Inter, fascia brasiliana: breve storia del terzino

Calciomercato

Vanni Spinella

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L'ultimo arrivato è Dalbert, terzino brasiliano: prima di lui, in nerazzurro, si sono visti parecchi suoi connazionali ricoprire il ruolo lasciando ottimi ricordi o venendo presto scaricati. Dal "Colosso" Maicon al "Divino" Jonathan, tutti con un solo modello: Roberto Carlos

Dieci anni di fila con almeno un terzino brasiliano in rosa: consuetudine che è stata interrotta nella passata stagione e che adesso, con l’acquisto di Dalbert, viene ripresa in casa Inter. I precedenti a cui ispirarsi, insomma, non mancano per il 23enne prelevato dal Nizza al quale i nerazzurri vorrebbero affidare la fascia sinistra. A patto che il ragazzo scelga i modelli giusti: terzino+brasiliano, all’Inter, è una somma che non sempre ha dato un grande risultato. Picchi altissimi e flop clamorosi, senza vie di mezzo.

Roberto Carlos (1995-1996)

Chiedete a un tifoso interista quale cessione eviterebbe se potesse tornare indietro nel tempo… Corsa, scatto fulmineo, due cosce che entravano a malapena nei pantaloncini. Per non parlare del tiro: Roberto Carlos aveva tutto ciò che si può chiedere a un terzino e anche di più. All’Inter ebbero la fortuna di ammirarlo per una stagione e la sciagurata idea di venderlo al Real Madrid per far contento Hodgson. A 22 anni magari necessitava di qualche ripetizione di tattica, di certo non un motivo valido per liberarsene. Anche perché il suo campionato 1995-1996, da assoluto esordiente in A, è stato da incorniciare: gol su punizione alla prima giornata contro il Vicenza (1-0), giusto per scaldare il sinistro, di nuovo in rete tre giorni dopo in Coppa Italia con il Venezia (sempre 1-0). Poi ancora in campionato nella sconfitta contro il Parma (2-1) e in Coppa Uefa (1-1 con il Lugano). Nel giro di due settimane, dal 27 agosto al 12 settembre 1995, l’Inter ha giocato 4 volte segnando 4 gol: tutti con il trottolino brasiliano che è già un idolo di San Siro. A fine stagione conterà 34 presenze, 7 reti e milioni di rimpianti da parte di chi lo lasciò partire.

Gilberto (2000)

Qualche anno dopo si tentò di superare il trauma scommettendo di nuovo su un brasiliano di fascia. Veniva dal calcio a 5, per cui sulla tecnica poco da discutere; in più, lo consigliava Ronaldo, senza tanti giri di parole: “E’ il più forte laterale sinistro che esista dopo Roberto Carlos”. Vuoi forse dire di no a Ronaldo, a quel Ronaldo? Benvenuto Gilberto, allora, nel gennaio 2000. E arrivederci Gilberto nel gennaio 2001, rispedito in Brasile dopo due partite che avevano insinuato il dubbio che a calcetto ci avesse giocato al massimo in spiaggia con gli amici.

Maxwell (2006-2009)

Scottata dalla meteora-Roberto Carlos e dal bidone-Gilberto, per diversi anni l’Inter ci rinuncia: stop ai terzini brasiliani fino al 2006, quando fa doppietta ingaggiandone due: Maxwell a sinistra e Maicon a destra.

Elegante, tecnicamente raffinatissimo il primo: Maxwell Scherrer Cabelino Andrade ha vinto in ogni club in cui ha giocato, spesso in compagnia dell’amicone Ibrahimovic con cui condivideva stanza e procuratore (Raiola), e non può essere solo questione di fortuna. L’abitudine al successo si coltiva e Maxwell, superato un gravissimo infortunio al ginocchio che rischiava di fargli chiudere la carriera quando dall’Ajax era in procinto di passare all’Inter, si mette al lavoro con la determinazione che è propria dei campioni. Nel triennio 2006-2009 mette insieme 110 presenze, segna 2 gol e serve 4 assist. Se ne va al Barcellona perdendosi la stagione del Triplete, seguito da Ibra che per poco non muore d’invidia quando sa che il suo amico vestirà il blaugrana, mentre per lui la trattativa era un pelo più complicata.

Maicon (2006-2012)

Resta, invece, e reciterà un ruolo da protagonista nella stagione 2009-2010, Maicon Douglas Sisenando, maglia numero 13 sulle spalle da colosso e una corsa imperiosa che ne fa per diversi anni il miglior terzino destro al mondo. Difficilmente superabile visto che è dominante su ogni avversario sul piano della velocità, della resistenza e della potenza; un attaccante aggiunto quando la squadra riparte, fonte inesauribile di cross perfettamente calibrati (uno a caso: quello per il 2-0 di Ibrahimovic che vale lo scudetto 2008 sotto la pioggia di Parma). Mourinho ne fa addirittura uno schema: palla a Maicon sulla destra direttamente dal portiere e a lui il compito di condurla nella metacampo avversaria. Per quanto riguarda la tecnica individuale, è sufficiente andare a rivedersi il gol alla Juventus nel 2010 per farsi un’idea. In nerazzurro 252 presenze, 20 gol e 51 assist serviti ai compagni.

Jonathan (2011-2015)

La caccia all’erede di Maicon inizia nel 2011-2012, l’ultima in nerazzurro del “Colosso”: dal Santos arriva un terzino che pare Maicon zippato e che si presenta alimentando il paragone con dichiarazioni che gli si ritorceranno contro. “Sono l’erede di Maicon”, annuncia Jonathan Cicero Moreira approdando in nerazzurro. “Dicono che gli somiglio per forza e velocità”. Dicevano male. A Milano diventa un capro espiatorio per i tifosi e una sorta di zimbello del web, per via di qualche clamoroso gol sbagliato e delle movenze goffe, ma sempre con quell’aria truce e fiera di chi sa che un giorno avrà la propria vendetta. A gennaio finisce in prestito al Parma dove si risolleva e torna più convinto che mai nella stagione di Stramaccioni. L’unico allenatore in grado di valorizzarlo, però, è Mazzarri, che con il suo 3-5-2 ne mette in luce le discrete doti da uomo di fascia, ma restiamo comunque nel campo della mediocrità se consideriamo la categoria “terzino brasiliano” e ciò che ha saputo produrre nella storia. Per il “Divino” Jonathan 66 presenze, 5 gol, 11 assist.

Wallace (2013-2014)

Merita una menzione, ma giusto per completezza, Wallace Oliveira dos Santos, laterale destro classe ’94 che nel 2013 approda all’Inter in prestito dal Chelsea (di Mourinho). In tutta la stagione, tre presenze in Serie A (per un totale di 40’) e un quarto turno di Coppa Italia contro il Trapani da titolare. Lo rivedremo in Italia (dopo una parentesi al Vitesse) due anni dopo, ma persino al Carpi non trova spazio.

Dodò (2014-2016)

Nell’estate 2014 è la volta di José Rodolfo Pires Ribeiro, in due sillabe Dodò. Arriva in prestito biennale dalla Roma, a metà della seconda stagione viene girato alla Sampdoria. La sua fama di giocatore fragilino lo precede e anche all’Inter gli infortuni lo tormentano, con un intervento al ginocchio che lo tiene fuori parecchi mesi. Entra nel cuore dei tifosi, più che altro per la tenerezza che suscita, quando durante un derby subisce un colpo da Muntari che gli spacca il labbro e poi mostra le prove con un selfie pubblicato su Twitter.

Alex Telles (2015-2016)

Ultimo brasiliano a sinistra prima di Dalbert è stato Alex Telles. Stagione 2015-2016, proveniente dal Galatasaray e voluto da Mancini che in Turchia l’aveva già allenato. Appena arriva, naturalmente, si va subito a scomodare il grande rimpianto e durante un botta e risposta su Twitter organizzato dal club nerazzurro con i tifosi ci casca anche lui: “Se posso essere il nuovo Roberto Carlos? Se lavoro bene, penso di sì”. Ventidue presenze, zero gol, due assist e un grande insegnamento per chi verrà dopo di lui: scomodare chi ha fatto la storia porta sfortuna.