Non solo Sarri, alla scoperta del meraviglioso mondo Empoli

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Gianluca Di Marzio

Padre e figlia al lavoro. Il presidente dell'Empoli Fabrizio Corsi con la figlia Rebecca
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LE IDI DI MARZIO. Al Castellani, mentre la squadra si allena, sulla pista corrono tutti, persone normali: scarpette da ginnastica e via. A Monteboro sembra di essere a casa. E' in questo ambiente che l'allenatore dei toscani ha creato il suo gioiellino

Empoli, stadio Castellani, un pomeriggio qualsiasi. Sulla pista di atletica corrono tutti, scarpette da ginnastica e via, mentre passa Saponara e sorride. Come fosse il tuo compagno di scuola. Il professore ha la sigaretta sempre accesa e l'aria da burbero. In realtà, scherza e fa battute, apre la porta degli spogliatoi agli sconosciuti e parlerebbe di tattica per ore.

Benvenuti nel mondo di Sarri, l'allenatore che passa le notti a vedere e rivedere tutte le partite del prossimo avversario. Considerando ogni possibile evento fuori programma un ostacolo per il percorso studiato fino alla domenica. C'è la cena di Natale prima dell'ultima gara di dicembre? Toglie concentrazione ai ragazzi. Una telefonata al presidente Corsi ("Fabrizio, dai, non la facciamo questa festa, ci distrae...") e il piano organizzato da settimane salta sul più bello. C'è la foto di gruppo? "Avete tre minuti per farla, abbiamo allenamento", serio che più serio non si può. "Meno tre, meno due, meno uno", con il povero fotografo che suda e scatta male: così vince la pressione di Sarri e da due anni non c'è il poster ufficiale della squadra perché servirebbe un miracolo di velocità e precisione. Un premio da ritirare? "Ti prego, vai te per me" fa Sarri al fido addetto stampa, "io devo rivedermi tutti gli schemi di Zeman: il lavoro fatto su Zola è da buttare". Domenica si va a Cagliari.

Il suo staff è di cinque collaboratori, c'è anche Simone Bonomi che ha giocato un anno a Napoli e ha smesso a 33 anni. Mentre il vice si chiama Francesco Calzona, parla toscano ma ha origini catanzaresi. E per convincerti tira fuori subito una maglia giallorossa indossata recentemente al Ceravolo. A vedere gli allenamenti, proprio dietro al Castellani, si riconoscono spesso addetti ai lavori: ieri c'erano Novellino e Flachi, proprio mentre a pochi passi alcuni atleti si esercitavano con il lancio del giavellotto. Lo stadio sarebbe da sistemare, a dir la verità: l'Empoli lo sa e sta studiando un progettino da quindicimila posti, senza pista, più qualche altro campo da far nascere a Monteboro, il centro sportivo dove si allenano e giocano le giovanili.

Al bar, c'è Oriano che prepara un buon caffè: sui muri è pieno di foto storiche o maglie autografate. "Quella di Totò Di Natale l'ho appena rimessa: mi ero arrabbiato perché ci fa sempre gol da avversario, bell'amico...", sussurra a bassa voce il custode di mille segreti a due colori, bianco e blu. Alcuni ex sono rimasti qui a lavorare come allenatori (Cupi, Esposito, Buscè), altri -come Montella- hanno investito in un negozio tra le vie del centro.

Sarri, nel frattempo, ha finito il suo allenamento di circa un'ora a massima intensità, tutto col pallone. "La linea, attenti alla linea", urla ai difensori. È la specialità della casa, quasi un marchio di fabbrica da queste parti. "Noi ci preoccupiamo della nostra zona, ci sarà sempre un compagno che ci aiuterà", è un coro a più voci. Quella di Rebecca, la figlia del presidente Corsi, è invece un inno alla speranza. "Non ci voglio neanche pensare alla possibilità che il nostro Sarri vada via", confessa commentando le indiscrezioni del Bar Cristallo. "Lo vuole il Milan, è sicuro", giura Rosario, il titolare. "Qui vengono a fare colazione, pranzo e cena, quasi tutti i giocatori: sono davvero di casa", perché la famiglia dell'Empoli si allarga sempre spontaneamente. E anche l'ultimo entrato, arrivato come giornalista curioso, si sente subito a suo agio. E tornerà presto.