Un punto sul campionato cadetto dopo 24 giornate, dalla corsa delle prime in classifica alle possibili sorprese, dalle squadre delusione ai giocatori più sorprendenti
Il Frosinone ha fatto un promettente mercato di gennaio e ha preso la testa della classifica, è la favorita finale?
Con il campionato che si è ormai lasciato alle spalle la boa del girone d'andata, la classifica non appare troppo diversa dalle aspettative di inizio stagione. La tanto temuta fuga del Palermo non si è al momento concretizzata, ma le candidature per il ruolo di prima della classe si sono allargate soltanto a Frosinone ed Empoli, antagoniste dichiarate dei rosanero fin dal principio.
Dopo una fase caratterizzata da troppi pareggi, i Ciociari hanno cambiato marcia nell’ultimo mese e mezzo, inanellando quattro vittorie nelle ultime quattro partite e conquistando la vetta solitaria della classifica. Le uniche due sconfitte stagionali sono arrivate in trasferta, mentre in casa, forte anche della spinta del nuovo stadio, il Frosinone è l'unica squadra imbattuta ed ha viaggiato con la migliore media punti del campionato, 2.33 a partita.
Dal punto di vista tattico, il 3-4-1-2 di Longo è una delle formazioni più interessanti della Serie B. Sfruttando l'abilità con i piedi di Bardi e la buona attitudine dei tre difensori (di solito Brighenti Ariaudo e Terranova) in fase di impostazione, il Frosinone è una delle poche squadre ad investire nella costruzione bassa, con una delle due mezzali che si abbassa a completare il quadrilatero che inizia l’azione offensiva. Proprio la casella degli interni di centrocampo, svuotata dai gravi infortuni di Paganini e Sammarco, è stata rimpolpata con gli acquisti di Raman Chibsah e Moussa Konè, con il primo che sembra aver già conquistato il posto da titolare davanti alla difesa.
Assegnato agli esterni Matteo Ciofani e Beghetto il compito di allargare il più possibile il fronte di gioco, Ciano viene lasciato libero di agire alle spalle delle mezzali avversarie e spesso nel mezzo spazio di destra, posizione ideale sia per il suo mancino, sia per servire la premiata ditta Ciofani-Dionisi. Se in fase di possesso i meccanismi sono ormai molto ben rodati, dal punto di vista difensivo, gli ingranaggi di Longo non sono ancora tutti al posto giusto. La scalata a quattro in situazioni di difesa posizionale sembra funzionare bene, ma le transizioni negative sono affidate a un pressing altissimo che richiede enormi sforzi e in caso di errori dovuti a disattenzione o stanchezza, espone la squadra al contropiede avversario. In un campionato lungo e sfiancante come quello di Serie B, il destino del Frosinone passerà dalla capacità di uscire indenne dai momenti di calo atletico e da quella di dare lustro alle sue armi nelle fasi decisive della stagione.
Il Palermo sulla carta sembra avere una rosa fuori categoria ma è comunque secondo, cos’ha in più e cos’ha in meno rispetto alle altre prime in classifica?
Nelle 24 giornate giocate fino adesso il Palermo ha perso solo tre partite. La prima sconfitta è stata quella in casa col Novara, poco dopo che Zamparini (per la seconda volta in meno di un anno) aveva detto di voler cedere la squadra a fine stagione. La seconda, 0 a 3 col Cittadella, è arrivata due giorni dopo l'istanza di fallimento chiesta dalla procura di Palermo. La terza è arrivata nella partita con l'Empoli, 24 ore dopo che il tribunale fallimentare di Palermo aveva prorogato la decisione sull'istanza di fallimento.
Quando si parla di Palermo vanno considerati sia l'aspetto tecnico che societario. La squadra di Tedino è la chiara favorita del campionato, e sta cercando di mantenere le aspettative, ma la sua partita si sta giocando in due campi e non sembra dipendere tutto da lei. Quella sopra ai rosanero è una spada di Damocle pericolosa e ingombrante, e dura da diversi mesi.
La stagione è iniziata col mancato passaggio di proprietà alla cordata di Baccaglini (Zamparini ha parlato di “impegni disattesi”) e la perquisizione della sede da parte della guardia di finanza. A questo si aggiungevano i problemi personali di Zamparini (che ha ammesso più volte di voler cedere la società, in rosso) e le proteste di una tifoseria in aperto contrasto con la proprietà. Ai problemi giudiziari (l'istanza di fallimento è ancora in ballo) si uniscono anche quelli tecnici, complice la forte presenza di giocatori nazionali (ogni pausa internazionale è una diaspora, e compromette la continuità della squadra).
All’esordio in Serie B, Bruno Tedino è riuscito a cementare una squadra sul baratro del collasso, districandosi tra i problemi ambientali e logistici con una invidiabile tranquillità. Nonostante la sconfitta con l’Empoli, i risultati sono più che buoni: il Palermo è a soli 3 punti dal primo posto, è la seconda squadra meno battuta del campionato e sta valorizzando i tanti giovani presenti in rosa. A questo si aggiunge il merito di aver rigenerato giocatori come Jajalo, Aalesami e Chocev, reduci dal trauma dello scorso anno.
Nonostante un’estate concitata, il Palermo resta una squadra di assoluto livello. I rosanero hanno confermato buona parte dell’organico, aggiungendo titolari “di categoria" (Pomini e Bellusci) e inserendo giovani di livello (Gnahoré, Coronado e Murawski su tutti). Secondo i dati Transfermarkt il Palermo ha la rosa di maggior valore della Serie B: 29,23 milioni, quasi 5 più del Frosinone. Nestorovski, Trajkovski, Struna, Chocev e Rispoli sono un lusso, per la categoria, e non stanno deludendo. Insomma, il Palermo è una corazzata fragile, che ha grandi qualità tecniche (e tattiche) e tanti problemi. Se la squadra di Tedino riuscirà a mantenere la sua serenità, concentrandosi sul campo, potrebbe riuscire ad allineare i risultati alle aspettative.
L’Empoli può continuare a giocarsela fino alla fine per la promozione diretta?
L’andamento della stagione dell’Empoli è stato finora a dir poco ondivago. I toscani, guidati da Vincenzo Vivarini, avevano dimostrato di essersi ambientati subito bene alla categoria, tanto da raggiungere la testa della classifica dopo la vittoria interna contro il Foggia e mantenerla per quattro giornate.
Dopo questo buon inizio e nonostante la coppia Caputo-Donnarumma continuasse a macinare gol, l'Empoli è però entrato in una spirale negativa che ha portato alla discussa decisione del presidente Corsi di esonerare Vivarini e sostituirlo con Aurelio Andreazzoli, discepolo di Spalletti ed ex Roma. Il cambio in panchina ha portato nuova linfa agli azzurri: abbandonata la difesa a 3, Andreazzoli è passato al 4-3-1-2 a rombo, modulo con cui l’Empoli aveva affrontato la scorsa stagione e dunque ben conosciuto da giocatori come Krunic, Pasqual, Veseli e Zajc.
Proprio Miha Zajc, centrocampista sloveno classe ‘94, è stato l’emblema del cambio di guida tecnico: dopo aver giocato solo quattro partite da titolare sotto la gestione Vivarini, Andreazzoli lo ha riportato nel suo naturale ruolo di trequartista e lui ha risposto con due gol e cinque assist in cinque partite, mostrando una tecnica di livello e ottime abilità negli inserimenti. Fin dalla sua prima partita sulla panchina empolese, poi, il tecnico toscano ha sfruttato i punti di forza del centrocampo a rombo, schierando una squadra sempre corta e pronta a cercare con costanza la profondità. I risultati non sono tardati ad arrivare: dopo uno scialbo pareggio casalingo contro il Brescia, l’Empoli si è prima sbarazzato di Perugia e Ternana e ha poi fatto la voce grossa con due 4-0, il primo recapitato a domicilio al Bari e il secondo, ancora più clamoroso, nello scontro al vertice contro il Palermo. La sensazione è che Andreazzoli sia riuscito a trovare la quadratura del cerchio per una rosa di primissimo ordine, con due attaccanti fuori categoria come Caputo e Donnarumma e destinata a giocarsi la promozione diretta fino all’ultima giornata.
Qual è la squadra che rischia di infilarsi ai playoff all’ultimo dando fastidio a tutti (come il Benevento lo scorso anno)?
Il campionato di Serie B 2016/17 verrà a lungo ricordato come uno fra i più rocamboleschi della storia. Dopo una stagione al vertice, il Frosinone aveva fallito la promozione in maniera tragicomica: perdendo contro il Benevento alla penultima giornata aveva mancato la promozione diretta e si era poi fatto eliminare nella semifinale playoff da un'impresa epica del Carpi, che in 9 uomini aveva avuto la meglio dei Ciociari grazie a un gol di Letizia a quattro minuti dalla fine della gara di ritorno.
A beneficiarne era stato poi proprio il Benevento, partito a fari spenti e ritrovatosi abbastanza incredibilmente in Serie A. Nonostante il buon senso indicasse semmai di modificare la regola tutelando la squadra che, come il Frosinone lo scorso anno, dimostri di meritare la promozione durante la stagione regolare, la Lega di Serie B ha fatto l'esatto opposto, aumentando a 15 i punti di distacco fra seconda e terza necessari per la promozione diretta ed assicurando quindi, a meno di grosse sorprese, lo svolgimento dei playoff. Perciò, anche quest'anno, il rischio è che una squadra che abbia navigato nelle zone centrali della classifica per quasi tutta la stagione, possa balzare in avanti nelle ultime giornate per poi provare a rompere le uova nel paniere delle big.
Quest’anno è il Carpi che sembra avere l'identikit giusto per il delitto perfetto. Accantonati (almeno dal primo minuto) gli esperimenti di difesa a 4, Antonio Calabro ha rispolverato il suo classico 3-5-2 con esterni molto bloccati, ma ha dimostrato più volte grande capacità di lettura con frequenti cambi di modulo anche a partita in corso. I biancorossi hanno segnato soltanto 22 gol e sono il peggior attacco del campionato (insieme all’Ascoli, ultimo in classifica), ma Federico Melchiorri, acquistato nella finestra invernale, ha aggiunto centimetri ed esperienza in avanti e ha già segnato un gol decisivo contro una diretta concorrente come lo Spezia.
Quando ai playoff il pallone si farà più pesante, pensare a non prenderle potrebbe rivelarsi una strategia vincente. Per fare un gol c'è sempre tempo e il Carpi ha già dimostrato lo scorso anno di saperlo benissimo.
Qual è l’acquisto più divertente di gennaio?
Juanito Gomez alla Cremonese. Dopo mesi di corteggiamento, la storia d’amore fra i grigiorossi e German Denis si è conclusa (prima ancora di iniziare) con le parole al veleno dell’attaccante argentino, che in un’intervista alla Gazzetta dello Sport ha accusato la società lombarda di esser sparita quando era tutto fatto. La Cremonese però rispedisce le accuse al mittente e intanto, per sostituire l’infortunato Mokulu, si accorda con un altro attaccante argentino: Juanito Gomez Taleb.
Dopo 8 stagioni, 225 presenze e 46 gol, Juanito Gomez ad agosto aveva rescisso consensualmente il suo contratto con il Verona e salutato i tifosi scaligeri con un video sul suo profilo Instagram composto esclusivamente da foto di sue esultanze. Passata la malinconia e smaltito l’infortunio che lo ha tenuto lontano dal campo praticamente per tutto il 2017, Juanito si è da subito messo a disposizione di Attilio Tesser. Anche se non ha ancora esordito in partite ufficiali, nell’amichevole contro la Giana Erminio ha segnato il suo primo gol in maglia grigiorossa e si è messo in evidenza sia da seconda punta (al fianco di Brighenti, nel primo tempo), che da trequartista (alle spalle di Paulinho e Scappini, nel primo spezzone di secondo tempo). Tesser ha fatto da pompiere per gli entusiasmi dei tifosi ricordando che l’ex Verona avrà bisogno di tempo per ritrovare intensità e ha poi sottolineato che, nonostante dal punto di vista tattico Juanito Gomez sia molto diverso da Mokulu, non è in programma un cambio di modulo. Con il suo acquisto, la Cremonese guadagna una buona dose di imprevedibilità in fase offensiva e un calciatore che, a dispetto della sua indole da dribblomane, ha dimostrato un buon senso del gol e ottime abilità aeree.
Lui, Juanito, ha 32 anni, la stessa faccia pulita di sempre e lo sguardo beffardo di chi prima ti offre da bere e poi ti ruba la ragazza. Noi, dal canto nostro, fremiamo già dalla voglia di vederlo puntare qualsiasi essere umano si frapponga fra lui e la porta avversaria.
Qual è l’acquisto potenzialmente più determinante?
In questo momento il peso economico, tecnico e psicologico del passaggio di Ciciretti al Parma mette in secondo piano ogni altra trattativa. L’anno scorso il fantasista romano è stato tra i principali protagonisti della promozione del Benevento, abbinando le sue innate qualità tecniche ad una insospettabile continuità. Quest’anno l’impatto con la Serie A è stato meno semplice del previsto, complice il difficile andamento della squadra e qualche noia fisica. Nelle 9 presenze messe a referto Ciciretti è stato comunque tra i giocatori di maggior rendimento, con 2 gol, un assist e 1.3 passaggi chiave a partita.
Dopo la firma del precontratto col Napoli (dove si accaserà a fine stagione) il Benevento si è trovato costretto a monetizzare un capitale che stava per svanire. Da qui la cessione in prestito al Parma, che per 250 mila euro si è assicurato il giocatore fino a giugno. Un investimento pesante e a breve termine, per il Parma, che dopo la promozione dello scorso anno vuole tentare l’assalto alla Serie A. Oltre ad essere d’impatto, quello di Ciciretti è un acquisto intelligente. Il fantasista si inserisce in un contesto tattico ideale (a destra nel tridente, con libertà di accentrarsi), il Parma invece trova il profilo perfetto per migliorare una fase offensiva dimostratasi un po’ povera. Al suo arrivo i parmigiani arrivavano da quattro partite senza gol, riscattate dal 3 a 0 sul Novara. Ora i gialloblù sono quinti in classifica, a -10 dal primo posto; quella di Ciciretti è stata una scommessa pesante, ma potrebbe rivelarsi fondamentale.
Qual è il giocatore rivelazione di questa prima parte di stagione?
Moro, alto, bello, con uno spiccato accento siciliano: a guardarlo, Adriano Montalto, sembra il protagonista di una fiction nazional-popolare. Tifosi e compagni di squadra devono aver pensato più o meno la stessa cosa quando questo attaccante semi-sconosciuto si è presentato a Norcia per il ritiro estivo della Ternana. Dopo una carriera composta perlopiù da mediocri stagioni e pochissimi gol fra Serie B e Lega Pro, Montalto, classe 1988. si era appena svincolato dalla Juve Stabia, squadra con cui aveva collezionato la miseria di 5 presenze.
A luglio però, arriva la chiamata del direttore sportivo delle Fere Evangelisi: gli propone un mese di prova alla corte di Pochesci e lui accetta senza pensarci un secondo. A dire il vero, a Montalto bastano pochi giorni per convincere il tecnico romano, che ben presto, ammaliato dal suo grande spirito di sacrificio, lo soprannominerà il mio animale: un titolo di massimo rilievo per un uomo che vede il calcio come un gioco in cui vince chi mena. L'impatto dell'attaccante trapanese sul campionato è devastante: in un girone d'andata molto faticoso per la sua Ternana, Montalto mette a segno 13 reti in 20 presenze, con la media gol (uno ogni 99 minuti) migliore del campionato fra gli attaccanti in doppia cifra. La consacrazione definitiva del suo momento magico avviene lo scorso 21 dicembre. I rossoverdi, a secco di vittorie da dieci giornate, scendono in campo contro la Pro Vercelli in un Liberati gelido e semivuoto. La partita si mette subito male: al quarto minuti la Pro passa in vantaggio fra i fischi del pubblico di casa. Dal sesto minuto in poi, però, inizia l'Adriano Montalto Show. Segna letteralmente in qualsiasi modo: con un sinistro dai 25 metri al sesto minuto, con un destro da centro-area al 26esimo, ancora di mancino al minuto 39 e in apertura di secondo tempo con la specialità della casa: incornata su cross dalla sinistra, corsa sotto la curva e solita esultanza che gli ha reso il titolo di Tagliagole, con tanto di annesse polemiche.
Ma a Terni, siamo piuttosto sicuri, sarebbero disposti a derogare al politically correct in cambio di una salvezza targata Montalto.
Premio della critica come migliore rivelazione della Serie B a Eddy Gnahoré. Il centrocampista del Palermo era reduce da una discreta metà stagione al Perugia ed è arrivato in Sicilia con l’etichetta di dodicesimo uomo. In realtà, in un ruolo in cui la competizione è tanta e di alto livello, il francese si sta ricavando il suo spazio grazie a una dinamicità fuori dal comune, unita a ottima tecnica e grande capacità di conduzione palla al piede. Queste caratteristiche, oltre alla confidenza di Gnahoré con la porta avversaria, lo rendono una pedina importante nello scacchiere di Bruno Tedino, che chiede ai suoi centrocampisti di scambiarsi spesso la posizione e di aprire il campo in ampiezza quando necessario. A 24 anni, Eddy Gnahoré ha ancora dei difetti piuttosto evidenti (come l’insufficiente - quando non scarsa - applicazione in fase difensiva), ma sembra finalmente aver raggiunto la maturità calcistica di cui aveva bisogno e una squadra forte ed esperta come il Palermo può rappresentare il contesto ideale per il definitivo salto di qualità.
Qual è stata invece la squadra rivelazione?
In questi ultimi anni in Serie B abbiamo visto spesso sorprese, rivelandosi un campionato dove la solidità tattica e la gestione societaria può spostare (molto) gli equilibri. Anche quest’anno, dopo gli exploit di SPAL e Benevento, troviamo neopromosse che stanno provando ad affacciarsi nei piani alti della classifica: insieme a Parma e Venezia, meglio di Parma e Venezia, si sta imponendo la Cremonese di Attilio Tesser, reduce da una risalita incredibile alle spese dell’Alessandria.
La continuità (di risultati e di gioco) dei grigiorossi ha dell’incredibile, specie se si considera che la squadra è stata praticamente rifatta da zero. Nel giro dell’undici titolare sono rimasti solo Pesce e Brighenti, a fronte degli inserimenti di Ujkani, Almici, Claiton, Renzetti, Arini, Croce, Piccolo e Paulinho. Giocatori maturi e con un passato di buon livello, ma che in estate non davano molte garanzie. Nel giro di poche settimane Tesser è riuscito a compattare questa squadra e a darle forma, costruendo un 4-3-1-2 solido e reattivo. I grigiorossi giocano in modo semplice, impostando la partita su una fase difensiva attenta per poi sfruttare gli spazi in transizione con i tre d’attacco. Un gioco speculativo, ma capace di essere spettacolare: ogni azione offensiva sembra mossa da una folle urgenza, con i due terzini a buttarsi sulle due fasce e un gruppo di tre, quattro giocatori all’assalto dell’area di rigore. Paulinho (ripescato dall’Al Arabi, 5 gol e 2 assist) e Piccolo (ex Spezia, 3 gol e un assist) stanno letteralmente rifiorendo, accompagnando la seconda giovinezza di giocatori come Croce, Canini e Renzetti.
Finora la Cremonese sta sorprendendo tutti: i grigiorossi sono quinti a pari merito col Parma, hanno la quinta miglior difesa (24 reti), e sono una delle squadre meno battute del campionato (4 sconfitte). La sconfitta con la Pro Vercelli ha rallentato la corsa, ma gli uomini di Tesser restano in piena lotta playoff.
Chi ha messo in mostra finora il mancino più bello tra Galano, Pasqual e Ciano?
The Enemy è il titolo di un romanzo della serie thriller di Lee Child con protagonista Jack Reacher. Una storia di risentimento, come ha dichiarato lo stesso autore. E denso di risentimento il protagonista racconta: “I soldati mancini non venivano addestrati per diventare tiratori scelti.” Se è vero che il calcio è una grande trasposizione della guerra, chiunque stia seguendo la Serie B 2017/18 sa bene che Jack Reacher dice il falso.
Cristian Galano, Manuel Pasqual e Camillo Ciano non solo sono dei cecchini, sono anche i migliori del campionato, tanto che la scelta su quale sia il più bello fra i loro mancini è necessariamente affidata alla sensibilità estetica di ciascuno. Chiamati all'arduo compito, consegniamo la massima onoreficenza a Ciano da Marcianise, che con 10 reti e 16 assist è il giocatore ad aver partecipato a più gol in campionato. Per rendere l'idea di efficacia si pensi che ogni 69 minuti in campo, segna o fa segnare il Frosinone. Ciano si muove felpato nella giungla della cadetteria, aspetta con fredda pazienza che tempo e spazio si inclinino a suo favore, arma il mancino e, finalmente, spara. I suoi proiettili saranno un'arma fondamentale per il Frosinone nella battaglia per la conquista della Serie A.
Qual è stata la squadra più deludente finora?
Le peggiori delusioni vengono dalle speranze mal riposte, e in tal senso non si può che citare il Perugia, protagonista di un inizio di campionato incredibile, seguito da un crollo quasi inspiegabile. Specie alla luce delle premesse. In estate l’arrivo di Federico Giunti sembrava la scelta migliore possibile: l’ingaggio era nel solco di Cristian Bucchi, che il tecnico aveva già sostituito a Macerata. Giunti aveva il curriculum perfetto: ex capitano del Perugia (dove ha giocato 6 anni), ex allenatore delle giovanili ed ex compagno di squadra del direttore sportivo Goretti. La stagione inizia con un 4-0 rifilato in casa del Benevento (in Coppa Italia), un inizio promettente che ha avuto seguito in campionato. Gli umbri iniziano la stagione col botto, vincendo tre delle prime quattro e segnando una caterva di gol: 5 all’Entella, 4 al Pescara, 1 al Cittadella e 3 al Parma. La squadra di Giunti mostra un gioco aggressivo e verticale, lanciando giovani come Bandinelli, Colombatto, e soprattutto Han.
Con 6 gol nelle prime 7, il nordcoreano (classe ’98) è stato la principale sorpresa della squadra più sorprendente del campionato, ma l’incanto non dura abbastanza: dopo la vittoria sul Frosinone i biancorossi hanno perso 2-1 a Brescia, iniziando un filotto di 5 sconfitte consecutive (con 16 gol subiti). Giunti viene esonerato in diretta tv, e la panchina viene affidata a Roberto Breda – chiamato a traghettare la squadra verso la salvezza. La media di 1,17 punti a partita della nuova gestione ha segnato il definitivo ridimensionamento degli umbri, che ora viaggiano a metà classifica.
Qual è stato il gol di Caracciolo più “Caracciolo”?
Il primo ricordo nitido che ho dell’Airone è in un Inter-Brescia del 2010. Al sesto inseguimento su un lancio lungo dalla difesa ho scherzato su quanto fosse difficile la vita di un centravanti del Brescia. Due minuti dopo Caracciolo ha ricevuto un cross dalla sinistra, saltato Samuel con un rimpallo e – in scivolata, anticipando la copertura di Lúcio – ha segnato il gol dell’1 a 0, lasciandomi a bocca aperta. I gol di Caracciolo sono tutti riconoscibili, ma sono anche tutti inaspettati. Quest’anno ha mostrato tutto il suo repertorio: colpi di testa sul secondo palo, tocchi ad anticipare il portiere in uscita, rigori a sfondare la porta e insospettabili acrobazie.
Sono tutti meritevoli, ma per me il gol più caracciolesco resta il 2 a 0 sulla Salernitana: 12 secondi che riassumono tutta la sua eccezionalità. Ci sono due momenti distinti, in quel gol: nella prima parte dell’azione – mentre tutti si affannano per il pallone – Caracciolo resta immobile, silente, quasi nascosto. Appena Machin entra in possesso il numero 9 si anima, facendo il solito movimento col braccio per chiamare il pallone. In quel momento è come se spiegasse le sue ali, facendo sembrare molto più piccolo il suo marcatore.
Il cross non è per lui, ma gli arriva comunque: Torregrossa sfiora appena, Pucino fa uno scivolone simile ad un inchino, e Caracciolo si trova palla sui piedi. La conclusione non è elegante né pulita, ma è ciò che serve per superare l’uscita di Radunović: 2 a 0 e partita in cassaforte.
Quali sono i giocatori chiaramente troppo forti per la Serie B?
La Serie B è un campionato strano, le cui peculiarità hanno portato allo svilupparsi di esperti della categoria, giocatori che in seconda serie trovano una forza paragonabile a quella di Superman lontano dal pianeta Kripton. La distinzione tra questi giocatori e i giocatori troppo forti è sottile ma riconoscibile. A guidare la truppa dei “troppo forti” c’è sicuramente Ilija Nestorovski, un giocatore prestato alla Serie B al solo scopo di riportare il Palermo in massima serie. Il capitano rosanero sembra già giocare una categoria diversa dagli altri, come dimostrano i 10 gol (e 2 assist) in 17 presenze. Non è il solo, tra i rosanero: Rispoli, Chocev, Aalesami e Jajalo stanno giocando benissimo, e sembrano in cadetteria solo di passaggio.
Ma la qualità non è solo in Sicilia. A Bari c’è Cristian Galano, che negli ultimi mesi ha scelto di abbandonare lo stereotipo del fantasista mancino a suon di prestazioni d'alto livello: nel 4-3-3 costruito quest'anno da Grosso Galano si è preso definitivamente la scena, segnando 15 gol e trascinando il Bari nella metà alta della classifica. A Frosinone c'è Federico Dionisi, che sembra aver trovato la definitiva maturità, a Empoli - insieme a due giocatori "di categoria" come Caputo e Donnarumma - si sta mettendo in mostra Rade Krunic. Dopo l'esordio in Serie A, due anni fa, il bosniaco ha avuto una crescita costante, dal punto di vista fisico, tecnico e tattico.In questa stagione il bosniaco ha mostrato la piena maturazione tattica, aumentando l'incisività sotto porta (3 gol, 8 assist) e disimpegnandosi senza problemi in più moduli e più ruoli.