Nicolò Barella, chi è il talento del Cagliari al centro del calciomercato 2019

Calciomercato
Nicolò Barella (Getty)

L'orgoglio nell’indossare la maglia della sua città, il paragone con Radja Nainggolan, le attenzioni delle big della Serie A e la fiducia di Mancini in Nazionale: conosciamo meglio Nicolò Barella, centrocampista classe 1997 di proprietà del Cagliari

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Nel 2017 il Guardian lo definiva "un brillante prospetto". Circa due anni prima, il 4 maggio 2015, Nicolò Barella aveva fatto il suo esordio in Serie A con la maglia del Cagliari nel 4-0 sul Parma a 18 anni, 2 mesi e 27 giorni ("Un sogno, nel mio stadio e davanti alla mia gente, a fine gara le bandiere del Cagliari, Conti, Cossu e Pisano mi hanno sballottato da una parte all’altra" ha ricordato spesso e volentieri con il sorriso sulle labbra). A un anno e mezzo da quell'investitura d'Oltremanica, Barella è una solida realtà. Del calcio italiano, del calciomercato internazionale e della Nazionale di Roberto Mancini: se l'ex CT azzurro Ventura non ci aveva pensato su un attimo a chiamarlo per sostituire l'infortunato Verratti a ottobre 2017 per le gare di qualificazioni Mondiali contro Macedonia e Albania, ma senza mai impiegarlo, il nuovo commissario tecnico ha fatto del centrocampista del Cagliari un perno del suo centrocampo, schierandolo dal primo minuto sia in amichevole contro l’Ucraina che contro la Polonia nelle partite del 10 e del 14 ottobre, confermandolo a novembre contro il Portogallo a Milano e in amichevole contro gli Stati Uniti a Genk. Restituzione con gli interessi di quel Mondiale Under 20 abbandonato in corsa due anni fa a causa di una frattura del secondo e terzo metacarpo della mano destra. "Ricordo l’esordio con l’Under 15 in Belgio, il cuore batteva a mille, il mio obiettivo è la Nazionale maggiore, un sogno" raccontava Nicolò ai primi passi nel calcio che conta. Oggi, l'habitat naturale di un ragazzo appena 21enne.

Dal paragone con Nainggolan alla cura dell'istinto: conosciamo meglio Barella

Chi lo seguiva ogni giorno da vicino nei primi mesi da calciatore della prima squadra del Cagliari non aveva dubbi già all'epoca: "Il ragazzo per caratteristiche ricorda Nainggolan, ha tutto per sfondare". Lui, solo all’idea si emozionava: "Mi paragonano a Nainggolan? Che bello! Ci assomigliamo perché in campo diamo sempre il cento per cento. Spero di fare la sua carriera ma ho ancora tanto da imparare per raggiungere quei livelli". Auspici di inizio carriera. Che i numeri e le qualità tecnico-tattiche confermano, ma solo in parte. Il Ninja a Cagliari non ha mai mostrato un'elevata predisposizione per il gol (7 in 130 partite con il club sardo), attitudine maturata negli anni di Roma. Barella – peraltro ad un’età più verde – ha segnato le stesse reti del belga, 7, con quasi 50 presenze in meno. Umile, ma con le idee chiarissime in campo. Le presenze in Serie A sono già 83, nonostante la giovanissima età e sempre più punto fermo nello scacchiere tattico di Rolando Maran, nel quale non a caso è il giocatore di movimento con il minutaggio più alto: corsa, quantità, qualità e duttilità. Centrocampista completo, moderno. Mezzala o vertice basso di una mediana a tre, tre le doti che maggiormente spiccano in Barella c’è la capacità di leggere con un attimo d’anticipo rispetto agli avversari le situazioni di gioco. Piede destro naturale, Barella è molto bravo nella fase di possesso e nelle progressioni palla al piede e sta imparando a limare un piccolo difetto: oggi il ragazzo gioca meno d’istinto rispetto a quanto facesse fino alla scorsa stagione, come i 5 cartellini nel girone d'andata (l'anno scorso furono complessivamente 14) dimostrano: margini di miglioramento enormi, una crescita costante che lo ha portato alla tanto attesa chiamata azzurra. Conferma di un report di circa un anno fa, curato dal Cies per classificare per ruolo i nati dal 1997 in poi più esperti in Europa, nel quale Barella si trovava al secondo posto nell’elenco dei centrocampisti dietro al solo Tousart del Lione.

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🇮🇹💙 #23

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Orgoglio sardo

Oltre alle qualità in campo, c’è una cosa che in Nicolò Barella si nota subito: l’amore per la sua terra, la Sardegna. "È un motivo d’orgoglio giocare con la squadra della mia città. La passione per il calcio è nata grazie a mio padre, che è stato calciatore e mi portava con lui ai tornei amatoriali. Ho fatto il primo allenamento a tre anni con la Gigi Riva. Difficile essere profeta in patria? Accetto i giudizi negativi, diventano uno stimolo" ha sempre assicurato lui. Dietro il cammino di Barella in Serie A c’è la storia di un ragazzo che ha sempre manifestato apertamente il suo rapporto sanguigno con Cagliari e la Sardegna, pescato da Gianfranco Matteoli, al tempo responsabile tecnico del settore giovanile del Cagliari, e cresciuto da allenatori come Franco Masia e Gianluca Festa. Matteoli e Festa, volti incrociati anche a Como, in quella che (sin qui) è l'unica esperienza calcistica lontano da casa: Serie B 2015/2016, accanto a buoni talenti come Bessa, Scuffet, Ganz, Pettinari ma con qualche difficoltà di troppo a livello societario, fino alla retrocessione e al fallimento estivo. Dopo Cuccureddu, Matteoli, Zola, Sirigu, Cossu e Sau, ora tocca a Nicolò rappresentare la sua terra anche con l'Azzurro dell'Italia cucito sule spalle. Simbolo di un popolo, icona di un calcio giovane e moderno.

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❤️💙 #Rebecca

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Chelsea, Napoli e le altre: mezza Europa su di lui

Qualità, quelle di Barella, che non sono di certo passate inosservate alle big della nostra Serie A: dal Milan alla Juventus fino alla Roma, diverse le società che avevano tastato il terreno per acquisirne le prestazioni in passato. Fino ai tentativi e alle offerte, ben più decise di Napoli e Chelsea. In attesa di scegliere - in accordo con la società - la destinazione futura, Nicolò si gode la sua Sardegna, rampa di lancio che offre l’impressione di essere solo la prima tappa di un lungo viaggio.