Euro-gol all’Italia: così Nedved stregò la Lazio

Calciomercato

Gianluca Maggiacomo

Pavel Nedved esulta dopo aver battuto Angelo Peruzzi in Repubblica Ceca-Italia a Euro 1996 (GETTY)
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Era il 14 giugno del 1996. Gli Azzurri all’Europeo in Inghilterra incontrano la Repubblica Ceca nei gironi e vengono sconfitti anche grazie ad un guizzo di Pavel. Una rete che convinse definitivamente i biancocelesti a puntare su di lui

Tutto è cominciato con un gol all’Italia. Da Euro ‘96 al mercato. Pavel Nedved, allora giovane dello Sparta Praga, ci mise il tempo di una partita per imprimere un’accelerata determinante alla sua carriera. La cosa sicura in quell'estate di metà Anni Novanta era che il futuro Pallone d’oro era in procinto di cambiare squadra e nazione. Ma in pochi, e lui in primis, si aspettavano che di lì a qualche settimana sarebbe cominciata la sua storia in Serie A. Nedved e l’Italia si sono conosciuti il 14 giugno del 1996. Esattamente 21 anni fa. E non fu certo un piacere per i tifosi italiani. Era un’estate di sole, mare e, soprattutto, sogni azzurri. Gli occhi di tutti erano in Inghilterra, sede dell’Europeo. L’Italia, vice-campione del mondo guidata da Arrigo Sacchi, era inserita nel girone con la Repubblica Ceca. Lo scontro tra le due nazionali ci fu proprio nella giornata di oggi ad Anfield Road di Liverpool. E al triplice fischio finale le notizie erano due. La prima: l’Italia aveva rimediato una figuraccia perdendo 2-1 contro una squadra che si considerava alla portata. La seconda: tra i cechi aveva impressionato un certo Pavel Nedved, 23 anni ancora da compiere, autore del gol che aveva sbloccato la gara e di una prestazione super. In quella partita il “biondo” aveva fatto faville e si era messo in bella mostra nella vetrina del calciomercato. Tutto in 90 minuti. E da quel momento, il nome del numero 4 che correva come un forsennato e aveva fatto ammattire il centrocampo azzurro, era sulla bocca di tanti. La scintilla era scoccato. L’Italia aveva scoperto Nedved e la Lazio se ne era invaghita. Tanto che da quel momento in poi cominciò a pianificare il modo per portarlo nella Capitale.

 

Prima della Serie A

Fino ad allora Nedved si era messo in luce in patria come giovane promessa del calcio ceco. Il caschetto biondo ancora non c’era. Al suo posto, capelli corti e pettinati all’indietro da bravo ragazzo. In campo, però, era già un indiavolato. Primo agli allenamenti, una cura maniacale per la forma fisica e la passione, che conserva ancora oggi, per la corsa. Esordio nella massima serie ceca con il Dukla Praga. Poi allo Sparta, dove aveva cominciato pure a segnare: 28 gol in quattro stagioni.

 

Furia Ceca

Qualità e quantità che sono subito valsi la Nazionale. E con lei l’Europeo del 1996, quello che ha segnato il punto di non ritorno nella carriera di Nedved e il suo conseguente sbarco in Serie A. Ma l’arrivo di Pavel nel nostro campionato non fu immediato e scontato. A primavera di quell’anno Nedved era certo che si sarebbe trasferito al Psv Ehindoven: «Con gli olandesi c’era un accordo preliminare. Era tutto fatto, ma in seguito sono finito alla Lazio», ha raccontato qualche anno fa l'ex centrocampista. Determinante, quella partita contro l’Italia. Una gara giocata a mille. In cui ad impressionare non fu solo il gol, ma anche il tanto, tanto pressing e la corsa. Dopo di che, è cambiato tutto. Prospettive stravolte e ambizioni cresciute a dismisura. Non il Psv ma la Lazio. Non l'Eredivisie, ma la Serie A.

 

Pavel e il disastro Azzurro

La gara che tanto ha significato per la carriera di Nedved e per il prosieguo della Repubblica Ceca agli Europei del ‘96, per l’Italia è stata una vera e propria sciagura. Uno choc duro da digerire e preludio dell'eliminazione. Sacchi aveva escluso dai convocati big come Roberto Baggio, Gianluca Vialli e il capocannoniere della Serie A, Beppe Signori. In tanti storsero il muso. Ma all’esordio gli Azzurri vinsero contro la Russia grazie a una doppietta di Pierluigi Casiraghi. Contro i cechi, però, Sacchi stravolse la formazione della partita precedente, cambiando 5 giocatori su 11. Una scelta sciagurata, tanto che il ct, che perse pure Luigi Apolloni in difesa per espulsione, tenterà di tornare sui suoi passi a gara in corsa. Senza successo. Perché intanto sugli Azzurri si era già abbattuto il ciclone ceco e Nedved che, al 4' del primo tempo, aveva superato Angelo Peruzzi e regalato il vantaggio ai suoi.

 

Lo sguardo di Zeman

In Italia, prima di quella batosta all’Europeo contro la Repubblica Ceca, in pochi conoscevano Nedved. Di sicuro su di lui si era informato Zdenek Zeman, suo connazionale e, in quegli anni, allenatore della Lazio. Il boemo stravedeva per Pavel e aveva proposto al numero uno del club Sergio Cragnotti di comprarlo per sostituire Aron Winter, centrocampista olandese tutto classe e quantità, che in estate avrebbe lasciato i biancocelesti per andare all’Inter. Il colloquio tra Zeman e il patron per parlare  di Nedved ci fu prima dell’Europeo. Senza però risultati. Cragnotti non era sicuro delle qualità di questo 23enne dello Sparta Praga. Temeva fosse ancora immaturo per misurarsi con il nostro campionato. E poi doveva sostituire Winter, non uno qualsiasi. Insomma, Cragnotti prima di investire voleva valutare. L’occasione si presentò proprio il 14 giugno, nella gara tra la Repubblica Ceca e gli Azzurri. E bastò poco per capire che Pavel era un giocatore la Serie A e in linea con le ambizioni della Lazio di metà Anni Novanta.

 

Le chiamate del boemo

L’ok della società all’acquisto di Nedved dopo averlo visto all’opera contro l’Italia di Sacchi, diede inizio al pressing di Zeman sul giocatore. Un lavorio esplicito e costante che servì per sciogliere i dubbi del centrocampista, che non si sentiva pronto per la Serie A: «Ero convinto che sarebbe stato meglio procedere per piccoli passi, come andare a giocare in Olanda». Poi le cose andarono diversamente. «Se sono arrivato alla Lazio è stato grazie a Zeman, non c’è dubbio. E per questo gli sono grato ancora oggi», ha ammesso Pavel. «Mi ricordo le prime telefonate ai tempi dell’europeo del 1996. Mi chiamava e con la sua solita classe mi diceva: "Io penso che tu possa giocare in Italia". E così mi sono fidato di lui».

 

Nel cuore dei tifosi

La Repubblica Ceca fu la sorpresa di Euro '96. L'epilogo, però, fu negativo, con la sconfitta in finale contro la Germania grazie al golden gol di Oliver Bierhoff. Pavel la delusione per quella sconfitta la smaltì con l’arrivo alla Lazio, che per comprarlo versò nelle casse dello Sparta Praga 7 miliardi di lire. Il salto di qualità era compiutio. Da lì in poi iniziò un romanzo calcistico fatto di gol, corse, contrasti, grinta e, soprattutto, vittorie: uno scudetto, due coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Supercoppa europea e una Coppa delle Coppe. Esordio il 7 settembre contro il Bologna. La prima rete, contro Cagliari all’Olimpico il 20 ottobre. Cinque stagioni alla Lazio e poi la Juve, destinazione all’inizio non gradita a giocatore, ma dove presto si trovò a meraviglia, tra scudetti, una squadra di campioni e il Pallone d’oro portato a casa nel 2003. E poi la Serie B del post-Calciopoli e la vice-presidenza del club con Andrea Agnelli. Storia mista a cronaca. In cui tutto ha avuto inizio con uno sgarbo all'Italia in quel pomeriggio inglese del 14 giugno di 21 anni fa.