Corsa all'oro russo: i nuovi ricchi sconvolgono il mercato

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Roberto Carlos, punto di forza dei russi dell'Anzhi (Getty)
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La Russian Premier League è il nuovo eldorado economico del calcio. Così può capitare che campioni e fuoriclasse come Eto'o scelgano squadre senza storia come Anzhi o Terek Grozny, attratti dai contratti principeschi che Kerimov e Kadyrov possono offrire

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Non solo sceicchi e petroldollari, non solo oro nero estratto dai deserti arabi. I "nuovi ricchi" del calcio arrivano sempre più spesso dall'est. Sono i grandi magnati dell'ex Unione sovietica, imprenditori nei settori energetico, edilizio, dell'editoria, dell'import-export. Hanno le tasche piene di rubli e tanta voglia di spenderli nello sport più popolare del mondo. Investono in club europei o, se l'affare non va in porto, in giocatori dai nomi prestigiosi per trapiantarli nel loro paese, oppure scelgono ex stelle per allenare le squadre di casa.

I loro soldi stanno spostando i confini del calcio che conta grazie alla grande disponibilità di denaro liquido. E' il caso dello Zenit (San Pietroburgo) di Alexander Valeryevich Dyukov o dell'Anzhi Makhachkala di Suleyman Kerimov, azionista di Gazprom, oltre che di Sberbank e Polymetal. Lo stesso che nel 2004 aveva messo gli occhi sulla Roma. L'imprenditore tentò di acquistare la squadra attraverso la Nafta Moskva, per poi rinunciare improvvisamente. La sua fortuna personale, secondo Forbes, ammonta a 5,5 miliardi di euro. Lo scorso aprile, come regalo per i 38 anni, ha fatto recapitare a Roberto Carlos una Bugatti Veyron da 900 mila euro. Dopo avere tentato invano Rino Gattuso con l'offerta stratosferica di 10 milioni di euro per chiudere nel Daghestan russo la sua carriera, ecco la caccia grossa A Samuel Eto'o con la proposta di 20 milioni di euro a stagione e un'offerta che lo stesso Moratti ha definito "congrua e interessante".

Ormai la febbre russa per il pallone ha invaso anche l'Italia. A marzo il Venezia (serie D) è passato ad una cordata di imprenditori guidata da Yuri Korablin, 51 anni, immobiliarista, già sindaco di Khimki dal 1991 al 2001, deputato della Duma dal 2001 al 2006 e fondatore del Football Club Khimki e del Khimki Basket.

Tra i "paperoni" russi, tra i primi ad investire in Europa è stato il plurimiliardario Roman Abramovich (petrolio e gas), rilevando nel 2003 il Chelsea. Fu lui ad avviare, con il finanziamento silenzioso al Cska di Mosca (le norme Fifa vietano di essere azionisti di due società) la corsa dei colossi industriali ai club nazionali. Seguito da Gazprom e Gazprom Bank, sponsor e proprietari dello Zenit, che Luciano Spalletti ha condotto a vincere il campionato russo nel 2010. Sempre in Premier League ha investito il magnate uzbeko Alisher Usmanov (acciaio, gas, editoria), proprietario del 30% dell'Arsenal.

Non bada a spese nemmeno Ramzan Kadirov, presidente del Terek Grozny e della Repubblica cecena. Sulla panchina del club (campionato russo) aveva chiamato Ruud Gullit, ex stella olandese di Milan, cacciato però lo scorso giugno dopo una sconfitta. Kadirov è lo stesso che ha invitato Maradona a Grozny per una partita amichevole e, a febbraio, aveva offerto a Ronaldo una pensione dorata, con un ingaggio da 8 milioni di euro per un anno e mezzo.

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