Cesena, daspo al padre di Shpendi per tentata aggressione e una gara a porte chiuse
IL PROVVEDIMENTOIl provvedimento per i prossimi tre anni emanato dal questore di Forlì-Cesena dopo che il responsabile, padre del giocatore bianconero Cristian Shpendi, era entrato in campo a fine gara tentando di colpire con un pugno il portiere della squadra sarda. Per il club romagnolo una gara a porte chiuse
Un daspo di tre anni per Liman Shpendi, padre di un gioctore del Cesena (Cristian), dopo quanto accaduto sul campo contro l'Olbia domenica sera all'Orogel Stadium 'Dino Manuzzi'; l'uomo è entrato in campo a fine gara tentando di colpire con un pugno il portiere della squadra sarda Filippo Rinaldi. E' quanto ha deciso il questore di Forlì-Cesena, Claudio Mastromattei. L'uomo potrà, dunque, seguire soltanto in televisione, per i prossimi tre anni, i match dei suoi figli, Cristian e Stiven, entrambi membri della nazionale under 21 dell'Albania. L'uomo è stato denunciato per scavalcamento e invasione di campo e per percosse sebbene nessuna querela sia stata per ora formalizzata. Il padre si è accanito contro il portiere - reo, a suo parere, di aver procurato una contusione al figlio - il quale non è rimasto ferito solo grazie all'intervento di un altro presente sul campo. Tutta la scena è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza.
Per il Cesena una gara a porte chiuse
Una sanzione per questa vicenda è stata comminata anche al club. La partita tra Cesena-Fermana del prossimo 3 febbraio si giocherà infatti a porte chiuse. La decisione si va ad aggiungere alla chiusura della "curva mare" stabilita per la partita con il Pontedera del 20 gennaio e arrivata a seguito di quanto accaduto a novembre durante il match di Pescara (ripetuti lanci di petardi che procurarono ferite ad alcuni steward). Quanto al caso Shpendi, il giudice sportivo sottolinea "la gravità della condotta" la quale "costituisce un fatto contrario alle norme in materia di ordine e di sicurezza e un fatto violento integrante pericolo per l'incolumità pubblica. Inoltre, essa ha rappresentato un rilevante rischio per l'incolumità dei tesserati e degli addetti ai servizi". Il giudice sportivo considera anche che "il rapporto di parentela dell'autore del gesto con un calciatore della società Cesena" permetta di qualificarlo come un "caso di particolare gravità".