Viaggio nei luoghi di Tonali: dagli oratori al Milan, passando per il Lombardia Uno
CalciomercatoDue oratori, i primi allenamenti 'abusivi', la scoperta (rossonera) di Mamma Rosa e due amori che crescono paralleli nel giovanissimo Tonali: quello per il calcio e quello per il Milan. Che ora, finalmente, saranno per lui una cosa sola. Vi portiamo alla scoperta dei luoghi, dei segreti e della storia del giovane centrocampista rossonero
Due oratori, tanta voglia di giocare, un po’ meno di studiare e una famiglia sempre presente: la parabola da predestinato di Sandro Tonali prende avvio dal suo paese, Sant’Angelo Lodigiano, il toponimo scritto sulla carta d’identità di Danilo Gallinari, ma non sulla sua, perché un anno prima della sua nascita, l’8 maggio del 2000, fu smantellato il reparto “Maternità” dell’ospedale locale, con buona pace della mamma, rassegnata a partorire a Lodi. Questione di rivalità locali che caratterizzano tutte le nostre province, così come gli oratori, veri centri di aggregazione e primi banchi di prova per i potenziali calciatori.
Un oratorio. Anzi, due
Per Sandro Tonali il destino apparecchia la tavola: un oratorio di fronte all’asilo, uno dietro le scuole elementari, per non perdere le buone abitudini per strada. In realtà non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, perché prima dei cinque anni comincia a partecipare “abusivamente” agli allenamenti del “San Rocco 80”, la squadra dell’oratorio vicino alla scuola materna. “Abusivamente” perché sarebbe troppo piccolo, ma non se ne accorge nessuno e così si innesca un meccanismo che in un paio d’anni lo porterà a Milano.
La scoperta di Mamma Maria Rosa e la tazza di Rino
“E’ troppo bravo per stare qui” sentenzia il prete del “San Rocco” e così mamma Maria Rosa si mette alla ricerca su internet di una squadra nel Milanese. Scova il “Lombardia Uno”, società satellite del Milan: colori perfetti, vista la passione del figlio per i rossoneri e per Gattuso in particolare. A proposito, Sandro fa colazione tutte le mattine in una tazza ricoperta da immagini del suo idolo: a un certo punto cade e si rompe, ma Sandro obbliga la mamma a incollarla. Morale: esiste ancora.
Un sogno chiamato Milan
E poi c’è la famosa (per chi già conosce la sua storia) letterina a Santa Lucia conservata “plastificata” da nonna Biagina, altro personaggio già noto ai tifosi di Sandro, alla quale il ragazzo è legatissimo. In questa letterina chiede un completo rossonero per sé e una “magliettona originale o al limite anche tarocca” per lo zio interista. Nonna Biagina non si perde una partita ed è la curatrice di un vero e proprio museo casalingo dedicato al nipote, che negli anni le ha regalato tutte le maglie delle sue “prime volte”.
Piccoli Holly crescono
Ma tornando alla carriera, ha 7 anni quando comincia a viaggiare tra Sant’Angelo e Milano: lo accompagna la mamma, che si alterna con un’amica, anche lei con un figlio portiere al Lombardia Uno. Si chiama Andrea Ferrari, sono insieme dall’asilo, ma più noti come “Holly e Benji”. Già, perché si gioca a cinque e Sandro segna, segna sempre, e non solo. Luciano Esposito, dirigente della società, non crede ai suoi occhi quando lo vede per la prima volta: veroniche, giochetti da circo, ma anche tanta umiltà. Non ha dubbi, farà strada e per portarsi avanti gli chiede una foto: “in futuro varrà molto”, sostiene scherzando, ma non troppo, con la mamma.
E quello zio interista...
La nostra storia finisce qui, con il trasferimento a 10 anni dal Lombardia Uno al Piacenza, ma per Sandro andrà avanti ancora 10 anni: Brescia, Nazionale e ora Milan. Sono cose note e raccontate in queste settimane di attesa prima della firma liberatoria. Quello che è meno noto è il secondo segreto del successo di questo ragazzo. Il primo è il talento, evidente a tutti fin da subito. L’altro, altrettanto importante, è la famiglia: mamma, papà, un fratello e una sorella maggiori, già con figli, la nonna, lo zio interista: un nido allargato che lo segue e lo protegge da sempre. E che non lo lascerà mai.