Poliglotta, in campo e fuori: chi è Renato Veiga, il nuovo jolly della Juventus

Il suo idolo, un po' come per molti, è semplicemente suo papà, Nelson. Comandante in capo della sua vita, un po' come l'ammiraglio che dà il nome a una delle piazze centro del cuore pulsante di Londra, la città che lascia per arrivare a Torino, Italia. La maglia bianconera della Juventus. Grazie al papà calciatore è entrato in uno stadio per la prima volta a tre settimane di età, lo ha seguito per tutta la carriera vivendo anche a Cipro e in Marocco. Nei suoi viaggi ha imparato cinque lingue, l'italiano sarà la sesta. Perché — un po' come in quell'adagio attribuito a Nereo Rocco, 'in campo come nella vita' — Renato Veiga sa adattarsi, è elastico, anche e soprattutto sul rettangolo verde. Dove gioca? Intanto le cifre: preso dal Chelsea, prestito secco oneroso sui 4.5 milioni, in cui sono compresi anche il pagamento dell’ingaggio del calciatore e le commissioni dell’operazione. "Intelligente e aggressivo" . Rapido nonostante i 190 centimetri di altezza, il piede forte è il mancino, sicuro e di ampio raggio. Gioca con la testa, in senso letterale e non, senza peccare di grinta in campo. Ma, appunto, dove gioca Renato Veiga? Non c'è una posizione preferita , è stato terzino sinistro, difensore centrale e centrocampista difensivo. Ama difendere palla mettendo sul piatto altezza e forza fisica, le sue fiches al tavolo del poker. E controllare il gioco. A Londra, sotto la guida di Enzo Maresca, ha fatto più che altro il terzino. Al Basilea il centrocampista. All'Augsburg il difensore centrale. Un jolly. Il polpo L'alma mater si chiama Sporting, una di quelle scuole che ha sfornato talenti su talenti. Lì ha appreso i rudimenti del gioco, come quei corsi di cultura generale che ti preparano alla vita: metodologia con e senza palla, per lavorare su più posizioni, soprattutto da numero 6 o centrale — spiegava al NYTimes uno dei suoi primi allenatori nella squadra B dello Sporting, Filipe Celikkaya. L'uomo per cui, ancora oggi, vanta più presenze da calciatore: pur giovanissimo, lo fa capitano di una squadra ancor più giovane di lui; lì è "octopus", il polpo, tentacolare nella condivisione delle informazioni sul campo; una sorta di allenatore in gioco. Elastico e cucchiaio Renato Veiga è anche figlio del concetto di wanderlust, termine tedesco che indica il desiderio di viaggiare. Non a caso, il suo primo Erasmus lo fa in Germania: lascia lo Sporting e vola sei mesi a farsi le ossa in prestito all'Augsburg, tra gennaio e giugno 2023, lottando in Bundes per una salvezza poi conquistata. Poi lo compra il Basilea: chi lo ha seguito giocare al suo esordio in Svizzera racconta di una prestazione dominante a centrocampo in un 2-2 contro lo Zurigo. Versatilità, calciatore elastico, anche nella sfortuna: in quella disastrata stagione cambia tre diversi allenatori. Cala il rendimento della squadra e cala anche il suo. Il Basilea esce anche dalla coppa nazionale, ai quarti contro lo Zurigo, ai rigori. Lui tira il primo e lo segna, con un cucchiaio. La personalità c'è, senza dubbio. Poliglotta, in campo e fuori La chiamata di una big, il Chelsea, appunto, arriva comunque. E con ben 14 milioni sborsati, prima di compiere i 21 anni. A Cobham parlano di una persona umile, col calcio nel Dna. Pochissimi hobby se non il pallone, sulla scia del papà globetrotter, seguito anche in mete esotiche. Anche per questo — e per una carriera personale già divisa tra Portogallo, Germania, Svizzera, Inghilterra e ora Italia — parla cinque lingue: portoghese, spagnolo, inglese, francese e arabo. Classe 2003, 21 anni, nato a Lisbona, già tre le sue presenze con la nazionale portoghese. Allenamento, casa, palestra, riposo. Papà come idolo e supereroe, ma con un metaforico poster in stanza di Pepe e di Cristiano Ronaldo. Col primo ha uno stile di gioco similare, del secondo ama mentalità e dedizione. Nel suo concreto si traducono, per esempio, in uno smart ring che indossa per tener traccia del suo apporto calorico, della qualità del sonno, della frequenza cardiaca o della temperatura corporea. Maniacale.

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