Mourinho a "Buffa Talks": "Mi piace il romanismo. L'antimourinhismo vende..."

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Anche nella seconda parte dell’intervista ospite di “Federico Buffa Talks”, Mourinho regala aneddoti curiosi e spunti di riflessione, ma anche sorprese. "Non ho mai detto di essere 'lo' Special One. Due specialissimi italiani sono Ancelotti e Allegri. Io grande comunicatore? Con la comunicazione non vinci 26 titoli e mezzo. Difensivista? Nell’Inter del Triplete giocavo con 4 attaccanti”. Sul presente: “Mi sono appassionato al romanismo. E quella Vespa…”

MOURINHO A BUFFA TALKS: IL MEGLIO DELLA PRIMA PARTE

Il viaggio continua: se la prima parte dell’intervista a Mourinho vi ha stregato, sappiate che siamo solo a metà del cammino insieme allo Special One. Che però – rivelazione a sorpresa! – non ama essere chiamato “Special One”. Ma andiamo con ordine, il viaggio è ancora lungo.

 

Ci eravamo lasciati fuori dal Bernabeu, con Materazzi in lacrime per l’addio di Mou dopo il Triplete con l’Inter e il sospetto che quella squadra avrebbe potuto vincere ancora molto. L’altruismo di Milito (“Ci sono degli attaccanti che se la squadra vince e loro non segnano sono gli uomini più felici del mondo: questo era Diego”), l’intesa e la disponibilità dei 4 attaccanti in campo (“La gente qualche volta dimentica che giocavano insieme Sneijder, Eto'o, Pandev e Milito: e se questi quattro non difendono, altro che Triplete, non vinci neanche una partita”), un senso del gruppo unico (“Mai vista una panchina così dal punto di vista umano. Un gigante, nel senso della sua carriera, come Toldo, stava in panchina. Ivan Cordoba stava in panchina. Il campione del mondo Materazzi stava in panchina. Deji Stankovic tante volte stava in panchina”).

"Grande comunicatore? La comunicazione non vince le partite"

E poi le intuizioni tattiche, come quella di “Eto’o terzino” contro il Barcellona, frutto di un ragionamento preciso. “Cosa ho visto in quel momento? Mancavano 60 minuti per arrivare in una finale di Champions che all'Inter mancava da generazioni. Sessanta minuti contro la squadra più forte al mondo, giocando con un giocatore in meno. Cosa vogliamo fare? Fare i fenomeni e guardarci la finale in televisione o lottare fino alla fine con tutta la forza che abbiamo e andare in finale? Che facciamo? Facciamo storia o facciamo filosofia? Facciamo storia. Abbiamo fatto storia”.

Guai, però, a descrivere Mourinho esclusivamente come un “grande comunicatore”: “La comunicazione non vince le partite: con la comunicazione uno non vince 26 titoli e mezzo”, vi risponderà lui con un velato riferimento all’ultima finale di Europa League con la Roma. “Ma ormai sono in una fase della carriera in cui, quando lo sento dire, mi metto a ridere”. Neanche l'etichetta di "stratega" lo esalta, specie quando si parla dei suoi metodi comunicativi per prendere le difese della squadra, spesso in polemica con gli arbitri: "Ma quale strategia? Non c'è strategia. C'è la difesa di un gruppo di gente che lavora, la difesa di un popolo. Io sono una persona che non sa convivere con l'ingiustizia. E nel mondo del calcio l'unica persona che ha la possibilità di sbagliare e ha un aiuto per annullare il suo errore è l'arbitro. L'allenatore, quando sbaglia, non può dire: 'Ehi, ferma... non voglio più fare questo cambio'".  

Real Madrid, monitor anche... al bar!

Milano è ormai alle spalle, Mourinho non ci è voluto nemmeno tornare per i festeggiamenti della Champions perché “avevo paura di provare emozioni che mi avrebbero fatto cambiare idea. Ma ormai avevo deciso: volevo allenare il Real Madrid”. E così sarà. Portando una cultura del lavoro che lascia senza parole anche uno come Xabi Alonso, quando si ritrova attorniato – nello spogliatoio, in palestra, al bar – da monitor che trasmettono immagini degli avversari con l’analisi tattica delle loro giocate. Volente o nolente, finisci per imparare anche in modo “inconscio”. “Più di tutto però – sottolinea Mou – sono un difensore della libertà della cosa più importante del calcio, che è il giocatore. Si sta perdendo un po' perché oggi c’è tanta analisi”, ma la cosa più importante resta “il cervello dei giocatori”.

"Mi piace il romanismo. L'antimourinhismo vende"

E la Roma? Come arriva nella vita di Mourinho? “Non la conoscevo”, racconta lui, “né come città né come società calcistica. Mi trovavo in un momento in cui avevo allenato tre grandi squadre in Inghilterra, Manchester United, Chelsea, Tottenham, e avevo preso una decisione: la destinazione successiva sarebbe stata fuori dall’Inghilterra. Il discorso che mi ha fatto la proprietà della Roma mi è piaciuto e poi ho imparato a conoscere il romanismo, i loro dubbi, le loro frustrazioni: ho cercato di entrarci dentro. Mi piace il romanismo. Quando sono in panchina e guardo verso destra all'Olimpico mi emoziono ancora".


E se Roma ha risposto innamorandosi di lui, Mourinho si è anche dato una spiegazione della "corrente" antimourinhista che esiste tra alcuni tifosi giallorossi: "Sono quelli che dicono di essere romanisti ma poi hanno vissuto felici per tutto questo tempo in cui la Roma non ha toccato una coppa, senza successi in Europa. Io direi che l'antimourinhismo vende, mentre il mourinhismo è un modo di stare nella vita, non solo nel calcio".

 

Infine, se vi siete appassionati al racconto della sua vecchia Volvo nera, l’auto su cui in pratica iniziò la sua carriera da allenatore con un viaggio, anche simbolico, all’interno di sé, sappiate che nelle intenzioni di Mou c’è quella di affiancarle, nel garage a Setubal in cui la conserva, anche la mitica Vespa su cui è ritratto nel famoso murales a Roma. “Me l'ha regalata la proprietà quando sono arrivato. Ora è lì a Trigoria, perché quando si entra a Trigoria, purtroppo, non ci sono tante coppe: ci sono la Conference League e la Vespa. Ma il giorno che vado via la prendo con me…”.

"Non sono 'lo' Special One. Ancelotti e Allegri specialissimi"

Arriva poi il momento di sfatare due falsi miti legati al “personaggio” Mourinho. Il primo è relativo al suo soprannome, “lo Special One”, che nel ricordo collettivo si autoattribuì nel corso di una celebre conferenza stampa. “È una bugia che ormai ha quasi vent’anni. In realtà – spiega Mourinho – io non dissi di essere ‘lo’ Special One, ma 'I am a Special One': significa che ce ne sono anche tanti altri, e io sono uno di loro. Volete sapere i nomi di due ‘speciali’ italiani? Max e Carlo (Allegri e Ancelotti, ndr). Sono specialissimi. C'è qualcuno che quando Carlo era all'Everton diceva che era vecchio, e c'è qualcuno che dice che Max è scarso. Purtroppo per loro, Carlo vince e Max vincerà ancora sicuramente".

 

La seconda “leggenda popolare” da smentire è legata invece a una celebre frase, “Chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio”, che molti hanno attribuito a Mourinho. L’aneddoto che racconta José ci riporta allora ai tempi in cui studiava all’Università e a quel professore di filosofia che già nella prima parte dell’intervista ci aveva fatto conoscere, indicandolo semplicemente come un “genio”. La frase è sua, in risposta a un giovane Mou annoiato al termine di una lezione. Lezione di filosofia che per lui divenne lezione di vita.

Dove vedere "Federico Buffa Talks - José Mourinho"

La puntata di “Federico Buffa Talks” dedicata a José Mourinho è andata in onda in due parti: entrambe sono disponibili on demand. E' possibile vedere la seconda parte, andata in onda per la prima volta martedì 10 ottobre, anche in uno dei numerosi passaggi sui canali Sky, nei prossimi giorni.

 

La seconda parte su Sky e NOW

 

Mercoledì 11 giugno

  • Ore 9 su Sky Sport 4K
  • Ore 10.30 su Sky Sport Uno
  • Ore 15 su Sky Sport 4K
  • Ore 16.30 su Sky Sport Uno
  • Ore 20 su Sky Sport Max
  • Ore 22 su Sky Sport 4K
  • Ore 22.45 su Sky Sport Calcio

 

Giovedì 12 giugno

  • Ore 11.30 su Sky Sport Uno
  • Ore 16 su Sky Sport 4K
  • Ore 19 su Sky Sport Uno
  • Ore 21 su Sky Sport 4K
  • Ore 22.45 su Sky Sport Uno

 

Venerdì 13 giugno

  • Ore 00.30 su Sky Sport Uno
  • Ore 13 su Sky Sport 4K
  • Ore 17 su Sky Sport Max
  • Ore 19.45 su Sky Sport Uno
  • Ore 21 su Sky Sport Arena
  • Ore 23 su Sky Sport 4K

 

Sabato 14 giugno

  • Ore 10 su Sky Sport Max
  • Ore 11 su Sky Sport 4K
  • Ore 12.30 su Sky Sport Uno
  • Ore 14.30 su Sky Sport Max
  • Ore 16 su Sky Sport Uno
  • Ore 19 su Sky Sport Arena
  • Ore 22 su Sky Sport 4K

 

Domenica 15 giugno

  • Ore 11.30 su Sky Sport Calcio
  • Ore 13 su Sky Sport Uno
  • Ore 13.30 su Sky Sport 4K
  • Ore 15 su Sky Sport Arena
  • Ore 19.30 su Sky Sport Max
  • Ore 20 su Sky Sport 4K
  • Ore 22.45 su Sky Sport Uno
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