Gianni Brera, 30 anni dalla morte del grande giornalista: i suoi soprannomi ai calciatori
Il 19 dicembre del 1992 ci lasciava il più grande giornalista sportivo italiano, vittima di un incidente automobilistico. Reinventò il linguaggio del calcio e molti dei suoi neologismi (vedi contropiede, goleador, melina) non sono ancora passati di moda. Celebri i suoi soprannomi ai campioni del pallone, da 'Rombo di tuono' a 'Bonimba'
- Trent'anni senza Giovanni Luigi Brera. Il re dei giornalisti sportivi - nato a San Zenone al Po l'8 settembre 1919 - era un artista della parola. Romanziere e primissima firma del Guerin Sportivo (con la sua mitica rubrica 'Arcimatto'), ma anche di Gazzetta dello Sport, Giorno e Repubblica, nelle sue cronache sportive riusciva a parlare al cuore degli appassionati e dei tifosi. È morto a Codogno il 19 dicembre del 1992, vittima di un incidente automobilistico.
- In occasione dei 100 anni dalla sua nascita - nel 2019 - è stato ricordato con l'emissione di un francobollo; e a lui è intitolata dal 2002 l'Arena Civica di Milano. A Uggiano la Chiesa, nel Salento, il Comune organizza dal 2017 il "Festival dell'Arcimatto - Gianni Brera tra giornalismo e letteratura", l'ultimo giovedì di luglio.
- Con la "femmina marziana lettera 22" (la sua macchina da scrivere) reinventò il linguaggio del calcio, coniando dei termini in uso ancora oggi: contropiede, goleador, libero (il difensore senza compiti fissi di marcatura), cursore (l'esterno), melina, pretattica, prodezza, incornata, traversone (il lungo lancio in diagonale), Derby d’Italia (per Juve-Inter), centravanti atipico (una sorta di 'falso nueve'), ma anche Eupalla (la dea protettrice del bel gioco) e 'uccellare' (ingannare l'avversario con una magia).
- "Quando il Genoa già praticava il football gli altri si accorgevano di avere i piedi solo quando gli dolevano", una frase storica di Brera, tifoso del Grifone, scritta sulle maglie del 'Vecchio Balordo' (come il giornalista soleva chiamare il Genoa) in una partita contro il Cagliari, nel 2017.
- E poi i tanti soprannomi creati per i calciatori: di seguito quelli più famosi.
- "Il Cagliari ha umiliato l'Inter a San Siro. Oltre 70mila spettatori: se li è meritati Riva che qui soprannomino Rombo di Tuono". Gianni Brera 'marchia' il leggendario bomber il 25 ottobre del 1970, quando i sardi campioni d'Italia vincono 3-1 a Milano con una doppietta dell'attaccante di Leggiuno, ancora oggi miglior marcatore nella storia della Nazionale italiana.
- 'Dedicato' a Gianni Rivera, stella del Milan di Nereo Rocco e della Nazionale, autore dell'epico 4-3 nella semifinale contro la Germania ai Mondiali di Messico '70. "Un omarino fragile ed elegante - scriveva Brera - così dotato di stile da apparir manierato, e qualche volta finto".
- Nomignolo creato da Brera per Roberto Boninsegna, per le sue doti acrobatiche e il baricentro basso, un mix di Boninsegna e 'Bagonghi': un nano, agilissimo, che si esibiva nel Circo Togni.
- Scelto per Helenio Herrera, l'allenatore della Grande Inter di Angelo Moratti, ma anche "HH1", per distinguerlo dall'omonimo paraguaiano Heriberto Herrera (che diventò dunque "Accacchino").
- Una crasi di Sandro e Mazzola, un'altra leggenda della Grande Inter e dell'Italia.
- In principio fu Armando Picchi, capitano dell'Inter di Herrera, perché il difensore livornese ricordava a Brera un grande capo indiano.
- In seguito, ereditato - "Penna bianca" - da Roberto Bettega e Fabrizio Ravanelli.
- Per Paolino Pulici, grande bomber degli anni '70 e il recordman del Torino con 172 reti, determinante - in coppia con Francesco Graziani, erano "i gemelli del gol" - per l'ultimo scudetto granata del 1976.
- 'Regalato' da Brera a Lele Oriali, frizzante e vivace, come lo champagne. Un soprannome che diventava "Gazzosino" quando giocava al di sotto delle sue aspettative.
- Il battesimo del giornalista per un giovanissimo Franco Baresi, con il termine - affettuoso - usato in dialetto milanese per i bambini.
- Così Brera su Repubblica dopo 2 gol dell'argentino in Udinese-Napoli del 1987. "Maradona è la bestia iperbolica, nel senso infernale, anzi mitologico di Cerbero: se fai tanto di rispettarlo secondo lealtà sportiva, lui ti pianta le zanne nel coppino e ti stacca la testa facendola cadere al suolo come un frutto dal picciolo ormai fradicio. È capace di invenzioni che forse la misura proibiva a Pelé. Maradona è uno sgorbio divino, magico, perverso: un jongleur di puri calli che fiammeggiano feroce poesia e stupore (è dei poeti il fin la meraviglia)".
- Per la criniera 'leonina' e la forza fisica di Ruud Gullit, asso del Milan di Sacchi e dell'Olanda campione d'Europa nel 1988, vincitore del Pallone d'Oro nel 1987.
- Per un altro protagonista di quel Milan, Pietro Paolo Virdis, astuto (in area di rigore) come il celebre re di Numidia.
- All'inizio Osvaldo Bagnoli - allenatore del Verona dello scudetto, ma anche del Genoa e dell'Inter - era il "Mago della Bovisa", dal quartiere milanese in cui era nato. Poi Brera virò su "Schopenauer" per il suo pessimismo e perché il tecnico apprezzava il pensiero del filosofo tedesco.
- Per Gianluca Vialli, cremonese come il più noto liutaio della storia: Antonio Stradivari.
- Brera fu il primo a chiamare così Silvio Berlusconi, allora presidente del Milan, perché - effettivamente - insignito dell'onorificenza (Cavaliere del lavoro) nel 1977.