Passava per un burbero. Chi ha conosciuto Stefano Farina, designatore della Can B, morto oggi a 54 anni, sa come fosse brillante, socievole e dotato di una grande forza comunicativa. Il ricordo del nostro Lorenzo Fontani
Lascia Emilia, la sua compagna, e Nello, il loro figlio di 14 anni. Ma fino all'ultimo giorno non ha smesso di pensare anche al terzo grande amore. I suoi arbitri. Anche nelle ore della sofferenza non c'era momento in cui il pensiero non andasse a loro: al gruppo della CAN B che sta per chiudere la stagione. Li ha seguiti dal suo letto nell'ospedale di Genova fino all'ultima giornata, giovedì scorso, ed aveva già programmato il lavoro dei prossimi mesi. Con la stessa passione e attaccamento al lavoro con cui aveva vissuto tutta la carriera arbitrale, iniziata nel 92 e conclusa nel 2009, attraversando indenne Calciopoli. In molti ricordano il pestone sul piede che gli diede Nedved dopo l'espulsione in un Genoa-Juve,nel dicembre 2006 e che costò allo juventino 5 giornate di squalifica: meno quelli che sanno che arrivò a dirigere anche una Supercoppa Europea, a Montecarlo tra Barcellona e Siviglia, e che l'Aia gli concesse una deroga per arbitrare un anno oltre il limite dei 45 previsti.
Passava per un burbero, addirittura permaloso, ma chi l'ha conosciuto sa come fosse brillante, socievole e dotato di una grande forza comunicativa: la stessa che aveva messo a disposizione dell'Aia come formatore e designatore prima in D, poi subito in LegaPro e infine in Serie B, dove è stato per tre anni. Sapeva essere severo, ma soprattutto sdrammatizzare: rideva raccontando come a un suo arbitro - che ne aveva combinate di tutti i colori - avesse detto che era andato bene, ma non benissimo. Sorriderebbe anche ora se gli si facesse la stessa battuta.