Squalo Nibali attacca il Giro: "Contador è il mio stimolo"

Ciclismo
Vincenzo Nibali in maglia rosa nel 2010: il messinese, dopo il terzo posto dello scorso anno, vuole vincere (Getty)
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L'INTERVISTA. Il messinese della Liquigas-Cannondale è tra i favoriti per la Corsa Rosa, al via il 7 maggio con la cronosquadre di Torino. "E' un onore essere considerato per la vittoria finale. Lo spagnolo è il più forte nelle corse a tappe". LE FOTO

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di CLAUDIO BARBIERI

Uno Squalo all'attacco del Giro d'Italia. Vincenzo Nibali è pronto per il via della Corsa Rosa, che parte il prossimo 7 maggio con la cronosquadre da Venaria Reale a Torino. Si celebra il 150.o anniversario dell'Unità d'Italia e, inutile nasconderlo, c'è il desiderio che sul gradino più alto del podio di Milano, tre settimane dopo, vi sia un portacolori azzurro. Vincenzo Nibali, terzo lo scorso anno e vincitore della Vuelta di Spagna, è pronto per il grande salto. Il messinese, soprannominato lo 'Squalo dello Stretto' dai suoi tifosi, ha raggiunto a 26 anni la maturità necessaria per prendere il testimone dal compagno Ivan Basso, che ha dato forfait per puntare tutto sul Tour de France.

3.524,5 km separano Nibali dal sogno di entrare nell'albo d'oro del Giro. Nel mezzo 21 tappe, arrivi mitici come il Sestriere e lo Zoncolan, e una puntata nella terra di Vincenzo, Messina, che sarà toccata dalla carovana nella nona frazione, quando al gruppo sarà chiesto di scalare l'Etna. Un segno del destino? Probabilmente, anche se Nibali è conscio del fatto che per arrivare in rosa a Milano bisognerà vincere la concorrenza dei migliori: uno su tutti, Alberto Contador.

Come vive il fatto di essere, secondo l'opinione pubblica, il favorito di questo Giro?
“Lo vivo come un onore, conscio che la gente si attenderà di vedermi protagonista. Dalla vittoria della Vuelta ho capito che la mia carriera aveva subito una svolta: più attenzioni, più responsabilità, più pressioni. Ho la fortuna di avere alle spalle una squadra forte che saprà supportarmi in questa impresa. Insomma, sarà la sfida di Nibali ma anche di un’intera formazione. Nel ciclismo vince il singolo ma alla fine, senza compagni, non vai da nessuna parte”.

Ivan Basso ha dovuto rinunciare al Giro. Peserà la sua assenza? Gli ha chiesto qualche consiglio, vista la sua esperienza e le sue due vittorie?
“Ovviamente sarebbe stato un supporto fondamentale al mio fianco. La sua esperienza, soprattutto quando il ‘gioco si fa duro’ è unica dunque non passerà inosservata. D’altro canto, la Liquigas-Cannondale è una squadra compatta, forte, costruita per i grandi giri. Abbiamo già dato dimostrazione della nostra forza l’anno scorso e contiamo di ripeterci quest’anno. Consigli? Tra noi c’è uno scambio continuo. E poi ho imparato molto l’anno scorso, rubando con gli occhi. Sono convinto che comunque il suo apporto, in caso di necessità, non mancherà”.

Nonostante i tanti guai giudiziari, sarà al via Alberto Contador. Come pensa di trovare lo spagnolo?
“Forte, fortissimo. Alberto è senza dubbio il corridore per le corse a tappe più forte in circolazione. E’ determinato, sempre ‘affamato’ di vittorie. Fisicamente me lo aspetto pronto e concentrato. Sarà una sfida difficilissima ma non parto certo battuto. Darò tutto me stesso per superarlo, poi sarà la strada a decidere. La sua presenza, inoltre, sarà uno stimolo: sapete che significa vincere il Giro battendo Contador?”

Oltre a Contador, quali saranno gli avversari da cui dovrà guardarsi le spalle?
“Scarponi, che ha dimostrato di andare fortissimo. Kreuziger, mio ex compagno e grandissimo talento. Rodriguez, altro corridore esperto e adatto ad un percorso duro come quello del Giro. E poi dico Menchov, uno sa che come si vince un grande giro. Ovviamente, non escludo sorprese.”

Con il caso Lampre, il ciclismo italiano vive l'ennesimo momento difficile riguardo al doping. Sente la pressione di dover dare una mano a questo movimento?
“Non è una pressione, ma sicuramente amando questo sport voglio che sia in salute, senza macchie e continui problemi. Io sono cresciuto con la cultura della fatica e tutto quello che ho raccolto finora è stato solo il frutto del mio lavoro. Continuerò così, ovviamente, e sono convinto che anche il ciclismo vivrà momenti migliori. Dobbiamo fare uno sforzo comune, serio, per cacciare chi vuole il male di questo sport.”

Nibali, perchè la chiamano 'lo Squalo'?
“E’ un soprannome che mi porto dietro dal mondiale di Verona 2004. Un caro amico arrivò con uno striscione con scritto ‘Forza Nibali, lo Squalo dello Stretto’, ispirato alle mie origini messinesi. La telecamera lo inquadrò in diretta e da quel momento è diventato mio.”

Cosa sarebbe disposto a fare, o a rinunciare, in caso di maglia rosa? Ha in mente una specie di 'fioretto' in caso di vittoria?
“Non ci ho ancora pensato. Di rinunce, per arrivare dove sono ora, ne ho fatte tante. Credo sia più importante tirare fuori tutto ciò che ho dentro e spendere fino all’ultima goccia di sudore.”

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