Provaci ancora Nick

Provaci ancora Nick. Ci scuserà Herbert Ross, regista del quasi omonimo film del 1972 interpretato da Woody Allen , ma la storia di Nicolò Zaniolo sembra quasi un copia incolla di quella sceneggiatura. È vero il tema non era calcistico, ma il parallelo con quel matrimonio finito male e la spasmodica ricerca di una nuova compagna per la vita è un po’ la storia del nuovo numero 10 dell’Udinese. È necessario dunque partire dall’inizio, da sette anni fa, quando nell’affare che portò Nainggolan all’Inter, la Roma chiese, oltre a Santon, anche il cartellino del giovane Zaniolo, reduce dai 14 gol con la maglia della Primavera nerazzurra allenata da Stefano Vecchi. A settembre del 2018, ancora prima di esordire con la Roma, riceve la convocazione in Nazionale da Roberto Mancini e pochi giorni dopo sarà Eusebio Di Francesco a schierarlo titolare al Bernabeu nella prima giornata di Champions League contro il Real Madrid. È l’inizio di un sogno, che in un anno e mezzo lo porta a scendere in campo 60 volte in tutte le competizioni realizzando 12 gol. I tifosi della Roma stravedono per lui e anche Paulo Fonseca, il nuovo allenatore giallorosso, è consapevole di avere tra le mani un predestinato. Fino al 12 gennaio del 2020, giorno del primo infortunio al legamento crociato del ginocchio destro nella sfida alla Juventus allo Stadio Olimpico. È la stagione del Covid e Zaniolo recupera in sei mesi, tornando a giocare in campionato il 5 di luglio a Napoli. Il peggio sembra essere alle spalle e invece, stavolta in Olanda con la maglia della Nazionale, il 7 settembre è l’altro ginocchio, quello sinistro, a fare crack. Nicolò pensa addirittura di smettere con il calcio, poi cambia idea e si rimette al lavoro per poter recuperare al più presto. Non ci riesce e salta per intero tutta la stagione 2020-21, torna definitivamente per l’inizio dell’era Mourinho a Roma. Non è più lo stesso Zaniolo, o meglio lo dimostra solo a tratti. Segna appena 2 gol in campionato, ma in Conference recita un ruolo chiave nel ritorno dei quarti di finale contro il Bodo con una tripletta e soprattutto nella finale di Tirana. Sua l’unica firma contro il Feyenood che basta e avanza alla Roma per vincere la Coppa. Un segno del destino che sembra certificare la rinascita. Sarà invece l’ultimo, nonché il più importante, fotogramma del suo matrimonio con la Roma. Da quel giorno, negli ultimi tre anni tra Italia, Inghilterra e Turchia, Zaniolo ha vestito cinque maglie diverse, segnando solo 13 volte. Ha provato a entrare nei cuori dei tifosi del Galatasaray, dell’Aston Villa, dell’Atalanta e della Fiorentina, dopo aver deluso non poco quelli della Roma. Gli ultimi, e forse i soli, ad aver creduto veramente in lui. Un amore che non è più riuscito a trovare altrove. Non è accaduto a Istanbul, tanto meno a Birmingham, neanche a Bergamo, dove Gasperini sembrava essere l’allenatore ideale per rimotivarlo. Un gol in Champions a Stoccarda, uno alla Roma da ex, con tanto di esultanza provocatoria, e uno a Cagliari che l’ormai ex allenatore dell’Atalanta commentò così: “Non ci possiamo permettere tutte le volte che fa gol di accendere il pubblico e di passare da una situazione di vantaggio a una di svantaggio, perché il Cagliari in quel momento era tramortito e abbiamo trovato il modo di rilanciare tutto l’ambiente. È già la seconda volta e non è una cosa tollerabile”. Parole poi diventate titoli di coda, con il passaggio di Zaniolo alla Fiorentina durante il mercato di gennaio. Con Palladino quasi mai titolare, solo 13 presenze e senza gol segnati. Il suo cartellino è ancora di proprietà del Galatasaray, ma a 6’ dalla fine del calciomercato ecco un’altra possibilità, un nuovo inizio. La fiducia mostrata dal direttore tecnico Gianluca Nani e dall’allenatore Runjaić hanno aperto a Zaniolo le porte dell’Udinese. La maglia numero 10 che è stata di Zico e di Totò Di Natale, con la speranza che quella ricerca spasmodica giunga finalmente al termine. Un po’ come capitò, dopo una serie di tentativi andati a vuoto, a Woody Allen in ‘Provaci ancora Sam’.

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Provaci ancora Nick

Riccardo Gentile