Bonucci: "Due volte via dalla Juventus per colpa di Allegri. Mi sono sentito umiliato"

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Il difensore, oggi all'Union Berlino, ritorna sull'addio alla Juventus: "Farò causa perché sono state dette tante cose non vere - ha detto in un'intervista a SportMediaset -. Giuntoli e Manna hanno detto che la mia presenza avrebbe ostacolato la crescita della squadra, è stata un'umiliazione. Due volte via dalla Juve per Allegri, ci tornerò magari da allenatore". Non è prevista una risposta oggi del club bianconero, una prima replica potrebbe arrivare nella conferenza pre-partita di Allegri di venerdì

"La causa alla Juve è stata una decisione sofferta, però parte da lontano. Dal fatto che ho letto e sentito tante cose non vere". Leonardo Bonucci aveva promesso che avrebbe parlato del suo addio alla Juventus e lo ha fatto pochi giorni dopo l'inizio della sua nuova avventura all'Union Berlino, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti dei bianconeri e fornendo la sua versione dei fatti. "Vorrei partire da lontano - ha detto il difensore in un'intervista a SportMediaset -, da quella data che è stata menzionata più volte dalla società Juventus e dall'allenatore, che dicevano che ero stato messo a conoscenza di quella che poi dopo è stata la situazione per questa stagione già a ottobre dello scorso anno. Non c'è cosa meno vera, perché proprio a ottobre dello scorso anno mi è stata data la possibilità di continuare con la Juventus per la stagione 2023/24 con un rinnovo alla fine di ottobre. Siamo andati avanti insieme perché penso che in quel momento la Juventus aveva capito l’importanza del sottoscritto e di avermi all’interno dello spogliatoio".

"Avevo accettato il ruolo di chioccia"

"Poi ho sentito un'altra intervista dell'allenatore in cui è stato detto che io ero stato di nuovo messo a conoscenza, come se la cosa non vera di ottobre non fosse bastata, a febbraio del 2023: mi era stato comunicato dall'allenatore e dalla società che non avrei più fatto parte della Juventus. Io non ho avuto nessun colloquio con la società in quella data - ha spiegato Bonucci -. L’allenatore mi ha convocato nel suo ufficio a fine marzo, prima della partita col Friburgo, e mi comunicava che, a suo modo di vedere, avrei dovuto smettere a giugno per fare l’allenatore e anticipare i tempi. Io gli dissi che rispettavo la sua decisione, ma avevo l’intenzione e ce l’ho tuttora di arrivare almeno fino all’Europeo 2024, e quindi la conversazione si è chiusa lì. Dopodiché l’unico colloquio che ho avuto con la società è stato a fine maggio, dopo la partita col Milan in casa, quando mi veniva comunicato che nell'attuale stagione sarei partito dietro Gatti, Bremer, Danilo e un giovane della Next Gen diventando la quinta o sesta scelta in difesa e una chioccia per gli altri. E io ho detto non c'è problema, alla fine è quello che ho fatto quest'anno".

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"Io umiliato dalla Juventus"

"In estate è cambiato tutto, ho cominciato ad annusare qualcosa quando leggevo sui giornali che non sarei stato nei piani della Juventus per la stagione - ha aggiunto il classe 1987 -, finché Manna e Giuntoli sono venuti a casa mia il 13 luglio, umiliandomi. Perché alla fine è stata un'umiliazione. Mi hanno detto che non avrei più fatto parte della rosa. Anzi mi davano la possibilità di rimanere a casa per altri giorni e che addirittura la mia presenza all'interno dello spogliatoio e del campo avrebbe ostacolato la crescita della Juventus. Dopo 500 e passa partite in bianconero. Questo mi sono sentito dire.... E dal fuori rosa si arriva alla causa. I miei diritti prevedevano che mi sarei dovuto allenare con la squadra a prescindere dalla scelta tecnica, invece non mi è stato concesso e non ho più fatto allenamenti con la squadra. Mi sono sentito svuotato di tutto, umiliato, non messo nelle condizioni di fare quello che amo di più. Non è una questione di soldi, perché se dovessi vincere la causa devolverò tutto in beneficenza. E in più voglio che la mia situazione possa essere per l'AIC, di cui sono consigliere, un nodo cruciale perché ogni anno persone, giocatori, uomini, professionisti che hanno meno forza della mia si trovano in queste situazioni e alla fine trovano compromessi pur di continuare a giocare".

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"È la seconda volta che mi trovo costretto a lasciare la Juve"

"Dopo due settimane che non sono più nella Juve è molto difficile pensare all'ultimo periodo - ha raccontato il centrale -. Mi piace pensare alla Juventus di cui ho fatto parte, quella che vinceva, la vera Juventus, quella che in questi ultimi due anni non si è mai vista. Non ho nulla contro la Juventus. La Juventus sono i tifosi, la squadra, i miei ex compagni. Sto portando avanti questa causa perché le persone che dovevano farmi chiudere la carriera in bianconero in modo rispettoso e degno non l'hanno fatto. È la seconda volta che mi trovo costretto a lasciare la Juventus, in entrambi i casi è stata la decisione forzata presa dalla posizione di un singolo, che non sono io. Quello che è sotto gli occhi di tutti è che non ho mai avuto un rapporto come avrei voluto con l'allenatore. Non solo per colpa mia perché ho il mio carattere e molto spesso ho preso posizioni per il bene della squadra e dei compagni. Si è così creato un corto circuito che non mi ha permesso di chiudere la carriera come avrei voluto. Mi ha fatto sorridere Pirlo che mi ha detto che magari potrebbe succedere come a lui, ovvero continuare a vincere da un'altra parte dopo che ti danno per finito. Ho sentito anche Chiellini, con cui ho un rapporto fraterno, e pure Buffon che voleva sentire la mia verità, diversa da quella scritta dai giornali".

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"Grazie a Spalletti e a chi mi è stato vicino"

A proposito delle sue ambizioni con la Nazionale ha affermato: "Voglio continuare a giocare e mettere in difficoltà Spalletti per la Nazionale. La sua telefonata per comunicarmi che non mi avrebbe convocato per queste ultime partite non era un atto dovuto, è stato un gesto che ho apprezzato tantissimo, fa capire il suo spessore umano, la sua sincerità. Non avendo avuto una preparazione consona non poteva chiamarmi, me l'aspettavo, non sono scemo. Ma la maglia della Nazionale la sento sulla pelle come quella della Juventus. Farò di tutto per rivestirla. Oltre al gesto di Spalletti, sono rimasto colpito dai tanti messaggi di la vicinanza da giocatori attuali ed ex della Juventus, compagni della Nazionale. Mi hanno manifestato la loro solidarietà davanti al trattamento irrispettoso ricevuto dalla Juventus".

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"Tornare da allenatore? Qualcosa in futuro ci sarà"

Quello ai colori bianconeri non è, però, un addio. Almeno nelle speranze di Bonucci: "Qualcosa in futuro ci sarà - ha concluso l'ex capitano -. Quando deciderò di cominciare ad allenare ho bene in mente il mio percorso, quello che voglio fare. Allora sicuramente la Juventus non sarà quella di oggi. Magari ci sarà il modo un giorno di riabbracciare i tifosi, di salutarli e fargli capire di quanto è stata importante la Juventus per me. Quella di oggi non la sento mia". 

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