Il giorno della rabbia-City: "Pressioni politiche su Kakà"
CalciomercatoGary Cook, il dg del Manchester che ha fallito il colpaccio: "Non siamo mai riusciti a parlare con il giocatore. Se volete la mia opinione, il Milan lo ha isolato. Lo ha blindato, sotto il peso della pressione politica e dell'opinione pubblica..."
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"Kakà era in vendita, ma noi non siamo mai riusciti a parlare con il giocatore. Se volete la mia opinione, il Milan lo ha isolato. Lo ha blindato, sotto il peso della pressione politica e dell'opinione pubblica". Garry Cook, direttore generale del Manchester City, non nasconde la delusione per il fallito assalto a Kakà.
"Abbiamo incontrato il club, il Milan ha detto chiaramente che Kakà era in vendita e noi abbiamo detto altrettanto chiaramente che volevamo portare il calciatore al Manchester City. Quando siamo passati alla fase successiva, ci sono state domande a cui non hanno saputo rispondere", dice Cook in una nota pubblicata sul sito ufficiale della società e in un'intervista alla BBC.
"Il Milan si è trovato a fronteggiare la pressione politica, ha provato a condurre la trattativa alla luce del sole e questo può aver mutato la situazione", aggiunge. I dirigenti del City, dice Cook, non hanno avuto la possibilità di parlare direttamente con il fuoriclasse verdeoro. "Non lo abbiamo mai incontrato. Era difficile per lui rifiutare l'offerta del Manchester City, visto che non siamo riusciti nemmeno a fargliela... Abbiamo sentito cose di ogni genere, ma non abbiamo intenzione di farci trascinare in queste discussioni: il nostro obiettivo rimane la costruzione di una squadra con un progetto a lungo termine".
Cook ieri ha parlato per quasi 7 ore con Bosco Leite, padre del calciatore. "Il padre di Kakà ha detto di essere molto interessato al progetto", dice. Il tono cambia quando si parla del Milan. "Siamo stati a Milano 4 volte, ieri la delegazione comprendeva 3 avvocati dell'ufficio legale della società. Era coinvolto anche un dirigente che aveva attraversato mezzo mondo per arrivare da Abu Dhabi", racconta. "Diverse settimane fa avevamo convenuto con il Milan di mantenere una certa riservatezza. Abbiamo scelto di non discutere i particolari della trattativa, non è corretto fare dichiarazioni quando non si conoscono i dettagli dell'affare", aggiunge.
"Sarebbe stato un investimento che avrebbe garantito un ritorno anche ai tifosi", dice con rammarico. Ieri, quando il traguardo sembrava vicino, è saltato tutto. "Ci hanno fatto accomodare in una stanza, senza cibo o bevande. Abbiamo fatto alcune domande e in particolare abbiamo chiesto dei rappresentanti del giocatore. Semplicemente, non ci hanno saputo rispondere. Volevano solo parlare di quanto avremmo pagato il giocatore. Abbiamo deciso di non entrare nei dettagli e non abbiamo fatto un'offerta al calciatore. Ieri il denaro è stato l'argomento principale", è la ricostruzione di Cook. I rimpianti sono evidenti. "Kakà è un grande giocatore, rappresenta tutti i valori dal football ed è l'ambasciatore ideale di uno sport così diffuso. Lo volevamo con noi, ma lo scenario è cambiato".
"Kakà era in vendita, ma noi non siamo mai riusciti a parlare con il giocatore. Se volete la mia opinione, il Milan lo ha isolato. Lo ha blindato, sotto il peso della pressione politica e dell'opinione pubblica". Garry Cook, direttore generale del Manchester City, non nasconde la delusione per il fallito assalto a Kakà.
"Abbiamo incontrato il club, il Milan ha detto chiaramente che Kakà era in vendita e noi abbiamo detto altrettanto chiaramente che volevamo portare il calciatore al Manchester City. Quando siamo passati alla fase successiva, ci sono state domande a cui non hanno saputo rispondere", dice Cook in una nota pubblicata sul sito ufficiale della società e in un'intervista alla BBC.
"Il Milan si è trovato a fronteggiare la pressione politica, ha provato a condurre la trattativa alla luce del sole e questo può aver mutato la situazione", aggiunge. I dirigenti del City, dice Cook, non hanno avuto la possibilità di parlare direttamente con il fuoriclasse verdeoro. "Non lo abbiamo mai incontrato. Era difficile per lui rifiutare l'offerta del Manchester City, visto che non siamo riusciti nemmeno a fargliela... Abbiamo sentito cose di ogni genere, ma non abbiamo intenzione di farci trascinare in queste discussioni: il nostro obiettivo rimane la costruzione di una squadra con un progetto a lungo termine".
Cook ieri ha parlato per quasi 7 ore con Bosco Leite, padre del calciatore. "Il padre di Kakà ha detto di essere molto interessato al progetto", dice. Il tono cambia quando si parla del Milan. "Siamo stati a Milano 4 volte, ieri la delegazione comprendeva 3 avvocati dell'ufficio legale della società. Era coinvolto anche un dirigente che aveva attraversato mezzo mondo per arrivare da Abu Dhabi", racconta. "Diverse settimane fa avevamo convenuto con il Milan di mantenere una certa riservatezza. Abbiamo scelto di non discutere i particolari della trattativa, non è corretto fare dichiarazioni quando non si conoscono i dettagli dell'affare", aggiunge.
"Sarebbe stato un investimento che avrebbe garantito un ritorno anche ai tifosi", dice con rammarico. Ieri, quando il traguardo sembrava vicino, è saltato tutto. "Ci hanno fatto accomodare in una stanza, senza cibo o bevande. Abbiamo fatto alcune domande e in particolare abbiamo chiesto dei rappresentanti del giocatore. Semplicemente, non ci hanno saputo rispondere. Volevano solo parlare di quanto avremmo pagato il giocatore. Abbiamo deciso di non entrare nei dettagli e non abbiamo fatto un'offerta al calciatore. Ieri il denaro è stato l'argomento principale", è la ricostruzione di Cook. I rimpianti sono evidenti. "Kakà è un grande giocatore, rappresenta tutti i valori dal football ed è l'ambasciatore ideale di uno sport così diffuso. Lo volevamo con noi, ma lo scenario è cambiato".