Calciomercato, comete Mondiali: Odonkor veloce come Bolt, forse troppo

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Luca Cassia

Correva i 100 metri in 10''8, purtroppo David Odonkor non ha fatto molta strada (Foto Getty)

Emergente assoluto nella Germania del 2006, Odonkor convinse il Ct Klinsmann a convocarlo per i Mondiali casalinghi grazie ad una velocità da centometrista. Qualità che gli valse il trasferimento al Betis Siviglia, peccato che in Spagna iniziò il calvario tra infortuni interminabili e il ritiro a soli 29 anni

MONDIALI, CALENDARIO E GIRONI

IL TABELLONE DEL CALCIOMERCATO

C’era il suo volto disperato sulla prima pagina del Der Spiegel il 5 luglio 2006, giorno successivo alla disfatta tedesca a Dortmund per mano degli Azzurri di Lippi. "Un sogno finito in lacrime", titolava la rivista tedesca peraltro velenosa alla vigilia sugli italiani "mammoni e parassiti" in un articolo denso di beceri stereotipi. L’immagine più fedele dopo la beffa in semifinale era proprio quella di David Odonkor, nato del cuore della Germania da madre tedesca e padre ghanese, convocato da Klinsmann per il Mondiale casalingo a dispetto dei soli 27 minuti disputati in Nazionale prima della rassegna. Uno abituato a bruciare le tappe, David, fisico e gambe prestate dall’atletica con un personale di 10''8 sui 100 metri. Ecco perché in campo trovava spazio sulla fascia destra, rivedibile nei fondamentali tecnici eppure devastante in progressione palla al piede. Praticamente esordiente nella Mannschaft, a 22 anni si era già ritagliato un ruolo da protagonista e idolo dei tifosi inaugurando la generazione dei talenti della Germania dalle radici straniere.

La Nazionale all'improvviso

"Ciao David, purtroppo devo dirti che non andrai all’Europeo U-21", annunciava al telefono Horst Hrubesch, allenatore impegnato per oltre un decennio nei quadri delle selezioni giovanili tedesche. Qualche secondo di silenzio e poi l’annuncio: "Ah, sei convocato per la Coppa del Mondo". Immaginate lo stupore del 22enne Odonkor, 90 presenze spalmate dal 2002 al Borussia Dortmund delle quali ben 33 nella stagione appena archiviata. È il maggio del 2006 quando il Ct Jürgen Klinsmann, prossimo all’attesissimo Mondiale casalingo, si affida ad uno dei talenti più chiacchierati in patria eppure mai debuttante nella Nazionale maggiore. Solo un monumento come Oliver Kahn, aggregato a 25 anni alla Germania mondiale del 1994, era riuscito nello stesso exploit sebbene senza trovare spazio in campo. Vi riuscirà invece il ragazzo di Bünde, sorriso contagioso e scatto da centometrista da reggere il confronto con gli specialisti nella disciplina: per intenderci, Roberto Carlos pagò dazio nella sfida individuale qualche tempo dopo in Spagna. E come sorprendersi se il velocista Odonkor, terminati gli allenamenti a Dortmund, si divertiva a misurarsi con la squadra di atletica: fu l’allenatore Matthias Sammer ad imporgli il divieto categorico onde evitare danni ai muscoli a furia di sprint. Poco male per l’esterno da sempre tifoso del Borussia, inserito a 18 anni nella squadra campione di Germania prima di ritrovarsi quattro anni più tardi tra i 23 della Mannschaft.

Indossa la maglia numero 22 quando disputa meno di mezz’ora nel test pre-Mondiale contro il Giappone contribuendo al 2-2 in rimonta, biglietto da visita che gli riserva l’impegno nella fase a gironi. Solo una passerella nel 4-2 al Costa Rica, uomo della svolta contro la Polonia nella seconda gara del gruppo: inchiodato sullo 0-0 fino ai titoli di coda, Klinsmann ricorre alla carta Odonkor in luogo di Friedrich. Mai decisione fu più saggia, d’altronde il ragazzo di origine ghanese prima scalda i motori perdendo un duello in velocità con Jelen (rimediando pure un giallo), poi al 91’ attira su di sé tre avversari attaccando la profondità e serve il gol vittoria a Neuville. L’esterno del Borussia torna a rifiatare in panchina nelle passeggiate tedesche contro Ecuador e Svezia, si rivedrà in campo per quasi un’ora ai quarti dinanzi all’Argentina battuta ai rigori grazie alle parate (e ai "pizzini") di Lehmann su Ayala e Cambiasso. Asso da calare a gara in corso, abile a calarsi in un centrocampo a 4 o in un attacco a 3, David concluderà di fatto il Mondiale nella semifinale vinta dall’Italia davanti al suo pubblico del Westfalenstadion. Rinnovata dal Ct la staffetta con Schneider, Odonkor si fa notare per due episodi chiave: prima regala un cross perfetto dilapidato dall’amico Podolski, poi perde il pallone che conduce al corner dell’1-0 degli Azzurri e assiste da posizione privilegiata al gol di Grosso. Chiude così tra le lacrime la partita più importante della sua giovane carriera, istantanea che convince Der Spiegel a fotografare la delusione di un popolo intero.

Maledetto ginocchio

Sdoganati i talenti dal sangue straniero nella Nazionale tedesca, Özil e Khedira in primis, dopo 8 anni a Dortmund la buona spedizione mondiale gli vale la chiamata del Betis Siviglia intenzionato a sostituire l’iconico Joaquín destinato al Valencia: 6.5 milioni di euro il costo del trasferimento, 5 anni di contratto e un viaggio in Andalusia insieme alla novella moglie Suzan rincuorando le casse del Borussia in apnea finanziaria. Sembra l’inizio della parabola internazionale, sarà invece il primo passo verso un tunnel senza uscita. I maligni puntano il dito sul primo agente di Odonkor, reo di aver speculato sul valore del ragazzo proponendolo alle big europee a cifre fuori mercato, tuttavia è la fragilità dell’esterno a comprometterne la carriera dall’ultimo slancio a Euro 2008 con Löw in panchina (45 minuti disputati contro la Croazia). Tre gli infortuni gravi e altrettanti interventi chirurgici allo stesso ginocchio, il destro, tanto che in 5 anni accumula solo 51 partite da comprimario e ne perde 120 durante la permanenza in Spagna. Nel 2010 rischia addirittura l’amputazione della gamba a causa di un’infiammazione al ginocchio operato, cavandosela con due mesi di terapia intensiva. Eppure sarà lui stesso a ridimensionare la sfortuna: "Tutto questo poteva succedere a Dortmund o altrove. Ho giocato contro Real e Barcellona, nessuno può portarmelo via".

Impiega due anni per realizzare il primo gol all’Almeria nel 2008, oltre quattro anni più tardi ritroverà la rete quando il club è confinato in Segunda División. Nulla di fatto il provino con i Glasgow Rangers nel 2011, tornerà quindi in patria all’Alemannia di Aquisgrana nella B tedesca prima di chiudere nel 2013 in Ucraina all’Hoverla. Destinazione curiosa, penserete, preferita alle offerte in Australia e Sud Africa in virtù della vicinanza al proprio fisioterapista sebbene dopo 6 mesi avesse già fatto ritorno a casa. Dopo il calvario al Betis si era affacciato ai dilettanti del TuS Dornberg di Bielefeld ricevendo il minimo sindacale, squadra dalla quale è poi transitato in panchina. Già, perché dal ritiro ha guidato formazioni minori fino all’attuale incarico al Bad Pyrmont, conseguenza naturale in seguito ai 9 allenatori diversi avuti a Siviglia. Il ritiro prematuro a 29 anni non gli ha risparmiato la partecipazione a format televisivi tedeschi, lui che ha trionfato nell’edizione del "Grande Fratello" riservato alle celebrità aggiudicandosi un assegno da 100mila euro. C’è poco da stupirsi per chi ha fatto della velocità un manifesto della propria vita, nient’altro che abbagli per Odonkor precipitato dalla semifinale dei Mondiali ai dilettanti in pochi anni. Lo scorso 26 maggio ha organizzato la sua partita d’addio al calcio ad Aquisgrana, commiato che dopo 48 secondi l’ha visto fuggire sulla fascia e servire all’attempato Neuville il gol dell’1-0. Proprio come dodici anni prima, l’istante che suggeriva una carriera da predestinato spezzata dal destino. Ecco perché al giro d’onore scorrevano sul viso le stesse lacrime del 2006.