Il generico del campione: Delaney, mediano da Juve

Calciomercato

Luca Cassia

Se Blaise Matuidi è il primo nome per il centrocampo della Juve, occhio al 25enne danese Thomas Delaney
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Prosegue il rebus a centrocampo per i bianconeri di Allegri, interessati a Matuidi in uscita dal PSG. L'alter-ego a basso costo risponde al 25enne danese, dinamico e versatile come ribadito in pochi mesi al Werder Brema. Una scommessa economica e dall'ottima resa: qualcuno vuole provarci?

Per ogni farmaco esiste un medicinale equivalente, soluzione dai medesimi effetti che gode tuttavia di una spesa inferiore. Così come nei principali mercati farmaceutici mondiali, seppure oscurate dal fuoriclasse del momento, operazioni e trattative riservano alternative di pari efficacia ma dal costo decisamente minore. Non ci credete? Attraverso “Il generico del campione” vi indichiamo una proposta parallela al nome più chiacchierato tra i rumors di mercato: meno appeal, magari, ma il risultato è garantito.

Chi ricorda la telenovela Witsel? La ricerca di un centrocampista dal profilo internazionale non è un argomento esclusivo di questa sessione di mercato, certamente un imperativo tra le strategie della Juventus. Ne parlavamo attraverso il clone di N'Zonzi, pedina tentacolare del Siviglia gradito da Allegri ma blindato da una clausola di 40 milioni di euro. Prezzo che frena l’affondo dei bianconeri a caccia di un giocatore duttile e smaliziato, profilo coerente con l’altro nome nel ventaglio di Marotta e Paratici. È Blaise Matuidi, 30 anni e quasi 300 presenze con il PSG, il primo candidato a rinforzare la mediana della Juve. Tante le qualità che lo innalzano tra le preferenze della società: acume tattico e versatilità, ottime doti d’interdizione e inserimenti letali a renderlo una risorsa d’eccezione con 48 gol segnati in carriera. Chissà che l’operazione Neymar, punto di non ritorno nel calciomercato mondiale, convinca il PSG a privarsi di una pedina da 6 anni in squadra: si può chiudere a 20 milioni più bonus, parola di Mino Raiola che ne cura gli interessi. Sfumato Matic e con Lemina dirottato in Premier League, l’unica perplessità è legata all’età del francese tanto da aver spinto la dirigenza a valutare altre piste (Emre Can e André Gomes fino a William Carvalho). Magari non farà al caso di Allegri, tuttavia abbiamo un’alternativa dal sicuro affidamento.

THOMAS DELANEY

Ruolo: Centrocampista
Data di nascita: 3 settembre 1991
Altezza/Peso: 182 cm/71 kg
Nazionalità: Danese
Squadra: Werder Brema
Valutazione: 6 mln €
Scadenza contratto: 2021

Quattro volte più economico di Matuidi e altrettanti anni in meno all’anagrafe, Delaney condivide tratti in comune con il più celebre collega a partire dal piede mancino oppure il moto perpetuo in mediana e reti pesanti all’attivo. Un centrocampista eclettico, forse il valore aggiunto del repertorio che lo premia davanti alla difesa nonché da mezz’ala e persino da trequartista "mascherato" a giustificare un profilo da centrocampista totale. Attenzione al tiro dalla distanza: questo gol segnato in Champions contro il Bruges è stato votato il terzo più bello della scorsa edizione davanti a campioni come CR7, Higuain e Griezmann.

Cuore di capitano

A vederlo così, un po' divo hollywoodiano, tutto sembra fuorché il classico scandinavo dalla bionda chioma. Origini svelate dal cognome, lui che discende da avi irlandesi emigrati vicino a New York, alcuni dei quali trasferitisi in seguito in Danimarca. Ecco spiegata la cittadinanza americana di Delaney tuttavia mai disposto a rappresentare gli Stati Uniti in virtù dei natali legati esclusivamente alla capitale danese. Qui inizia a giocare nel KB ovvero la società più titolata del Paese prima di contribuire nel 1992 alla nascita dell’FC Copenaghen, dove costituisce un serbatoio d’eccellenza in materia di giovani talenti. Uno di questi è proprio Delaney, esordiente a 17 anni in prima squadra scalando tutte le gerarchie. Archiviati i primi trionfi alimenta la contesa per l’eleggibilità tra le Nazionali a lui interessate, bagarre risolta senza rimpianti a favore della Danimarca. Intanto diventa un idolo del Parken per leadership e devozione alla causa.

Al Copenaghen festeggia 7 titoli nazionali tra scudetti e coppe, accumula ben 50 presenze nelle competizioni internazionali dove sfida pure Barcellona, Juventus e Real Madrid fino a guadagnarsi un posto nella Nazionale maggiore (16 caps ad oggi). Dal 2014 capitano dei Leoni a dispetto della giovane età, Delaney ne diventa un simbolo grazie alle 245 partite disputate e uno stile tanto raro quanto elegante: nessun eccesso nella vita privata tantomeno sul campo, lui che da centrocampista difensivo non ha mai rimediato un'espulsione in carriera. Ottimo in tandem con Kvist e modello per i compagni, diventa un pezzo pregiato sul mercato: la scorsa estate sfiorò il Watford di Mazzarri non prima di trovare l’intesa con il Werder Brema, nobile decaduta del calcio tedesco che gioca d’anticipo posticipandone l’arrivo a gennaio. Nemmeno l’assalto del facoltoso Everton gli ha impedito di consacrarsi in Bundesliga nel 2017.

Il costo dell’operazione è di 2 milioni di euro, una cifra irrisoria considerando l’offerta del Brighton (12 milioni) neopromosso in Premier League dodici mesi più tardi. Effettivamente è in piena evoluzione la parabola di Delaney, mediano dinamico ed estremamente efficace per contrasti vinti e duelli aerei. Proprio il tempismo nello stacco lo rende un fattore da palla inattiva, abilità che in carriera l’ha visto segnare con la frequenza di un attaccante navigato. Centrocampista di rottura e disciplinato tatticamente, bravo anche nei fondamentali tecnici e predisposto al tiro dalla distanza come dimostrato nell’ultima Champions League. Doti che stuzzicano subito l’interesse di Alexander Nouri, allenatore del Werder vincolato al quartultimo posto fino all’arrivo del danese a gennaio. Poco fortunato il promettente Thomas, out per 5 partite a causa di piccoli infortuni eppure subito convincente da interno sinistro nel centrocampo a cinque: da metà febbraio a fine aprile alimenta la scalata dei biancoverdi in classifica andando così a segno contro il Mainz.

Der Boss

Già nominato giocatore dell’anno al Copenaghen nel 2015 e nel 2016, Delaney impiega poche settimane per entrare nel cuore dei tifosi tedeschi: ottima l’intesa con capitan Junuzovic e Grillitsch, compagni di reparto dove brilla per impatto in campo e fiato da vendere. Brema inizia a sognare con 11 risultati di fila che trascinano la squadra al 6° posto, piazzamento che restituirebbe l’Europa a distanza di 6 anni. Recuperato nel ritmo partita e fisicamente, lui che dell’integrità ha sempre fatto un vanto guadagnandosi l’appellativo di Tenacious-D, il centrocampista danese si mette al servizio dei goleador Kruse, Gnabry e Bartels senza risparmiarsi in area piccola. Il 1 aprile realizza infatti la prima tripletta della sua carriera a Friburgo: nessuno scherzo, le immagini e i tre palloni scagliati in porta parlano chiaro.

Solo un pessimo cammino finale con 3 stop in altrettante gare pregiudica il ritorno in Europa League del Werder, 8° a quota 45 punti al traguardo della Bundesliga seppure con il 5° migliore attacco del torneo (61 centri). Delaney chiude il primo assaggio in Germania con 4 gol in 13 partite, un biglietto da visita che conferma la bontà del trasferimento confezionato dai tedeschi: il valore di mercato del danese è infatti lievitato tre volte rispetto a un anno fa, stima solo parziale considerando i suoi 26 anni non ancora compiuti. Se i primi 4 mesi lontano dalla Danimarca costituiscono l’esame più fedele della carriera in un torneo competitivo, il responso parla di un centrocampista moderno che non difetta nemmeno in esperienza internazionale e nella carta d’identità, parametro quest’ultimo che in parte ha frenato la Juventus nei confronti di Matuidi. Copenaghen e Brema distano tra loro meno di 400 km, una trasferta agevole ma non definitiva qualora l’ambizioso Delaney decidesse di raggiungere una big. Sarà per il profilo da attore, chissà, intanto il 2017 lo sta celebrando come una star nelle trame di mercato.