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Inter, presentazione Spalletti: "Riportare l'Inter nella sua storia"

Calciomercato

Comincia il nuovo corso dell'Inter, nel segno di Luciano Spalletti. Il nuovo allenatore nerazzurro è stato presentato al Suning training center di Appiano Gentile. "Porto lavoro e appartenenza, gli acquisti non vanno sbagliati"

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Il nuovo ciclo dell’Inter è iniziato oggi, con la presentazione ufficiale di Luciano Spalletti. L’allenatore avrà il compito di riportare i nerazzurri in Europa, dopo una stagione caratterizzata da troppa instabilità e chiusa con risultati al di sotto delle aspettative. 

Le prime parole per i tifosi

Prima dell'incontro con la stampa, Spalletti ha risposto alle domande dei tifosi con una diretta Facebook dal profilo ufficiale dell'Inter. "Voglio riportare l'Inter a contatto con la propria storia, l'identità della squadra deve essere sempre ben visibile. Il calcio cinese mi ha stupito, ho visto molta qualità anche se in Italia la fisicità è importante e i calciatori cinesi potranno sopperire con velocità e tecnica" ha detto l'allenatore. Che poi ha promesso: "Sbarcherò sui social, per avere un contatto diretto con la gente".

LA DIRETTA FACEBOOK DALLA PAGINA UFFICIALE DELL'INTER

La conferenza stampa

"Voglio partire dai complimenti a Stefano Vecchi, è stato veramente bravo. Spero che i nostri campioncini facciano buon uso di questa vittoria. Di solito sono loro a guardare ciò che succede in prima squadra, stavolta dobbiamo esser noi a guardare loro" ha esordito. Quindi le domande.

Perché l'Inter, una scelta così difficile?
"Per riposizionarla nel ruolo che le compete nella sfera che riguarda la storia di questo grande club. Ho scelto l'Inter perché quando l'ho immaginata, ho pensato alla storia piena di belle cose e le voglio vivere fino in fondo, da più posizioni: in prima linea come attore e al tempo stesso spettatore privilegiato. Così la posso conoscere tutta".

Quale identità di gioco avrà la squadra? Icardi avrà un ruolo centrale?
"La cosa più importante è che questa sia una squadra, nonostante tutte le qualità delle componenti a disposizione. Ho pensato ad un 4-2-3-1, però dobbiamo essere pronti a fare anche altre cose. Il modulo conta relativamente, l'aspetto fondamentale è saper riconoscere i concetti, avere una squadra che possegga ciò che stiamo cercando, che sappia dove vogliamo andare. Se sarà così, anche i più bravi saranno costretti a farsi da parte; in caso contrario, saremo noi a scansarci".

Perisic avrà un posto nella sua Inter?
"Un giocatore non determina la vittoria di un titolo, per cui giocatori forti come Icardi e Perisic devono comunque entrare in un meccanismo di squadra. Tutti dovranno darci un contributo per farci diventare forti".

Perché negli ultimi 7 anni così tanti allenatori e insuccessi?
"Guardando da fuori, sembra che sia uno scandalo. Io non sono più bravo degli altri che mi hanno preceduto, ma sono differente. Per cui, si lavorerà a modo mio e ho fiducia in questo, chiedo ai miei calciatori di fidarsi di me. Sarò al loro fianco al 100%. Ora dobbiamo lavorare giorno per giorno, per trovare una soluzione. Dobbiamo riportare l'Inter nella sua storia".

Ha lasciato la Roma e da avversario l'ha affrontata nel 2004/05. Come si sentirà quando vi incontrerete di nuovo?
"Ringrazio il presidente per i messaggi che mi ha mandato dopo il campionato. Grazie anche agli sportivi per l'affetto che mi hanno dimostrato. Non saranno importanti le posizioni di classifica, ma la differenza di punti: se tra due squadre ci sono 25 punti di differenza, vuol dire che ci vogliono 9 vittorie in più per scalare una posizione. Ci saranno delle reazioni, li conosco bene i miei ex calciatori, sono professionisti di grandissima qualità. Evidenziavano questa appartenenza ogni qualvolta arrivavano al centro: senza questa componente, non arriveranno i risultati. Sentirsi coinvolti emotivamente è più importante del discorso tattico. E quella partita la dovremo sudare molto di più, al cubo! Gente come Manolas, Strootman, Nainggolan, Dzeko (che di gol ne ha fatti tanti e ha saputo ribaltare in una stagione ciò che si diceva di lui) sa qual è l'obiettivo da raggiungere e lavorano per questo".

Negli ultimi sei anni, l'Inter ha sommato 186 punti di distacco dalla Juve. Cosa farà per ridurre il gap?
"Inter-Juve l'ho vista l'anno scorso e non sembrava esserci una differenza così marcata. Bisogna rispettarli, anche loro sono bersaglio di cattiverie, perché è una società forte e che ha dato bellezza al campionato italiano. Quindi vanno fatti i complimenti a Massimiliano Allegri per ciò che ha fatto. Quando si hanno calciatori forti si pensa che sia facile vincere, invece no: è difficilissimo. E' facile non vincere niente. La Juventus ha saputo vincere, vanno rispettati ma non temuti. Non inciamperemo nell'ultimo gradino, quando li affronteremo".

Perché è andato via da Roma? Cosa c'è in più all'Inter?
"L'Inter mi ha contattato sulla fine del campionato, avevo detto a Pallotta che venivo via. Sarei andato via se si facevano risultati e non sono arrivati. Quindi ero in difficoltà, ho sentito il malcontento della gente. C'era qualcuno a favore, ma il mio lavoro è unire tutti dalla stessa parte. Spero che la Roma adesso possa essere unita".

C'è una somiglianza tra lei e Capello: Roma, Russia e ora Suning. Vi siete già parlati? Come manterrete i legami con la Cina in futuro?
"Capello è un grande personaggio di questo sport e del calcio italiano. Da lui tutti abbiamo preso qualcosa e siamo stati attenti a ciò che è stato il suo modo di gestire le squadre. Ce ne sono stati anche qui, di capitani di ventura, come Herrera e Mourinho. Ci siamo trovati tante volte di fronte per il risultato sportivo in Italia, mentre in Russia è venuto fuori un rapporto più amichevole e di collaborazione poiché era l'allenatore della nazionale. Ora so che fa parte della famiglia Suning, sicuramente farà valere tutte le sue qualità. Per il momento non gli ho ancora parlato, ma sarà un piacere farlo e spero che succeda il prima possibile".

Si sono fatti tanti nomi per la panchina: prova orgoglio adesso? Come si unisce l'ambiente?
"A me non importa, ora sono l'allenatore dell'Inter e vi farò vedere che sono rilassato in questa posizione. Si fanno quelle cose che possiamo fare, senza compiere troppe valutazioni. Ciò che sarà fondamentale da parte mia, sarà riempire le partite con ciò che serve. Voglio farmi carico della storia dell'Inter, se parlo da lì sarà più facile avere quel vestito che devo indossare e che i giocatori dovranno riconoscere. L'Inter è una sfida eccitante e la vivrò per tale". 

Come sarà la squadra tra un mese? Cosa dirà ai calciatori?
"Stiamo lavorando per una squadra più forte, ma non sarà facile. Gli acquisti non vanno sbagliati, stiamo sentendo l'umore dei nostri calciatori. Nello spogliatoio parleremo di noi come squadra. L'Inter forte deve essere l'Inter, non devono essere i nomi che la compongono. Non ci sono obiettivi individuali se non ce n'è uno comune. Bisogna sapere la maglia che si indossa e quanti grammi pesa".

Pioli si era definito "potenziatore". Lei se ne dà una?
"La definizione me la darete voi, io spero che qualcosa dalla sfera venga fuori. Io mi alzo presto, vengo a lavorare e poi torno a casa. E questo lo faccio tutti i giorni".

Ha tutti gli uomini giusti per il 4-2-3-1?
"E' un modulo a cui sono legato, ma in partita fare qualcosa che l'avversario non si aspetta è un vantaggio che può fare la differenza. Tutte le squadre hanno cambiato durante il campionato, Pioli l'ha fatto e ha portato a casa una striscia di risultati in un buon periodo. L'Inter deve acquisire la costanza di un risultato permanente, non occasionale. E' chiaro che guardaremo la rosa per mettere i giocatori nelle condizioni di potersi esprimere al meglio. La prima cosa che guardo è la linea difensiva avversaria, un aspetto fondamentale è avere la curiosità di superare la linea difensiva". 

Che messaggio dà ai tifosi? L'Inter può essere la prima squadra che la farà diventare campione d'Italia?
"La passione degli sportivi è l'elemento centrale. Bisogna portare in evidenza quest'anima, il fatto di aver trovato molti tifosi nerazzurri in Cina è una forza maggiore. Uno slogan potrebbe essere 'Più siamo e più vinciamo'. Abbiamo una storia che brilla e i nostri sostenitori magari ora non hanno la possibilità di far sentire il loro contributo come allora, ma averli accanto sarà fondamentale. Si dà forza a quell'appartenenza di cui parlavo prima. Li aspettiamo fin dal ritiro di Brunico, perché devono essere partecipi della nostra ricerca di ciò che vogliamo determinare d'ora in avanti. Vogliamo far toccare con mano che siamo professionisti seri".

Quale giocatore porterebbe all'Inter dalla Roma?
"Ai giocatori devo dire delle cose, poi le racconto anche a voi, quelle che posso dire almeno. Ma prima devo confrontarmi con loro. Quando vi sembrerò eccessivo, do il meglio di me. Nel prossimo confronto, ci diremo le intenzioni e le strategie, io quelli della Roma li ho amati tutti e ho un ricordo bellissimo di tutti loro. Poi ora mi sto innamorando di quelli dell'Inter".

Nagatomo farà parte della nuova squadra?
"Ha le qualità di cui abbiamo parlato. E' una bella persona, gli si legge in faccia anche da avversario. Ha giocato partite buone e brutte come capita a tutti, ma sulla professionalità del calciatore nessuno potrà dirgli nulla, ne sono già sicuro. Poi parleremo anche con lui, nel ruolo ci sono diversi giocatori".

Come pensa di utilizzare Joao Mario? Lo staff è confermato?
"E' un calciatore offensivo, ha una vocazione ad attaccare e ha qualità nelle giocate, che può servire per comandare il gioco. Chi è padrone del campo vince più facilmente. Faccio un esempio con la Roma: riportando più dietro Pjanic e avanzando Nainggolan hanno fatto vedere cose ottime. Dentro la testa dei calciatori ci deve essere la componente di disponibilità. Anche dieci minuti bisogna farli in modo importante, che sia un completamento del lavoro dei compagni. Quando uno esce dal campo non voglio che mi saluti, lo dico da ora: così non si creano certi discorsi. Voglio che tutto sia sotto la luce del sole. Se non cambiamo, non cresciamo e così non viviamo bene. Qualcosa da cambiare c'è e ne possiamo parlare fin da subito. Pioli è un allenatore eccezionale, lo rispettano tutti per il valore che ha e io non sono più bravo di lui, ma diverso. Lo staff è il migliore che potessi avere. Ne stiamo parlando col direttore, per completarlo nel modo giusto. Al momento ci sono: Baldini, Domenichini, Pane e Iaia, che tra l'altro abita qui vicino. Può essere modificato ulteriormente, per essere coperti 26 ore al giorno con due ore di straordinario".

E' sorpreso dalla negatività che ha trovato? Quanto è stato formativo un ambiente come quello di Roma?
"L'altra sera, una signora mi ha detto: 'Tu sei l'allenatore dell'Inter? Cavoli tuoi!'. A me non sembra così, ve lo dimostrerò. Quella di Roma è stata un'esperienza bella e importante, che porterò con me e sarà impossibile da cancellare. Sono andato e tornato da lì, qualche volta l'ho avvantaggiata e altre ho creato dei problemi, ma ho costruito un modo di ragionare e vivere la Roma che era riconoscibile. Ho ricevuto il supporto e l'apporto di tutte le persone che non si vedono. Quelli che ti fanno trovare tutto a posto, che hanno un valore incredibile. Non alleno per far contenti tutti, ma per scegliere il miglior undici, con allenamenti che mi permettano di sbagliare poco. Con Stefano Vecchi c'è già collaborazione, gli ho fatto l'in bocca al lupo prima della finale, ora lo risentirò. Lui dovrà aspirare a prendermi il posto e ho bisogno dei suoi calciatori. Le coppe aiutano, danno possibilità ai giocatori di averli stimolati e sul pezzo. Se non si ha un gruppo adeguato poi si crea qualche scompenso. Ma è meglio giocare due partite a settimana piuttosto che una in questo aspetto".

A Roma aveva Dzeko, qui c'è Icardi: cambierà l'argentino o si adatterà a lui?
"Si proverà a modificare le qualità di un calciatore, ci vuole coraggio. Altrimenti non si spiega l'evoluzione di Nainggolan. Fa parte di una conoscenza approfondita, Icardi ha delle qualità incredibili e non dobbiamo perderle; gli daremo più appoggi. Dzeko è bravo nel dialogo con la squadra, meno bravo di Icardi nell'area di rigore probabilmente, non ne vedo un altro bravo come lui in questo aspetto. Sono tutte cose che Pioli ha già introdotto e che io riprenderò".

L'esperienza all'Inter è il non plus ultra della sua carriera? Le piacerebbe continuare anche oltre la previsione del contratto?
"E' il mio lavoro ad essere il non plus ultra. Anche ad Ancona ho vissuto una stagione bellissima per le sensazioni e i rapporti vissuti. Non ho esperienze più stimolanti, io mi comporterei così in qualsiasi squadra allenerò fino all'ultimo giorno. Dobbiamo essere tutti ambiziosi, speriamo innanzitutto di vincere le partite. Per il futuro dipenderà da ciò che realizziamo qui e lo voglio vivere più intensamente possibile".

Il 3 luglio comincerà a lavorare con la squadra. Per quella data vuole acquisti importanti o non ha fretta?
"Meglio averli prima ovviamente. In questo momento in cui possiamo lavorare con tranquillità, perché ogni errore possibile non crea problemi per le partite, ci proveremo. Anche se siamo legati ad altre vicende. Penso solo che sia chiaro per chiunque che poi bisogna dare il massimo nella tempistica che abbiamo a disposizione. Herrera diceva: 'Chi non dà tutto, non dà niente'. Faccio mia questa frase, e ci aggiungo lavoro e appartenenza".

Le piacerebbe lavorare con Oriali? Icardi è il capitano giusto?
"Tutti sanno che persona è Oriali, non sarò di certo io a porre un tappo per il ritorno di un personaggio come lui. Per me sarebbe un onore e un piacere. Icardi è il capitano e strada facendo oltre alle qualità di campione quale è, avrà il doppio lavoro di indicare anche ai compagni i comportamenti giusti nello spogliatoio". 

LA DIRETTA SUL CANALE YOUTUBE DELL'INTER