Campione di ritorno, una scommessa che non paga

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L'ipotizzato ritorno di Kakà al Milan ha diviso tifosi e critica (Getty Images)
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L'ipotizzato rientro al Milan di Kakà ha spaccato critica e tifosi. Un dato emerge analizzando la storia dei come back in Italia: da Sheva a Vieri nessuno ha fatto meglio del primo mandato, salvo qualche rarissima eccezione. GUARDA LA FOTOGALLERY

di AUGUSTO DE BARTOLO

Minestre riscaldate, cavalli di ritorno, nostalgici, pentiti di una scelta rivelatasi errata. L'ipotesi di un possibile nuovo regno di Kakà al Milan ha spaccato critica e tifosi. Un dato emerge nel tentativo di mettere tutti d'accordo: la strategia del "come back" non sempre funziona. La storia recente del Milan è intrisa di illustri rientri ma nessuno di questi ha portato beneficio, né alla squadra, tantomeno al campione di turno. Nel 2006 il figliol prodigo Andriy Shevchenko ha pagato a caro prezzo la decisione di emigrare oltremanica, al Chelsea: 47 partite, nove gol in due anni, contro le 127 reti in rossonero. Nostalgia di Milano, il ritorno che non ha portato fortuna: nessun gol in campionato nella stagione 2008-09, rispedito ad Abramovich senza ricevuta di ritorno.

Ma prima ancora del Re dell'est, al Milan fallirono la seconda chance Arrigo Sacchi e Fabio Capello, due degli allenatori che contribuirono a creare il mito rossonero in Europa e nel mondo. Il vate di Fusignano tornò in panchina nel 1996 al posto di Tabarez, ma non seppe essere all'altezza del primo mandato (ricchissimo di successi) concludendo il campionato all'11.o posto e perse la doppia sfida in un quarto di finale di Champions contro il non certo irresistibile Rosenborg. Stesso destino quello del Capello bis, reduce dalla vittoria nella Liga con il Real Madrid. Al Milan, il suo secondo regno durò solo una stagione terminata con un 10.o posto in campionato. Il tecnico di Pieris, tuttavia, seppe rifarsi anni dopo proprio alla guida delle merengues con cui, nella stagione 2006-07, vinse nuovamente la Liga, successo che però non gli valse la riconferma.

Questo fenomeno ha caratterizzato altre squadre in passato. Faustino Asprilla a Parma, diede lustro a una città allora all'ombra rispetto alle grandi platee. Una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa, una Supercoppa Europea conquistate lo fecero diventare beniamino dei tifosi. Poi due anni a Newcastle, il ritorno e il flop: 22 gare, tre gol nella stagione dell'addio. Come Tino anche Bobo, di ritorno all'Atalanta (club che lo fece conoscere al grande calcio nella stagione 1995-96) addirittura in due momenti diversi intervallati da un anno alla Fiorentina. Il Vieri bis fu una delusione con i 2 gol in sette partite, il Vieri tris fece anche peggio, sempre 2 reti ma in nove gare. In agrodolce il deja-vu Cristiano Lucarelli a Livorno. Una stagione in maglia amaranto, la scorsa, dopo 4 anni e valanghe di gol terminati nel 2007. Dieci reti in campionato che non sono valse la salvezza. Quanto a Paolo Di Canio, il suo "come back" dall'Inghilterra alla Lazio nel 2004 fu positivo anche se non entusiasmante. Un amore ritrovato e durato due stagioni in cui le perle furono il gol nel derby del gennaio 2005 con annesso saluto romano a fine gara e conseguente squalifica.

Di minestre riscaldate ne abbondano tra gli allenatori. Detto dei tecnici del Milan, il caso più recente e emblematico è quello di Marcello Lippi, ct in Sudafrica quattro anni dopo la vittoria ai Mondiali 2006, vittima della sua stessa voglia di rivivere emozioni irripetibili. Il tecnico viareggino non seppe ripetere quanto fece sulla panchina della Juve, un primo ciclo vincente 1994-99 (con 3 Scudetti, 2 Supercoppe Italiane, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale) e poi l'altro 2001-2004 un po' meno ricco di successi ma comunque impreziosito da due Scudetti e da due Supercoppe Italiane ma con la macchia della finale di Champions persa a Manchester contro il Milan.
Un cavallo di ritorno che non seppe farsi intimidire dal suo passato è stato Hernan Crespo nel momento di vestire nuovamente la maglia dell'Inter dopo le 18 partite e i 7 gol messi a segno in campionato, più i ben 9 in Champions League datati 2002-03. Tornò in prestito dal Chelsea nel 2006 per due anni realizzando 20 gol in 60 gare, contribuendo alla vittoria di tre scudetti e ai successi in Supercoppa Italia 2006 e 2008. Un unico esempio incapace di sovvertire la statistica e un luogo comune che ha trovato riscontro pratico nell'amara realtà di chi decide di tornare.

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