Quelli che a volte ritornano. E costano molto di più

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Mattia Destro è in comproprietà fra Siena e Genoa. L'Inter lo vuole. Anzi: lo rivuole (Getty)
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L'Inter vuole riprendersi Destro, la Juventus Giovinco: tanti ragazzi del vivaio lasciati partire si sono fatti rimpiangere da dirigenti poco lungimiranti. Da Paolo Rossi a Fabregas, da Beppe Dossena a Oddo, tanti sono i precedenti. Pensate ad Adriano...

di Lorenzo Longhi

Tu chiamala, se vuoi, lungimiranza. L'Inter vuole, per la prossima stagione, Mattia Destro, la Juventus Sebastian Giovinco. Niente di strano in sé. Non fosse che i due, rispettivamente in nerazzurro e in bianconero, erano di casa, essendo cresciuti nelle giovanili. Ma oggi Destro, che l'Inter nel 2010 cedette al Genoa per arrivare Ranocchia, è in comproprietà fra i rossoblù e il Siena e viene valutato almeno 10 milioni di euro. Discorso simile per i bianconeri e Giovinco, di cui però la Juventus detiene ancora una metà del cartellino: il Parma, però, l'altra metà gliela farà sudare.

Errori di prospettiva. Non sono i primi, non saranno gli ultimi. I precedenti, anche illustri, non mancano. Clamoroso, ad esempio, fu quello dell'Inter nel 2002: i nerazzurri avevano in casa Adriano e lo cedettero in comproprietà al Parma per 15 milioni. Moratti e Oriali brindarono all'affare, salvo poi riprendersi l'altra metà del brasiliano - allora uno dei migliori talenti del calcio - nel gennaio 2004 per circa 22,5 milioni. Fu come ricomprarlo, ma pagandolo un terzo di più, e con ingaggio più che raddoppiato.

Capitava anche decine e decine di anni fa. Giovanni Ferrari, il giocatori italiano ad avere vinto più scudetti, negli anni '20 del Novecento era un prodotto delle giovanili dell'Alessandria, che lo cedette all'Internaples per 5 mila lire nel 1925 e, un anno dopo, pagò più del doppio per riprenderselo. In tempi più recenti, nel 1976, la Juventus cedette al Vicenza la comproprietà di Paolo Rossi per 100 milioni di lire. Giussy Farina riscatto, più tardi alle buste, l'altra metà per 2 miliardi e 612 milioni. Boniperti, nel 1981, lo riportò a casa sborsando 3 miliardi. Da questi errori non ci sono club immuni: il Torino sbagliò, ad esempio, con Beppe Dossena e Paolo Beruatto, cresciuti al Filadelfia poi ripresi dopo diversi anni, il Milan con Massimo Oddo, la Juve con Domenico Criscito, l'Inter con Goran Pandev, e meno male che il suo ritorno, per questioni giuridiche, fu a costo zero, nonostante un ingaggio assai elevato.

Quando poi ci si mettono di mezzo regolamenti differenti fra diverse federazioni (nei casi di specie l'età alla quale si può fare firmare ai giovani calciatori il primo contratto professionistico), tutto si complica. Lo sa bene il Barcellona, che nel 2004 vide Gerard Piqué, prodotto della Cantera, firmare con il Manchester United a costo zero. Tornò in Catalogna, Piqué, quattro anni dopo, ma il Barça pagò per averlo 5 milioni di sterline. Un anno prima, allo stesso modo, Cesc Fabregas era volato a Londra per sistemarsi all'Arsenal: è rientrato a casa solo la scorsa estate, pagato 34 milioni di euro, più ulteriori eventuali sei di bonus. Al Parma capitò qualcosa di simile: aveva cresciuto Giuseppe Rossi che, vinto lo scudetto Allievi Nazionali nel 2004, venne "rapito" dal Manchester United. A Parma tornò, ma in prestito, nel gennaio 2007, portando la squadra alla salvezza. Ghirardi avrebbe voluto ricomprarlo, ma i Red Devils chiesero troppo: costava già oltre 11 milioni. Non se ne fece nulla.