L’unicorno Kvaratskhelia

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Paolo Condò

Paolo Condò

La storia più incredibile legata al terzo scudetto del Napoli è sicuramente quella di Khvicha Kvaratskhelia. Vincere venendo (quasi) dal nulla: una trama da fiction quella del georgiano che ha elevato il dribbling a forma d'arte. Rubando l'occhio di Paolo Condò sin da un allenamento della scorsa estate...

NAPOLI, LO SPECIALE SUDETTO - LA DIRETTA DI VENERDI'

L’unicorno è un animale mitologico tornato alla ribalta in questi anni per definire le aziende della new economy decollate in fretta verso il primo miliardo di dollari di valore: Google, Facebook, Amazon, questi sono i moderni unicorni, fenomeni talmente unici, e nel loro settore irripetibili, da meritare l’accostamento col mitico animale. Ecco, Khvicha Kvaratskhelia è un unicorno calcistico, e non tanto per le doti tecniche - che pure sono sopraffine - quanto per il modo in cui un giocatore così decisivo sia sbucato praticamente dal nulla. È bene precisare che quel “praticamente” include il 99% degli appassionati di calcio, perché un piccolo spicchio di osservatori, quelli che non si limitano a seguire i cinque campionati principali ma esplorano il web profondo alla ricerca dei tornei meno reclamizzati, sapeva perfettamente chi fosse Kvara. Ma aver notato le prodezze di un ragazzo nel campionato russo non garantisce nulla del suo futuro in serie A. 

Saranno famosi

Nel 2018 Khvicha entrò nella lista dei 60 sedicenni migliori del mondo stilata ogni anno dal Guardian: degli altri 59, per intenderci, stanno percorrendo una bella strada Rodrygo, Fagioli, Kephrene Thuram, Eric Garcia ed Ilic, mentre quella di Mason Greenwood sarebbe stata persino migliore senza l’orrenda storia delle percosse alla compagna. Gli altri risultano più o meno dispersi, perché riuscire nel calcio non è soltanto una questione di talento.

La folgorazione con due gol ‘fotocopia’

Vincere uno scudetto grazie a un campione venuto (quasi) dal nulla è una trama da fiction, più che da realtà. Eppure è successo, ed è divertente ricostruire adesso la prima percezione non tanto di ciò che sarebbe accaduto - quello venne dopo - ma del fatto che la decisione di non rinnovare il contratto di Lorenzo Insigne avrebbe aperto la porta a un giocatore più forte di lui. Io mi sono posto la domanda un pomeriggio d’estate, osservando su Sky Sport 24 le immagini di un allenamento del Napoli. Ero curioso di spiare questo misterioso georgiano, ed ero stato accontentato alla prima azione: partendo da sinistra, secco dribbling su Di Lorenzo e destro morbido a rientrare sul secondo palo, appena fuori dalla portata di Meret. L’azione successiva mi fece pensare a un errore di montaggio, perché Kvara ripetè lo stesso numero infilando la porta, e insomma un po’ di attenzione, un gol in allenamento si ripete se ci sono due inquadrature diverse, che diamine…  Solo che stavolta, ehm... il portiere era Sirigu! E dunque si trattava di un’altra rete, del tutto gemella della prima

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Ma quello è Robben?

Ricordo di aver pensato che quel destro ricordava un po’ il sinistro di Robben, un colpo che l’olandese ha replicato per quindici anni sempre uguale e sempre letale, come se pur sapendo dove andava a parare nessuno fosse in grado di impedirglielo. Beh, Kvara ha fatto proprio così per lunghi mesi, favorito da una proprietà tecnica col piede sinistro non troppo distante dal magico destro, e si sa che chi ha due strade davanti a sé diventa un incubo per il difensore.

Una forma d’arte

Il georgiano ha sbaragliato il campo per tutto il girone d’andata, facendosi beffe di chiunque gli venisse mandato contro: assist, cross, tiri in porta, un campionario completo esaltato dalla presenza di un terminale come Victor Osimhen, il numero uno nel modo di dettare la profondità. Naturalmente dopo un po’ gli allenatori avversari hanno iniziato a raddoppiare la marcatura, prima per spingerlo verso la bandierina del corner, poi per seguirlo nelle sue risalite lungo la linea dei sedici metri in modo da chiudergli il più possibile la finestra di tiro. Contromisure naturali alle quali Kvara ha opposto una fantasia sulfurea e l’altro grande plus del suo repertorio, la conduzione del pallone in velocità da un’area all’altra: abbiamo così scoperto che quando arriva lanciato, diventa complicato fermarlo anche ricorrendo a un fallo. L’esplosione di Khvicha Kvaratskhelia è stata un elemento chiave dello scudetto del Napoli, perché il suo rendimento - già elevato singolarmente - letteralmente raddoppia quando può agire in tandem con Osimhen. Non è un caso che l’unico passaggio a vuoto collettivo e anche un po’ personale della stagione, l’eliminazione dal Milan nei quarti di Champions, sia avvenuto in assenza del nigeriano all’andata (e pure al ritorno non era esattamente lui). Ma il dubbio che Kvara sia stato ormai capito, e che questa comprensione possa renderlo inoffensivo, è una colossale sciocchezza. Ripetiamo l’esempio: Robben. Quando un movimento viene replicato così bene, diventa una forma d’arte. Parola di unicorno.