Corsa scudetto: se l'affare a gennaio sposta gli equilibri
CalciomercatoIl Milan che rinuncia a Tevez bloccando la cessione di Pato è il caso più famoso: una scelta di mercato che risultò decisiva per il titolo. Anche Davids e Van Bommel tra i colpi che hanno cambiato la storia. Toni, invece, ci è solo andato vicino
Ma la Juventus ha veramente bisogno di Sneijder per vincere lo scudetto? E la Roma, nel caso, come dovrebbe rispondere? Nel mese di gennaio la lotta per il titolo si sposta nelle stanze degli hotel del calciomercato dove, a dispetto del nome che prende la sessione invernale (mercato di riparazione) ad attivarsi sono soprattutto le big: e non per “riparare”, bensì per rafforzarsi ulteriormente. Capita poi che a volte la mossa di gennaio si riveli decisiva, e allora tanta attenzione attorno ai movimenti di questi giorni diventa anche giustificata.
Sliding doors - Il caso Pato-Tevez del gennaio 2012, protagonista il Milan, rappresenta alla perfezione le sliding doors del destino e dimostra come una decisione sbagliata a gennaio possa davvero costare uno scudetto a maggio. Non avremo mai la controprova, ma visto il modo in cui l’Apache si è calato nella realtà italiana appena 18 mesi dopo, abbiamo l’impressione che con lui al posto del Papero intristito i rossoneri avrebbero un titolo in più in bacheca. Quella volta decise Berlusconi in persona, che stoppò la trattativa che avrebbe portato l’allora fidanzato di Barbara al Psg (nel frattempo Galliani aveva già stretto la mano a Tevez, tenendo Maxi Lopez in caldo in un hotel milanese), e quando è il capo a sbagliare c’è poco da fantasticare con i se e i ma.
Van Bommel meglio di Dinho - Sempre Berlusconi, appena un anno prima, aveva dovuto digerire la cessione del suo pupillo Ronaldinho, che lui reputava ancora “il migliore del mondo” ma che Allegri non faceva giocare praticamente mai. I risultati davano ragione all’allenatore, in corsa per il titolo contro l’Inter di Leonardo, e Galliani lo assecondò sostituendo la fantasia del brasiliano con i muscoli e le geometrie di van Bommel. Con l’olandese davanti alla difesa (e Pirlo ai margini che inizia a meditare l’addio) arriva lo scudetto: e chi vince, si sa, ha sempre ragione.
Ma quale mela marcia? - Riuscì a spostare gli equilibri anche Edgar Davids, la “mela marcia” ripudiata dal Milan e rifiorita in bianconero nel dicembre 1997. All’epoca la Juve alitava sul collo dell’Inter di Simoni, avanti due punti in classifica: a fine stagione sarà scudetto, quello ricordato per lo scontro Iuliano-Ronaldo più che per “la mossa del Pitbull”.
Toni a un passo dal mito - Sfortunata, invece, la favola di Luca Toni, che nel gennaio 2010 lascia il Bayern Monaco, in rotta con Van Gaal, per vestire il giallorosso. Quando arriva nella Capitale, la Roma è impegnata in una serrata lotta punto a punto con l’Inter di Mourinho e lui veste anche i panni dell’eroe decidendo lo scontro diretto del 27 marzo. Un mese dopo, la sconfitta con la Samp (doppietta di Pazzini) consegna di fatto lo scudetto ai nerazzurri e la portata dell’affare Toni si ridimensiona all’improvviso. E poi ci sono i ritocchi che non guastano: Mourinho che ottiene Pandev nel gennaio 2010 e ne fa uno degli eroi del Triplete o la Roma che un anno fa pesca Nainggolan senza nemmeno immaginare che possa rivelarsi tanto importante. Non sarà determinante per il titolo, ma è ancora in corsa per rifarsi con un anno di ritardo.
Sliding doors - Il caso Pato-Tevez del gennaio 2012, protagonista il Milan, rappresenta alla perfezione le sliding doors del destino e dimostra come una decisione sbagliata a gennaio possa davvero costare uno scudetto a maggio. Non avremo mai la controprova, ma visto il modo in cui l’Apache si è calato nella realtà italiana appena 18 mesi dopo, abbiamo l’impressione che con lui al posto del Papero intristito i rossoneri avrebbero un titolo in più in bacheca. Quella volta decise Berlusconi in persona, che stoppò la trattativa che avrebbe portato l’allora fidanzato di Barbara al Psg (nel frattempo Galliani aveva già stretto la mano a Tevez, tenendo Maxi Lopez in caldo in un hotel milanese), e quando è il capo a sbagliare c’è poco da fantasticare con i se e i ma.
Van Bommel meglio di Dinho - Sempre Berlusconi, appena un anno prima, aveva dovuto digerire la cessione del suo pupillo Ronaldinho, che lui reputava ancora “il migliore del mondo” ma che Allegri non faceva giocare praticamente mai. I risultati davano ragione all’allenatore, in corsa per il titolo contro l’Inter di Leonardo, e Galliani lo assecondò sostituendo la fantasia del brasiliano con i muscoli e le geometrie di van Bommel. Con l’olandese davanti alla difesa (e Pirlo ai margini che inizia a meditare l’addio) arriva lo scudetto: e chi vince, si sa, ha sempre ragione.
Ma quale mela marcia? - Riuscì a spostare gli equilibri anche Edgar Davids, la “mela marcia” ripudiata dal Milan e rifiorita in bianconero nel dicembre 1997. All’epoca la Juve alitava sul collo dell’Inter di Simoni, avanti due punti in classifica: a fine stagione sarà scudetto, quello ricordato per lo scontro Iuliano-Ronaldo più che per “la mossa del Pitbull”.
Toni a un passo dal mito - Sfortunata, invece, la favola di Luca Toni, che nel gennaio 2010 lascia il Bayern Monaco, in rotta con Van Gaal, per vestire il giallorosso. Quando arriva nella Capitale, la Roma è impegnata in una serrata lotta punto a punto con l’Inter di Mourinho e lui veste anche i panni dell’eroe decidendo lo scontro diretto del 27 marzo. Un mese dopo, la sconfitta con la Samp (doppietta di Pazzini) consegna di fatto lo scudetto ai nerazzurri e la portata dell’affare Toni si ridimensiona all’improvviso. E poi ci sono i ritocchi che non guastano: Mourinho che ottiene Pandev nel gennaio 2010 e ne fa uno degli eroi del Triplete o la Roma che un anno fa pesca Nainggolan senza nemmeno immaginare che possa rivelarsi tanto importante. Non sarà determinante per il titolo, ma è ancora in corsa per rifarsi con un anno di ritardo.