Silvio, la famiglia rossonera riunita? Tutti (meno) Allegri
CalciomercatoBerlusconi vorrebbe ridare il Milan a un milanista (o, "al massimo", a Guardiola). Se Ancelotti fallisse al Psg sarebbe la prima scelta (con Inzaghi vice, a Gattuso la Primavera). E una dirigenza inattaccabile: Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini...
di Alfredo Corallo
Da navigato professionista della dissimulazione Adriano Galliani si ostina a ripeterci che tra la società di via Turati e Massimiliano Allegri non c'è in corso nessuna guerra, che il tecnico toscano è stato una sua scelta, che l'ha visto tranquillo, e di conseguenza bisognerà pazientare ancora per vedere il "mediatico" Pippo Inzaghi sulla panchina del Milan dei grandi. Al diavolo, dunque, maldicenze e incomprensioni estive, ovvero: la solenne incazzatura in mondovisione per la "manita" subita dal Real Madrid nell'amichevole newyorkese ("Non siamo la Solbiatese, non si possono fare nove sostituzione contro il Real!"); l'annosa questione dei misteriosi infortuni; le divergenze sulle operazioni di mercato ("caso" Ze Eduardo, poco gradito all'allenatore); visioni discordanti degli obiettivi stagionali (ceduti Ibra e Thiago Silva Allegri parla di terzo posto e l'ad lo inchioda con gli ultimi acquisti Bojan, Pazzini e De Jong invitandolo a non cercare più alibi "ché noi siamo il Milan"). Insomma, non bisticcetti tra innamorati, ma tonnellate di aria pesante.
Bersaglio mobile - Allegri, in sostanza, ha un'unica via di salvezza: vincere tutte - o quasi - le sette partite che i rossoneri affronteranno da sabato (Atalanta in casa) al 7 ottobre, giorno del derby. In mezzo due sfide di Champions (Anderlecht al Meazza e Zenit in Russia) e le trasferte insidiose di Udine e Parma. Passa da qui il suo futuro che, ad oggi, non appare così confortante. E diciamolo: Silvio Berlusconi non c'è mai andato pazzo per il livornese, l'inconveniente di non avere il "pedigree" rossonero lo ha sempre insospettito malgrado nel biennio abbia vinto lo scudetto totalizzando più punti di tutti. L'idea, allora, sarebbe quella di tornare alla tradizione, affidare il Milan a un milanista già prima di Natale se dal tour de force dovesse uscirne con le ossa rotte.
Tassotti traghettatore, Guardiola o Carletto al timone? - L'eterno secondo di Ancelotti, Leonardo e Allegri potrebbe avere la chance - a termine, a meno di un clamoroso exploit - di scortare la squadra alla fine del campionato con la missione di consegnarla al destinatario quantomeno con i preliminari di Champions in ghiacciaia. A chi? Beh, per Guardiola il Cavaliere farebbe un'eccezione al test del Dna (se l'ha fatta col conte Max...). E' vero, i proclami da "lacrime e sangue" andrebbero sonoramente a farsi benedire, ma in tempo di elezioni e per il genio catalano questo e altro.
Piano B - Sarebbe un déjà vu, ma per rinunciare al Psg degli sceicchi Carlò dovrà per forza di cose combinare un disastro, del tipo Ligue 1 persa nuovamente e harakiri in Europa. Tornato in rossonero servirebbe a far crescere il suo delfino d'area e degno erede SuperPippo (e mettiamoci pure un Gattuso da svezzare con la Primavera, che il patentino ce l'ha). Ma se, invece - ipotesi più verosimile - la corazzata francese dovesse conquistare il titolo spingendosi avanti anche in Champions, a quel punto non resterebbe che giocarsi il jolly.
Pacchetto familiare - Con Inzaghi ai primi passi negli Allievi nazionali, Marco Van Basten e Frank Rijkaard sotto contratto (con Heerenveen e Arabia Saudita) riaffiorerebbe alla mente un vecchio pallino: il rossonerissimo Billy Costacurta. L'ex difensore si caricherebbe la compagnia in corsa con la prospettiva di una riconferma a lavoro ben fatto (alla Stramaccioni, per intenderci) con il "paracadute" di un ruolo dirigenziale nell'eventualità opposta. Supposizione, quest'ultima, che potrebbe realizzarsi anche con Ancelotti manager e, chissà, con a fianco Paolo Maldini, Franco Baresi e Mauro Tassotti, come ai vecchi tempi. Ecco, allora sì che la famiglia sarebbe al completo.
Acqua azzurra... - Già, ma Allegri? Potrebbe scegliere di accasarsi da un'altra parte - lo offerte non mancheranno - o, meglio, potrà godersi ai tropici i milioni gentilmente offerti dall'AC Milan senza alzare un dito fino al 30 giugno 2014, data di scadenza del contratto da 2.4 a stagione ("e i bonus mancia"). Tutta un'utopia?
Da navigato professionista della dissimulazione Adriano Galliani si ostina a ripeterci che tra la società di via Turati e Massimiliano Allegri non c'è in corso nessuna guerra, che il tecnico toscano è stato una sua scelta, che l'ha visto tranquillo, e di conseguenza bisognerà pazientare ancora per vedere il "mediatico" Pippo Inzaghi sulla panchina del Milan dei grandi. Al diavolo, dunque, maldicenze e incomprensioni estive, ovvero: la solenne incazzatura in mondovisione per la "manita" subita dal Real Madrid nell'amichevole newyorkese ("Non siamo la Solbiatese, non si possono fare nove sostituzione contro il Real!"); l'annosa questione dei misteriosi infortuni; le divergenze sulle operazioni di mercato ("caso" Ze Eduardo, poco gradito all'allenatore); visioni discordanti degli obiettivi stagionali (ceduti Ibra e Thiago Silva Allegri parla di terzo posto e l'ad lo inchioda con gli ultimi acquisti Bojan, Pazzini e De Jong invitandolo a non cercare più alibi "ché noi siamo il Milan"). Insomma, non bisticcetti tra innamorati, ma tonnellate di aria pesante.
Bersaglio mobile - Allegri, in sostanza, ha un'unica via di salvezza: vincere tutte - o quasi - le sette partite che i rossoneri affronteranno da sabato (Atalanta in casa) al 7 ottobre, giorno del derby. In mezzo due sfide di Champions (Anderlecht al Meazza e Zenit in Russia) e le trasferte insidiose di Udine e Parma. Passa da qui il suo futuro che, ad oggi, non appare così confortante. E diciamolo: Silvio Berlusconi non c'è mai andato pazzo per il livornese, l'inconveniente di non avere il "pedigree" rossonero lo ha sempre insospettito malgrado nel biennio abbia vinto lo scudetto totalizzando più punti di tutti. L'idea, allora, sarebbe quella di tornare alla tradizione, affidare il Milan a un milanista già prima di Natale se dal tour de force dovesse uscirne con le ossa rotte.
Tassotti traghettatore, Guardiola o Carletto al timone? - L'eterno secondo di Ancelotti, Leonardo e Allegri potrebbe avere la chance - a termine, a meno di un clamoroso exploit - di scortare la squadra alla fine del campionato con la missione di consegnarla al destinatario quantomeno con i preliminari di Champions in ghiacciaia. A chi? Beh, per Guardiola il Cavaliere farebbe un'eccezione al test del Dna (se l'ha fatta col conte Max...). E' vero, i proclami da "lacrime e sangue" andrebbero sonoramente a farsi benedire, ma in tempo di elezioni e per il genio catalano questo e altro.
Piano B - Sarebbe un déjà vu, ma per rinunciare al Psg degli sceicchi Carlò dovrà per forza di cose combinare un disastro, del tipo Ligue 1 persa nuovamente e harakiri in Europa. Tornato in rossonero servirebbe a far crescere il suo delfino d'area e degno erede SuperPippo (e mettiamoci pure un Gattuso da svezzare con la Primavera, che il patentino ce l'ha). Ma se, invece - ipotesi più verosimile - la corazzata francese dovesse conquistare il titolo spingendosi avanti anche in Champions, a quel punto non resterebbe che giocarsi il jolly.
Pacchetto familiare - Con Inzaghi ai primi passi negli Allievi nazionali, Marco Van Basten e Frank Rijkaard sotto contratto (con Heerenveen e Arabia Saudita) riaffiorerebbe alla mente un vecchio pallino: il rossonerissimo Billy Costacurta. L'ex difensore si caricherebbe la compagnia in corsa con la prospettiva di una riconferma a lavoro ben fatto (alla Stramaccioni, per intenderci) con il "paracadute" di un ruolo dirigenziale nell'eventualità opposta. Supposizione, quest'ultima, che potrebbe realizzarsi anche con Ancelotti manager e, chissà, con a fianco Paolo Maldini, Franco Baresi e Mauro Tassotti, come ai vecchi tempi. Ecco, allora sì che la famiglia sarebbe al completo.
Acqua azzurra... - Già, ma Allegri? Potrebbe scegliere di accasarsi da un'altra parte - lo offerte non mancheranno - o, meglio, potrà godersi ai tropici i milioni gentilmente offerti dall'AC Milan senza alzare un dito fino al 30 giugno 2014, data di scadenza del contratto da 2.4 a stagione ("e i bonus mancia"). Tutta un'utopia?