Milan, Loftus-Cheek e gli altri giocatori inglesi della storia rossonera
Loftus-Cheek sarà il settimo inglese nella storia moderna del Milan. Trova in squadra Tomori, uno degli artefici dello scudetto 2022. La doppia parentesi di Beckham, la meteora per eccellenza Blissett e il volo di Hateley in un derby su Collovati. Fino a Herbet Kilpin, l'inglese primo allenatore e fondatore del Milan
- Pochi inglesi nella storia, ma la storia è partita da loro. Cioè da chi il football lo aveva appena inventato. In una delle terre del calcio, Nottingham. La sede del Forest, tra i più antichi della storia del calcio. La culla anche di Herbert Kilpin. Tra i primi giocatori, il primo allenatore e il principale fondatore del Milan. O, come si chiamava al tempo, Milan Football and Cricket Club.
- La storia inglese si intreccia con quella italiana. L'Hotel du Nord et des Anglais, in piazza della Repubblica a Milano, a due passi dalla Stazione Centrale, oggi lascia posto al Principe di Savoia. Fu lì che nacque il Milan. Anno 1899. Per volere dell'inglese Kilpin. Alfred Edwards, tra i soci fondatori e inglese anche lui, fu il primo presidente.
- Poi però la storia ha corso su un diverso binario. Perché nel calcio moderno (partendo idealmente dal 1929, data della prima edizione della Serie A) gli inglesi nel Milan e nel campionato italiano sono stati pochissimi. Basti pensare a un dato: il primo figlio del Regno a vincere uno scudetto è stato Ashley Young con l'Inter nel 2021. Seguito immediatamente dal prossimo compagno di squadra di Loftus-Cheek, Tomori. Campione proprio in rossonero. Ma quali sono stati i sei inglesi rossoneri della storia recente?
- Campione del mondo '66 con l'Inghilterra. Leggenda Spurs, arrivava dal Chelsea. Dieci partite e nove gol, ma un feeling - parola molto british - mai trovato con Rocco, il Parón delle prime due Coppe dei Campioni della storia del Milan che sarebbero arrivate poco dopo.
- Se esiste tuttora grande scetticismo sugli inglesi in A, in parte lo si deve a meteore come Blissett. Arrivato dal Watford di Elton John, divenne presto quintessenza del flop di mercato. Promise gol ma ne fece appena sei. Molti di più quelli sbagliati. Crudele il gioco di parole creato dai tabloid: Luther Miss It (Luther l'ha sbagliato). Negli anni Novanta il suo nome divenne addirittura uno pseudonimo utilizzato da un movimento di controcultura letteraria ed artistica.
- Nel posto giusto al momento sbagliato. A Milano dopo gli anni delle due Serie B. Via appena prima dell'inizio dell'epopea berlusconiana. Era soprannominato Razor (il rasoio), per via di quei passaggi taglienti e precisi. Ricordato con grande affetto dal tifo milanista alla sua scomparsa, nel 2018. È stato anche lo storico vice di Ancelotti nei suoi anni londinesi al Chelsea.
- Il volo su Collovati, olio su tela. Cioè il gol che segnò l'inglese in un derby di andata della stagione 1984-85. Era il 28 ottobre, un giorno speciale. Perché quel Milan aveva giocato la Serie B. Perché quel Milan non vinceva un derby da sei lunghissimi anni, dal 1978, dallo scudetto della stella, prima dell'inferno delle retrocessioni. Perché Hateley deluse, ma quella rete restò icona milanista, perché così potente, perché su Collovati (passato dal Milan all'Inter nel 1982), perché divenne simbolo di una liberazione
- Uno Spice Boy a Milano. Quando il Milan amava circondarsi delle superstar più lucenti. Lui aveva appena salutato l'Europa per l'America, per Los Angeles, Hollywood, a provare a dare nuovo lustro al calcio a stelle e strisce. Lasciò il patinato per lottare, su ogni pallone. A gennaio 2009 e in quello del 2010, con la MLS ferma e per conquistarsi il Mondiale con la nazionale inglese. Gol su punizione, assist, ma anche tanta corsa e tanto sacrificio. Senza lieto fine: proprio in rossonero salta il tendine e salta anche il Mondiale.
- Secondo inglese della storia a vincere il campionato italiano, dicevamo. E da assoluto protagonista. Arriva dal Chelsea, giovane e con la voglia di imporsi. Nell'anno dello scudetto forma coi francesi Kalulu e Maignan la linea Maginot che vale il tricolore.