrocampo, Kelly sulla sinistra e soluzioni diverse per far esprimere al meglio giocatori che finora sono stati costretti, in emergenza a ricoprire ruoli diversi. Ma quello che conta per Spalletti è avere da adesso fino a metà gennaio le settimane libere per lavorare sul campo e migliorare ulteriormente una squadra che a Bologna ha mostrato importanti segnali di crescita.

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Le prime tracce di un DNA da vera Juve

Giovanni Guardalà