Richard Rios fa parecchio rumore

I piedi nudi nella sabbia. Il fuoco acceso sotto una notte stellata. I tamburi che suonano. Inizia la danza. Inizia la Cumbia. Il ballo tipico colombiano nasce così, in Africa, intorno a un falò. Inizialmente veniva ballato in cerchio, tutti insieme. In Colombia è diventato un ballo di coppia. Il suo nome prende origine dal termine africano ‘kumb’, ‘suono’, ‘rumore’. La Cumbia è una danza che fa rumore. Sensuale come un dribbling e uno stop di suola. Cadenzata come un tackle preciso sul pallone. Nel calcio, riuscire ad abbinare queste due caratteristiche è una virtù di pochi. Esistono i giocatori di quantità e quelli di qualità. E poi ci sono quelli speciali, perché sanno abbinare quantità e qualità. E, inevitabilmente, attirano su di sé grandi attenzioni. È il caso di Richard Rios, centrocampista classe 2000 del Palmeiras. Lui, colombiano di Vegachí, la Cumbia ce l’ha nel sangue. E quando gioca fa parecchio rumore. Lo stesso rumore che sentono gli abitanti del suo quartiere quando il piccolo Richard, insieme ai suoi amici, scende in strada per giocare con il pallone. Il calcio è il suo sogno ed è anche il motivo per cui non si avvicina mai alla vita criminale, un'allettante attrazione per tanti ragazzi della sua piccola cittadina. L’ambizione di giocare nei più grandi stadi lo salva ma i risultati all’inizio non sono granché positivi. Capendo di non essere poi tanto bravo, decide di lasciare il calcio per passare al futsal, dove invece riesce da subito a ben impressionare. A 16 anni è già un giocatore professionista di calcio a cinque e in poco tempo conquista la nazionale colombiana di futsal. Nel 2018 partecipa alla Copa America under 20 di futsal in Brasile e proprio in questa occasione alcuni scout brasiliani lo notano. Ma quegli osservatori non lavorano per club di futsal… sono scout di squadre di calcio a undici. Il sogno di Richard torna così a riprendere forma. Per inseguirlo, lascia la Colombia e si trasferisce in Brasile, dove svolge provini con diversi club. Il Flamengo decide di puntare su di lui e gli concede due mesi di prova, al termine dei quali viene tesserato. Nel 2020, dopo neanche due anni nel settore giovanile, viene promosso in prima squadra e il 23 gennaio esordisce nel campionato brasiliano. Dopo aver bruciato velocemente tutte le tappe, il suo percorso di crescita si interrompe. Il Flamengo lo cede in prestito al Mazatlan, in Messico, e lì, a 21 anni, si rompe il crociato. “Ho avuto la rottura del legamento crociato e altri infortuni che hanno compromesso il mio ginocchio, sono stato fuori dal campo per sette mesi, è stato un periodo molto complicato, ma ho avuto il sostegno della mia famiglia, del club e dei miei compagni di squadra” racconta a distanza di anni Rios. “Mi ha reso più maturo, è stato qualcosa di molto importante nella mia carriera, anche se è stato difficile perché avevo 21 anni”. L’avventura in Messico termina con appena 6 presenze e anche il ritorno in Brasile non porta buone notizie. Rescinde il contratto con il Flamengo e la miglior offerta arriva dal Guarani, club della seconda divisione brasiliana. Ma Rios non demorde, ‘scende’ in Serie B e si rilancia. Gioca una grande stagione e diversi top club brasiliani vogliono acquistarlo. A spuntarla è il Palmeiras, con cui esordisce in Copa Libertadores e vince al primo tentativo il campionato. Nell’estate del 2023, anno della sua definitiva rinascita, arriva la prima convocazione con la Colombia e a ottobre esordisce ufficialmente con i cafeteros. Tutti i suoi sacrifici sembrano finalmente ripagati: “Definirei la mia carriera come ‘resilienza’, ero nel calcio, non ha funzionato, sono passato al futsal, ho avuto un infortunio, ho lasciato il paese giovane senza la mia famiglia, devi essere molto forte per questo. Sono arrivato in Brasile da solo, non parlavo la lingua, è stato uno dei momenti più difficili della mia carriera, ma i compagni di squadra che avevo all'epoca, gli amici intimi che avevo a Rio e i miei genitori mi hanno aiutato molto” racconta nel dicembre del 2023. Nella sua storia di ‘resilienza’, come la definisce lui stesso, c’è spazio anche una fake news. Qualche anno fa sul web ha iniziato a spopolare una notizia secondo cui Rios fosse figlio di Shakira, che a circa 20 anni avrebbe partorito il figlio per poi lasciarlo al padre. Niente di vero, ovviamente, ma – vedere per credere – su Google è ancora ben presente la notizia. Di vero, invece, c’è il suo talento. Ormai è un punto fermo del Palmeiras e della Colombia e presto potrebbe arrivare in Europa. Roma e Inter lo seguono, ma piace un po’ a tutte le big. Il perché? Lo abbiamo detto: è un centrocampista capace di abbinare quantità e qualità. Cresciuto in strada e con un sogno da conquistare, è uno di quei giocatori che non si risparmia mai in campo e corre senza mai fermarsi per tutti i 90 minuti. Alto 1,87 m, è ben strutturato e difficilmente perde un duello fisico. Ma ha anche molta tecnica e sa giocare benissimo nello stretto, come tutti i giocatori che hanno un passato nel futsal. Un po’ di dati su di lui ce lo raccontano ancora meglio: segna 0,16 non-penalty gol ogni 90 minuti e serve 0,23 assist ogni 90 minuti: in sostanza se in due partite di fila non segna né serve assist, nella terza fa per forza una delle due cose calcia in porta 2,02 volte ogni 90 minuti e crea 2,91 azioni pericolose ogni 90 minuti: è un mediano ma partecipa eccome alla fase offensiva effettua 5,36 passaggi progressivi ogni 90 minuti e 1,20 in area avversaria: è un giocatore che ama portare il gioco in avanti ha il 90,6% di passaggi corti riusciti, l’85,6% di passaggi medi e il 70,4% di passaggi lunghi: insomma, sa passare bene il pallone effettua 2,68 tackle a partita, 2,91 volte ogni 90 minuti ferma un dribbling di un avversario e blocca 1,59 passaggi a partita: il suo contributo in fase di non possesso fa la differenza Quello che i numeri e le statistiche non possono misurare è il suo temperamento e la sua personalità. Sguardo da duro, testa sempre alta e atteggiamento da leader: litiga spesso con i giocatori avversari per difendere i propri compagni ed è sempre il primo a battersi per la squadra. Sulla schiena ha un tatuaggio enorme che raffigura un leone e con sopra la scritta ‘winning mentality’, ha chiaro dove vuole arrivare e la prossima tappa in Europa potrebbe consacrarlo definitivamente. Rios sta arrivando. Inizia la danza. Inizia la Cumbia. Preparatevi, farà parecchio rumore.

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Emiliano Tomasini