Juric e Gasperini: due facce della stessa rivoluzione

C’è un filo rosso che li unisce. Gasperini e Juric. Gasperini contro Juric. L’allievo e il maestro. Il loro è un modo di occupare il campo, di soffocare il gioco altrui, di trasformare ogni azione in un corpo a corpo. È il riflesso di una visione condivisa, nata anni fa - sul campo di Crotone e poi tra le curve del Genoa - e affinata in stagioni di lavoro maniacale. Juric non è una copia: è una variante dello stesso codice. E a osservarli bene, anche oggi, si ha la sensazione che stiano combattendo la stessa battaglia. Con armi diverse, ma con lo stesso cuore. Non si tratta solo di pressing o di sistema. Si tratta di un principio: la superiorità si conquista, non si attende. E chi non tiene il passo, resta indietro. È un calcio che divide, che spreme, che pretende. Ma è anche un calcio che lascia il segno. Perché quando funziona, non assomiglia a niente di convenzionale. È un’identità che si fa impronta. Juric ha preso tanto dal maestro, ma ha anche scritto il suo paragrafo. Più ruvido, forse. Ma ugualmente fedele. E in questa somiglianza, più mentale che formale, si nasconde una delle storie più affascinanti del nostro calcio. La domanda che in molti si sono posti è “perchè l’Atalanta ha scelto Juric per il dopo Gasp?”. Abbiamo due risposte. La prima è semplice: la continuità. È perchè quello che ha fatto Gasperini a Bergamo - e che lascia - è troppo bello per poterlo semplicemente chiudere a chiave in un cassetto. Non può essere un ricordo. E allora scegliere la faccia della stessa medaglia è il modo migliore per continuare il solco che Gasp ha cominciato a tracciare nove anni fa. La seconda invece è più articolata, e per a rispondere dobbiamo in primis prendere la macchina del tempo: dal 2003 al 2010 Juric è stato un giocatore di Gasp, al Crotone prima e al Genoa poi. Una volta ritiratosi, il croato è subito entrato nello staff 'gasperiniano'. Genoa e Inter come collaboratore tecnico, al Palermo come vice-allenatore. Poi ha cominciato a camminare con le sue gambe nella stagione 2013/14 andando ad allenare la Primavera del Genoa. Andando nel concreto, facciamoci aiutare dai numeri. Prendiamo in considerazione il triennio dal 2021/22 al 2023/24, con - chiaramente - la premessa di due squadre dal valore tecnico decisamente diverso. Stessi moduli utilizzati: 3-4-1-2 oppure 3-4-2-1. Le zone di campo occupate sono molto simili come potete notare. Difesa alta e in marcatura costante. E anche le statiche forniteci da Opta confermano. Il Torino di Juric è la seconda squadra per falli commessi in Serie A invece l’Atalanta è quinta con . I granata hanno totalizzato 1410 cross su azione con il 26% di riuscita, i nerazzurri 1455 con il 24,3% di riuscita. Tra le percentuali più alte del nostro campionato. Parlavamo di marcatura alta e pressing. I recuperi offensivi dell’Atalanta sono stati 949, quelli del Toro 795, rispettivamente al secondo e ottavo posto in Italia - togliendo le big, Juric sarebbe secondo. Prendiamo adesso la lente d’ingrandimento, focalizzandoci solo sulla stagione 2023/24, l’ultima di Juric a Torino e facciamo aiutare dai dati di Soccerment. Anche qui va fatta una premessa: i valori delle due rose restano distanti. Quella nerazzurra aveva un valore di 436 milioni, quella granata 232. Nonostante questo i valori in campo sono molto simili e lo dimostra anche il grafico qui sopra. Per quanto riguarda il lato offensivo c’è poco da dire, se non che l’Atalanta è stata una delle squadre con più gol all’attivo in Europa. E lo è stato per tanto tempo. L’influenza di Gasperini si vede soprattutto dal punto di vista difensivo dove rendimento e atteggiamento sono molto simili e si sposano perfettamente con quello che dicevamo prima: difesa alta e marcatura costante. Altri due dati essenziali: Gasperini ha il 55% di possesso palla nell’ultimo terzo di campo, Juric il 53%. Il Torino ha concesso meno tiri nell’arco dei novanta minuti e subito anche meno gol . Oltre alla tattica, ci sono altri due motivi per cui l’Atalanta ha scelto il croato: lui e il ds Tony D’Amico si conoscono dai tempi di Verona e, come Gasperini, anche Juric lavora con ossessione sulla valorizzazione dei giovani. A Verona ha lanciato uno sconosciuto Amrabat - diventato poi colonna fondamentale del centrocampo della Fiorentina. Ha fatto di Kumbulla-Rrahmani la coppia di difesa titolare, oltre a Zaccagni e Silvestri, giusto per fare qualche nome. A Torino ha fatto diventare Bremer uno dei difensori più forti del nostro campionato, così come Buongiorno. Poi i vari Ricci e Schuurs, oltre ad aver rigenerato Vlasic e Zapata. Non esistono scorciatoie nel calcio di Gasperini e Juric. Esiste solo il lavoro, il dettaglio, il tempo. Non allenano giocatori ma principi. Hanno plasmato squadre che non si arrendono mai, nemmeno quando sembrano in affanno. E in un calcio che spesso preferisce l’adattamento al coraggio, loro hanno scelto la coerenza. Anche quando costa. Anche quando brucia. Ma forse è proprio per questo che il loro calcio lascia il segno: perché non è per tutti. Ma parla a chi sa riconoscere un’identità vera. Quella che non si copia. Quella che si tramanda. Forse un giorno Juric abbandonerà definitivamente l’ombra del maestro. Forse Gasperini troverà un erede che porti la sua idea ancora più lontano. Ma, a prescindere, in un calcio che spesso dimentica, loro hanno avuto il coraggio di ricordare chi sono. Sempre.

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Juric e Gasperini: due facce della stessa rivoluzione

Pier Francesco Monachino