Quella porta che si chiude, il gioco del mercato che finisce
CalciomercatoLE IDI DI MARZIO. Quando l'uomo buono dell'Ata Hotel di Milano accosta l'uscio, significa che la sessione invernale dei trasferimenti è conclusa. Tra arrivi sfumati, tanti prestiti e soprattutto ritorni nostalgici. È mancato solo il grande botto finale
Quando si chiude la porta e l'uomo buono sorride dolcemente, hai la sensazione che il gioco sia finito. E ti rimane quella delusione fanciullesca di chi vorrebbe continuare a divertirsi ma deve andare a letto perché si è fatto tardi. Il calciomercato, adrenalina e passione, un virus che contagia grandi e piccini, uomini e donne, folle da stadio e da concerti.
L'Ata Hotel Executive di Milano, per un giorno, si trasforma in arena: dentro è tutto un rincorrersi, fuori un'esplosione di curiosità che riunisce ragazzi in attesa di chissà quale notizia, pronti a immortalare con il loro tablet giocatori e ds di cui magari nemmeno sanno il nome. "Fatta, preso, che colpo", ognuno pensa di aver fregato l'altro, qualcuno ci è rimasto male perché il suo affare è saltato.
"Non si fa più", un ritornello di moda nell'ultima puntata del reality, dove ha vinto la trattativa sfumata per mille motivi. "Ci dispiace, Pedro Mendes non ve lo diamo: dobbiamo prendere un sostituto", ecco la retromarcia a sorpresa del Parma con il Cagliari, tavoli che si alzano con la forza delle mani e delle urla, roba da film western. "Ederson non risponde al telefono, niente più scambio con Bergessio", tutta colpa di una suoneria silenziosa o di un dispetto brasiliano alla Lazio per la mancata considerazione. "Baselli adesso no, meglio a luglio", chissà perché Galliani cambia idea con l'Atalanta dopo aver allertato pure il giocatore per l'imminente sbarco in rossonero. "Ho deciso, vengo", troppo tardi per il Genoa e così Armero resta a Milanello scaricato da chi si era stufato di aspettare.
Fino al caso più unico che raro, di chi fa persino le visite mediche con il suo nuovo club per poi sentirsi dire che l'allenatore non lo vuole e non l'ha mai voluto. Roba da risarcimento danni. È la storia di Diakite sedotto e abbandonato dalla Samp, rispedito a casa da un capriccioso Sinisa che voleva Spolli poi finito alla Roma. Aggiungi un posto a tavola che c'è un acquisto in più, anche e soprattutto a prezzo di saldo.
Pozzi al Chievo, prestito con diritto di riscatto a mille euro. Eh? Mille euro, sì. Un attaccante che costa come un iPhone, è il mercato 2.0 del prendi uno e paghi chissà quando. Prestito con obbligo. Sì, di seguire la prossima edizione, perché giugno non è poi così lontano. E quando quella porta si riaprirà, sarà bello (ri)entrare con gli occhi spalancati di gioia. "E adesso chi compra la Juve?", l'uomo buono già si frega le mani.