Juve, idea Kuranyi. Arriverebbe a giugno a parametro zero
CalciomercatoI bianconeri sono vicinissimi al giocatore in forza allo Shalke04, capocannoniere della squadra tedesca da tre stagioni consecutive. L'affare è seriamente concretizzabile perché Kuranyi è in scadenza di contratto con il club allenato da Felix Magath
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di Andrea Pressenda
Amauri e Kuranyi potrebbero sembrare due cloni. Capelli lunghi, la barba, lo stesso fisico e quel Brasile che - per entrambi - non sarà mai un posto dove trascorrere - solo - le vacanze. Kevin Kurany è cresciuto lì, sulle spiagge di Copacabana. Rio de Janeiro. Petròpolis per l'esattezza. Sole, gol e l'R'n b' colonna sonora - perfetta - per chi - da piccolo - ha già conosciuto mondi diversi.
Papà ungherese, la mamma di Panama. Per lui - allora - solo l'imbarazzo della scelta e la Germania - Stoccarda - la sua nuova casa. La sua nazionale. A 15 anni. Non solo un posto dove vivere. D'accordo - ora - il look si addice più ad un bravo ragazzo. Uno di quelli che a scuola amava la matematica e l'educazione fisica. Scontato. Soprattutto per chi, da sempre, ha avuto un rapporto speciale con il gol. Con quei numeri da aggiornare e - perché no - imparare a memoria: 15 con lo Stoccarda - in Bundesliga - al primo anno da titolare. Ora - sono 105. Con lui sempre in doppia cifra. Anche allo Schalke 04. La sua nuova squadra dopo il trasferimento - rumoroso - del 2005 per 7 milioni. Rumoroso, come l'addio - forzato - alla nazionale di Joachim Loew poco più di un anno fa.
11 Ottobre 2008, Germania-Russia, qualificazioni mondiali. Kuranyi saluta tutti alla fine del primo tempo. Della serie: non gioco più, me ne vado. E - in effetti - quella maglia con Loew c.t non la indosserà più, malgrado i tentativi di Bierhoff e Beckenbauer. Nessun rimpianto - però - per lui che dopo gli allenamenti ama stare a casa, in famiglia. Lontano dal calcio. Ma sempre al telefonino. L'oggetto a cui - davvero - non può rinunciare insieme alla fajolada. Una specie di talismano. Un po' come Felix Magath. Il maestro di Stoccarda. Lui che fu il primo ad insegnargli i movimenti da punta centrale. Lui che ha ritrovato allo Schalke. Per crescere ancora. Anche se il cittadino del mondo è già cresciuto abbastanza.
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Amauri e Kuranyi potrebbero sembrare due cloni. Capelli lunghi, la barba, lo stesso fisico e quel Brasile che - per entrambi - non sarà mai un posto dove trascorrere - solo - le vacanze. Kevin Kurany è cresciuto lì, sulle spiagge di Copacabana. Rio de Janeiro. Petròpolis per l'esattezza. Sole, gol e l'R'n b' colonna sonora - perfetta - per chi - da piccolo - ha già conosciuto mondi diversi.
Papà ungherese, la mamma di Panama. Per lui - allora - solo l'imbarazzo della scelta e la Germania - Stoccarda - la sua nuova casa. La sua nazionale. A 15 anni. Non solo un posto dove vivere. D'accordo - ora - il look si addice più ad un bravo ragazzo. Uno di quelli che a scuola amava la matematica e l'educazione fisica. Scontato. Soprattutto per chi, da sempre, ha avuto un rapporto speciale con il gol. Con quei numeri da aggiornare e - perché no - imparare a memoria: 15 con lo Stoccarda - in Bundesliga - al primo anno da titolare. Ora - sono 105. Con lui sempre in doppia cifra. Anche allo Schalke 04. La sua nuova squadra dopo il trasferimento - rumoroso - del 2005 per 7 milioni. Rumoroso, come l'addio - forzato - alla nazionale di Joachim Loew poco più di un anno fa.
11 Ottobre 2008, Germania-Russia, qualificazioni mondiali. Kuranyi saluta tutti alla fine del primo tempo. Della serie: non gioco più, me ne vado. E - in effetti - quella maglia con Loew c.t non la indosserà più, malgrado i tentativi di Bierhoff e Beckenbauer. Nessun rimpianto - però - per lui che dopo gli allenamenti ama stare a casa, in famiglia. Lontano dal calcio. Ma sempre al telefonino. L'oggetto a cui - davvero - non può rinunciare insieme alla fajolada. Una specie di talismano. Un po' come Felix Magath. Il maestro di Stoccarda. Lui che fu il primo ad insegnargli i movimenti da punta centrale. Lui che ha ritrovato allo Schalke. Per crescere ancora. Anche se il cittadino del mondo è già cresciuto abbastanza.