Il mercato ai tempi dell'embargo. Vero o presunto che sia
CalciomercatoLa minaccia della chiusura delle trattative fra grandi e piccole del nostro calcio fa discutere i presidenti. Alcuni di loro ci credono, altri no, intanto si tratta. Eppure, se fosse così, che fine farebbero Boateng, Pastore, Asamoah, Inler e Sanchez?
Milan, Ambrosini rinnova - Pirlo e la Juve verso l'accordo - Tevez vuole lasciare il City
FOTO: mercato Sliding doors
La chiusura del mercato fra grandi e piccole? L'ipotesi di embargo per l'imminente sessione di affari estivi va avanti, se ne discuterà ancora. Qualche presidente ci crede, qualche altro (Pozzo: "E' uno scherzo...") molto meno, certo che se così fosse molti dei sogni di Inter, Milan, Juventus, Roma e Napoli sarebbero inesorabilmente ridimensionati. Che fine farà per esempio Boateng, in bilico fra Milano e Genova? Oppure Sanchez, sogno neanche troppo segreto dell'Inter di Moratti? Tutti affari destinati a saltare prima ancora di cominciare.
Come quello che porterebbe a Milanello Asamoah sempre dall'Udinese oppure il caso Pastore. Zamparini in questo modo non potrà avere neanche più la tentazione di vendere il suo fenomeno. In Italia, s'intende, perché senza accordo fra i club tutti guarderebbero fuori dalla Serie A sia per vendere che per comprare. E se è vero che le cosidette piccole avrebbero difficoltà ad avere acquirenti per i loro gioielli (neanche troppe: basta pensare all'interesse del City per Sanchez o del Bayer Leverkusen per Inler), anche le grandi non se la passerebbero meglio.
Innanzi tutti la serie A perderebbe talenti in rampa di lancio, dunque appeal, senza contare che i grandi campioni fuori costano più di quanto ci si possa permettere. Senza arrivare alle cifre record di Cristiano Ronaldo, chiedete al Lille quanto costa Hazard o all'Atletico Aguero. Con i club stranieri difficilmente possono essere inseriti nelle trattative contropartite tecniche. In Italia è molto più facile: perché i giocatori si conoscono meglio. E con più giocatori in mezzo è naturale che si abbassi il cash. E allora forse a tutti converrebbe trovare al più presto e insieme una soluzione che faccia contenti sia grandi che piccoli. Perché, come dice Preziosi, "questa è una famiglia un po' complicata, ma è pur sempre una famiglia...".
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La chiusura del mercato fra grandi e piccole? L'ipotesi di embargo per l'imminente sessione di affari estivi va avanti, se ne discuterà ancora. Qualche presidente ci crede, qualche altro (Pozzo: "E' uno scherzo...") molto meno, certo che se così fosse molti dei sogni di Inter, Milan, Juventus, Roma e Napoli sarebbero inesorabilmente ridimensionati. Che fine farà per esempio Boateng, in bilico fra Milano e Genova? Oppure Sanchez, sogno neanche troppo segreto dell'Inter di Moratti? Tutti affari destinati a saltare prima ancora di cominciare.
Come quello che porterebbe a Milanello Asamoah sempre dall'Udinese oppure il caso Pastore. Zamparini in questo modo non potrà avere neanche più la tentazione di vendere il suo fenomeno. In Italia, s'intende, perché senza accordo fra i club tutti guarderebbero fuori dalla Serie A sia per vendere che per comprare. E se è vero che le cosidette piccole avrebbero difficoltà ad avere acquirenti per i loro gioielli (neanche troppe: basta pensare all'interesse del City per Sanchez o del Bayer Leverkusen per Inler), anche le grandi non se la passerebbero meglio.
Innanzi tutti la serie A perderebbe talenti in rampa di lancio, dunque appeal, senza contare che i grandi campioni fuori costano più di quanto ci si possa permettere. Senza arrivare alle cifre record di Cristiano Ronaldo, chiedete al Lille quanto costa Hazard o all'Atletico Aguero. Con i club stranieri difficilmente possono essere inseriti nelle trattative contropartite tecniche. In Italia è molto più facile: perché i giocatori si conoscono meglio. E con più giocatori in mezzo è naturale che si abbassi il cash. E allora forse a tutti converrebbe trovare al più presto e insieme una soluzione che faccia contenti sia grandi che piccoli. Perché, come dice Preziosi, "questa è una famiglia un po' complicata, ma è pur sempre una famiglia...".
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