La società del presidente Cellino ha ufficializzato l'esonero di Inzaghi, che adesso però impugnerà la decisione provando a far valere la clausola anti-esonero presente nel suo contratto. Al suo posto torna Corini. La lettera di addio sui social: "Lascio un treno in corsa che non avrei mai voluto lasciare"
Filippo Inzaghi non è più l'allenatore del Brescia. La notizia era nell'aria ormai da giorni, ma adesso è arrivata anche la conferma da parte del club lombardo con una nota ufficiale pubblicata sul proprio sito web: "Brescia Calcio comunica di aver sollevato dall'incarico di tecnico della Prima Squadra Filippo Inzaghi. Il Club ringrazia l'allenatore piacentino per il lavoro svolto rivolgendogli un sincero in bocca al lupo per il prosieguo della carriera". Al suo posto Massimo Cellino ha scelto Eugenio Corini, che siederà così per la terza volta sulla panchina del Brescia dopo una prima avventura iniziata a settembre 2018 e conclusa a novembre 2019 (con tanto di promozione in Serie A) e l'altra breve parentesi tra dicembre 2019 e febbraio 2020 (solo otto gare). Corini, che nelle scorse ore ha risolto il contratto con il Lecce, dirigerà già nel pomeriggio il primo allenamento alla guida del Brescia.
Inzaghi non ci sta: pronta la battaglia legale
L’esonero di Pippo Inzaghi però avrà degli strascichi legali. Nel contratto dell'allenatore, infatti, era presente una clausola che impediva l'esonero nel caso in cui la squadra si trovasse nelle prime otto posizioni (il Brescia attualmente è al quinto posto nel campionato di Serie B, a -5 dalla vetta della classifica). Nonostante questo aspetto contrattuale però – a differenza di quanto invece avvenuto a inizio febbraio, quando già Cellino aveva deciso per il cambio in panchina prima di fare marcia indietro – Cellino ha deciso di portare avanti la sua scelta, interrompendo il rapporto con Inzaghi. Che adesso però impugnerà il contratto firmato a giugno per far valere la clausola anti-esonero che lo aveva già "salvato" a febbraio.
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La lettera di addio sui social
"Nove mesi fa sono arrivato a Brescia carico di voglia di fare, di ritornare in una piazza calda per costruire qualcosa di bello in due anni di progetto; mi era stato chiesto un consolidamento della squadra in serie B, con un sogno play-off, dal quale era nato l’impegno della società a non esonerarmi qualora la squadra fosse rimasta tra le prime otto, ad evidenziare che, se si fosse raggiunto quello obiettivo, nulla avrebbe potuto togliermi il posto" - sono le parole di Inzaghi postate su Instagram -. Chi mi conosce sa che sono ambizioso, pertanto dentro di me il sogno dei play-off è diventato un obiettivo di partenza, perché io sono fatto così, se non rendo e non faccio a vendere al mille per mille divento pazzo. E così è stato. Sono stati mesi di costruzione e di duro lavoro, di conquiste ed inaspettati primi posti. Tra me e la città è stato subito amore. Calorosa, discreta e mai caotica, mi ha accolto come una famiglia. A Brescia è nato mio figlio e qui staremo per un po’. Assieme all’enorme rammarico per questo esonero, comunicato con una fredda e-mail senza nemmeno una telefonata, lascio un gruppo splendido che mi sono sudato, lascio un treno in corsa che non avrei mai voluto lasciare, ma lascio soprattutto un pezzo di me dentro ad ognuno dei miei giocatori che spero si ricorderanno che il calcio si basa sul rispetto, sulla professionalità, sull’appartenenza e sull’amore verso questo sport. Mi sarebbe piaciuto divertirmi ad arrivare fino in fondo a questo anno incredibile. Ma si sa, anche questo è il calcio fatto di alti, di passi e di colpi di scena".
"Dopo trent’anni nel calcio che conta continua ancora a stupirmi, e amo questo sport anche per questo. Finisce questa avventura così, senza alcun rammarico. Con grande dignità lascio il testimone a chi verrà dopo di me augurandogli ogni vittoria possibile per questa città che merita davvero tanto. Ci tengo però a concludere con una riflessione che verrà approfondita nelle sedi competenti. seppure privilegiati anche noi sportivi siamo dei lavoratori, soggetti ad obblighi, doveri e diritti; sottoscriviamo contratti di lavoro come chiunque nel mondo del lavoro, che prevedono i diritti e, soprattutto, i doveri. Trovo assurdo che in uno Stato come l’Italia, che per l’appunto è una "Repubblica basata sul lavoro", le alte cariche dello sport non assumano la responsabilità per tutelare gli impegni contrattuali, scaricandole da una persona all’altra. Ma sono sicuro che la ruota gira sempre per tutti, e che dopo la tempesta venga sempre la quiete. Grazie di tutto Brescia e grazie a tutti voi bresciani. Ad Maiora".