Stevanin: "Il Bassano Virtus sarà grande"
Serie C - Lega ProNato a Bassano del Grappa e cresciuto calcisticamente con i giallorossi. Da 4 stagioni in prima squadra, il 21enne terzino sinistro guarda con fiducia al futuro: "Nelle ultime due stagioni abbiamo accarezzato il sogno promozione con i playoff. Qui ci sono società e gruppo giusti per riprovarci e riuscirci"
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Filippo Stevanin ci crede parecchio in un futuro sempre più luminoso del Bassano Virtus. Idea normale e condivisibile per uno che a Bassano del Grappa è nato e che col Bassano ha fatto tutta la trafila delle giovanili per poi andarsi a prendere un posto tra i grandi. Ma c’è di più. A 21 anni, quattro dei quali già trascorsi in prima squadra, Filippo ha potuto verificare con mano la solidità del proprio club, cosa assai rara nello scenario attuale del calcio, e sfiorare in ben due occasioni il sogno della promozione in Serie B. "Lo scorso anno ci siamo andati davvero vicini, e non mi riferisco solo ai playoff. Sul campo ce l’avevamo fatta, poi al Novara hanno restituito i punti tolti per la penalizzazione e alla fine, a parità di punti, in B sono andati loro per la differenza reti", ricorda il terzino sinistro che in questa stagione ha collezionato 26 presenze e due gol.
"Poi i playoff di quest'anno – prosegue – tanta amarezza anche lì. Il Lecce non ha rubato nulla, grande squadra e grande storia. Ovvio che puntino a tornare il prima possibile in alto. Però il risultato del Via del Mare (3-0) non racconta proprio tutta la verità su questa partita. Nei primi dieci minuti li abbiamo messi in difficoltà, sentivamo anche la preoccupazione e l’insoddisfazione del loro pubblico. Noi eravamo concentratissimi, convinti di poter fare qualcosa d’importante. Poi l’episodio dell’espulsione del nostro portiere ha cambiato tutto. Pazienza, ci riproveremo".
Il Bassano Virtus è un piccolo e perfetto meccanismo, dove tutto (o quasi) funziona in modo perfetto: dalla comunicazione alla già citata solidità del club. Ma Stevanin è certo che gli ottimi risultati degli ultimi anni derivino anche da altro: "Il gruppo, non ho dubbi. Da tempo l’ossatura della squadra è pressoché invariata. E questo non può non essere un vantaggio. Ci conosciamo, come persone e come calciatori, e sappiamo come sfruttare al meglio pregi e difetti, tecnici e non solo, di ciascuno".
Gruppo collaudato, nessun effetto collaterale. Nemmeno il rischio di un eccesso di sicurezza che potrebbe portare nei momenti più critici, che pure sono fisiologici nel corso di una stagione, a snobbare o semplicemente a prendere sotto gamba le scelte di chi lo stesso gruppo è chiamato a guidarlo: "Per un allenatore che arriva e trova una situazione del genere magari può non essere facile. E non nego che un rischio del genere possa esserci. Ma non a Bassano, non nel nostro spogliatoio. Abbiamo sempre messo tutti, ultimi arrivati in rosa compresi, nelle condizioni di lavorare al meglio e d'integrarsi il più velocemente possibile. E’ il risultato quello che conta, e in questo sport ci si arriva tutti insieme".
Paolo Maldini tra i grandi del passato, Marcos Alonso della Fiorentina tra i giocatori di oggi, ai quali Stevanin ha guardato e guarda con interesse: "Non mi paragono a nessuno di loro, sarei poco credibile se lo facessi. Ma entrambi hanno caratteristiche che chi gioca nel mio ruolo deve tenere ben a mente. Sono dei modelli e vanno presi come tali".
Laureando in Economia aziendale, il numero 6 giallorosso guarda ma non troppo al futuro: "Ho deciso di continuare a studiare perché l’impegno del calcio consente di farlo senza grandi sacrifici. E’ una cosa che volevo. Non so cosa farò a fine carriera, troppo presto per pensarci. Intanto, libro dopo libro, una base la creo. Sono un giocatore professionista, certo, ma i campionati come quelli di Lega Pro non danno garanzie per il domani. E allora studio".
A Bassano ne ha visti tanti di giocatori passare, ma uno di questi ha lasciato il segno nella crescita sportiva e nella carriera di Stevanin: "E’ Berrettoni, il nostro ex capitano. Da lui ho imparato molto. Ma la lezione più importante che mi porto dentro è il suo costante invito a non aver paura di sbagliare. 'Non concentrarti sull’errore', mi diceva, 'ma pensa sempre a come fare nel miglior modo possibile la giocata successiva'. E io le sue parole non le dimenticherò mai".