Mercato story: Salamon al Milan, la crisi ha radici lontane

Calciomercato
Il sito del Milan dà la notizia dell'acquisto di Salamon, che non vede l'ora di esordire. Non la vedrà mai, appunto...
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AMARCORD. Nei giorni in cui ci si interroga sull'origine del crollo rossonero è impossibile dimenticare i grandi flop di mercato collezionati da Galliani nelle ultime sessioni invernali. Il polacco e il "fantasma" Lucas Roggia i casi più eclatanti

Nuovo appuntamento con "Mercato story", la rubrica con cui ripercorriamo la storia delle sessioni invernali del calciomercato, ricordando trattative particolari, aneddoti o personaggi che hanno segnato il mercato di gennaio.

di Vanni Spinella

In un momento in cui si cerca di suddividere le responsabilità della crisi del Milan tra società, allenatore e giocatori è inevitabile, almeno per i tifosi, sognare un po’ grazie al mercato. Non ce ne vogliano se li riportiamo immediatamente con i piedi per terra. Se l’ultimo barlume di Milan vincente risale infatti alla stagione 2010/11, bisogna tornare al gennaio 2011 anche per assistere a un mercato rossonero che porta a qualcosa. Nello specifico a Cassano (in rotta con la Samp) e Van Bommel (voluto da Allegri al punto da preferire la sua clava al goniometro di Pirlo, davanti alla difesa), entrambi protagonisti di una seconda parte di campionato eccezionale. Lo scudetto a fine anno diede ragione a tutti: società (che gran mercato, quello di Galliani!), allenatore (in quanti metterebbero Pirlo ai margini del progetto?), giocatori (il ritorno di Cassano, il re degli assist).

Dalla stagione successiva inizia la caduta libera, con la qualità delle toppe invernali che si riflette sui risultati in campo. Qualche esempio: gennaio 2012, è il mese della telenovela Pato-Tevez. Il Milan toppa alla grande, puntando sul cavallo sbagliato, e lo scudetto va a Torino. Come se non fosse abbastanza, al mancato arrivo dell’Apache si aggiungono gli ingressi di Maxi Lopez (una settimana in hotel e un gol in 8 spezzoni di gara), Merkel (riportato a Milano dal Genoa per giocare una partita), Strasser (anche lui richiamato alla base dopo 6 mesi al Lecce: una partita), Mesbah (che un anno dopo sarà scambiato alla pari con Zaccardo), Muntari (preso giusto in tempo per segnare “il gol di Muntari”). Come dimenticare poi il caso di Lucas Roggia, puledro della premiata scuderia Raiola, segnalato a Galliani dallo stesso procuratore e portato a Milanello “sulla fiducia”: per il brasiliano, qualche presenza con la Primavera, nessuna apparizione in prima squadra e un mesto ritorno all’Internacional a fine stagione. Passato come un fantasma.

Il gennaio successivo è quello di Balotelli, mela-marcia-sì mela-marcia-no: visto il sollievo con cui il Milan se ne è liberato, possiamo tranquillamente bollarlo come flop. Insieme a lui vestono il rossonero il già citato Zaccardo e il polacco del Brescia Bartosz Salamon: pagato 3,5 milioni, in comune con Lucas Roggia ha la sponsorizzazione di Raiola (al quale va la solita percentuale) e la propensione a svanire presto nel nulla. Lo volevano almeno 6 club (si dice), Allegri non gli concede neanche un minuto.
Un gennaio fa il Milan diede il benvenuto a Honda, sul quale pesa ancora il dubbio dell’operazione di marketing, Taarabt (non riscattato a fine stagione: ma non aveva fatto bene?), Rami, Essien. Setacciando per bene tre sessioni di mercato, quello che resta nel piatto di un Milan che Berlusconi vorrebbe fantasioso e frizzante è soltanto la concretezza di Muntari. Hip hip… hurrà!