La vita ‘veloce’ di Sinani: “Gattuso mi chiamava Mandzukic, ora corro e sogno col Bra”

Se c’è una cosa che ha sempre fatto Ismet Sinani, quella è correre. No, non è una storia à la ‘Forest Gump’, o cose particolari. Sinani corre, corre sempre. E a Bra quest’anno l’attaccante classe ‘99 ha cominciato a segnare come mai prima. Il suo obiettivo? Spingere ancora di più. E per uno che veniva chiamato‘Mandzukic’ da Rino Gattuso, forse è meno difficile del previsto. Comunque, lo ammetterai, quel soprannome che ti ha dato Gattuso non è proprio comune. “No, per niente! E mi fa un grande effetto. Ho lavorato con lui quando ero nella Primavera del Milan e lui mi ha disegnato un ruolo un po’ diverso da quello che reputavo essere il mio di base: mi sono sempre ritenuto una punta centrale, lui mi ha spostato a sinistra. Con tutte le differenze del caso: un esterno offensivo non deve solo stare in avanti, ma deve sacrificarsi, rientrare. In quegli anni Mandzukic alla Juve era fondamentale. E il mister con il suo staff ha iniziato a chiamarmi così. Posso aggiungere una cosa?” Certo. “Magari fosse così davvero! Sarebbe bello fare quella carriera. Intanto, sapere che uno come Gattuso ti chiami così fa già un piacere enorme. Chiunque sa chi sia il mister, cosa ha fatto anche da giocatore: ha trasmesso grinta, agonismo, qualità tecniche che ancora mi porto dietro. Come la voglia di fare bene. Siamo stati fortunati ad averlo” Tu e? “Pobega, Brescianini, Bellanova, Gabbia. Per fare qualche nome. Ma tutti, in generale. Se sei nella Primavera del Milan, puoi già sapere di essere al top per quel livello. Loro erano molto forti ma hanno saputo lavorare sempre, dimostrando applicazione e umiltà. Sono arrivati a livelli altissimi” E a te cosa manca per fare il salto in avanti? Intanto, con 4 gol in 10 partite questo è il tuo miglior inizio di campionato. “Proprio così: è la mia migliore partenza. Ho anche segnato in Coppa Italia contro l’Arezzo, che è fortissimo. Speravo di cominciare così, ho lavorato per cominciare così ma non posso né voglio ritenermi soddisfatto. Bisogna sempre crescere, un po’ come sta crescendo il Bra. Hanno avuto fiducia in me e voglio ripagarla tutta, senza mollare mai nulla” Ismet Sinani è forte in…? “Tecnica. O per lo meno, credo che sia un mio buon punto di partenza, proprio perché in Primavera ho provato più ruoli lì davanti. So poi usare bene il mio fisico, nonostante sia alto 185 centimetri” Ismet Sinani deve migliorare in…? “Esplosività: nel calcio bisogna essere sempre al top fisicamente e sto cercando di fare esercizi specifici per migliorare sia come giocatore, sia come atleta. E poi voglio essere più preciso sottoporta: in C non hai tante occasioni, bisogna sfruttarle il più possibile. Anche se…” Cosa? “Qui a Bra stiamo sperimentando molto. E la cosa mi piace. Siamo una piccola realtà, non ambiamo alla promozione in Serie B, lottiamo per la salvezza. Ma non rinunciamo per niente a giocare: ci sono delle idee che cerchiamo di portare avanti con coraggio e determinazione. È stimolante, per un giocatore, sapere di poter lavorare in questo contesto. E infatti nelle ultime 3 partite, abbiamo fatto due pareggi e una vittoria” L’ultima è contro il Rimini, 2-1. E la seconda rete è stata tua: gol di sinistro, che è il tuo piede debole. “E soprattutto giocavo con la maschera per la protezione facciale! È difficile vedere bene, credetemi. Più del previsto. Sono stato molto contento di quel gol: quei 3 punti sono molto importanti e ripagano i nostri sacrifici quotidiani. E io di sacrifici mi intendo” Non possiamo non notarlo, quando parli. Sei nato a Belluno, ma il tuo accento ha una cadenza albanese. “Albanese kosovara! Scrivetelo, è importante: tengo molto alle mie origini” Ce le racconti? “Io ho tre passaporti: quello italiano, quello albanese e quello kosovaro. Quando il Kosovo è entrato nella Fifa, ho scelto subito di giocare per quella nazionale, nonostante avessi già fatto qualche presenza nelle giovanili di quella albanese. La mia famiglia si è trasferita qui per cercare di farsi una nuova vita. Io mi sento anche italiano, ma in casa ho sempre parlato albanese. E sono orgoglioso delle mie origini pur rimanendo grato per sempre all’Italia: è il mio paese, voglio vivere qui. E ha dato alla mia famiglia la possibilità di andare avanti” Parlavi di sacrifici per giocare a calcio. A cosa fai riferimento? “Da piccolo non pensavo di fare il calciatore professionista. Forse, nemmeno lo volevo: pensavo a divertirmi e basta. Ma a poco a poco è cresciuto l’interesse: mio verso il calcio e delle squadre verso di me. Così mio papà ha preso in mano la situazione: per seguirmi, capitava che dovesse finire prima di lavorare. Lo faceva perché voleva sempre il mio bene, anteponendolo a tutti. Ha fatto così con me, mio fratello e le mie due sorelle. Siamo una famiglia molto unita, ci vogliamo bene” E sul tuo profilo Whatsapp, vediamo anche la foto di un matrimonio. “Che è avvenuto questa estate! Una delle mie gioie più belle. Quando non mi alleno, ne approfitto per fare qualche gita con mia moglie e con le persone che mi vogliono bene. Mi piace molto. Comunque, ci stavo pensando: esiste un ulteriore dettaglio che in qualche modo sintetizza tutti i miei aspetti familiari” Quale? “Il tifo. Sono milanista da sempre. E il rosso e nero sono i colori della bandiera albanese. Più legati di così, forse, non c’è nulla”

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Valentino Della Casa