"Io, preso in Giro": lo sfogo di Riccò su Facebook
CiclismoE' senza squadra dopo che la Vacansoleil l'ha licenziato in seguito al malore accusato lo scorso febbraio, con ogni probabilità causato da un'auto-emotrasfusione. "Cerco una squadra per la Vuelta", scrive sul social network. E i fan stanno con lui...
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"Basta stare sempre attaccato all'I-Phone". Il rimprovero arriva sulla sua bacheca di Facebook da Vania Rossi, compagna e madre del suo bambino Alberto. In effetti Riccardo Riccò il suo smartphone lo usa spesso per comunicare con i propri tifosi. Gli aggiornamenti di status sono frequenti, come le richieste di amicizia che solitamente accetta. E sul suo profilo se ne leggono di ogni.
Proprio alla vigilia del Giro d'Italia che Riccò non correrà, si moltiplicano i messaggi dei fan che rimpiangono di non vederlo al via. Ma bisogna riavvolgere il nastro per capire i motivi dell'assenza. Riccò, secondo al Giro del 2008, fu squalificato al Tour de France di quell'anno per la positività al Cera, l'epo di ultima generazione. Il ritorno nel 2010 con la Flaminia, poi il passaggio all'ambiziosa squadra olandese della Vacansoleil. A febbraio il fattaccio: Riccò viene ricoverato d'urgenza per un blocco renale. Lotta per qualche giorno tra la vita e la morte, prima di essere dichiarato fuori pericolo. Il dottore che lo accoglie al pronto soccorso riporta sulla cartella: "Riccò ha confessato di essersi fatto una trasfusione". E da lì, il diluvio. Il licenziamento, le accuse, la difesa che ha puntato sul fatto che il dottore si sia sbagliato, che Riccò non abbia mai detto quelle cose.
Fatto sta che, una volta tornato a star bene, il Cobra si è trovato senza squadra. Ha però trovato l'affetto dei suoi tifosi, che lo hanno sostenuto proprio sul Facebook. E a quanto pare gli hanno fatto cambiare idea: intervistato dalla Gazzetta dello Sport a marzo, Riccò aveva detto: "Basta con il ciclismo, mi apro un bar". Per poi rimangiarsi tutto, e dichiarare guerra al Coni. Dove è stato ascoltato lo scorso aprile. "Sono pronto per la guerra. Venite a Roma: la rivolta dei tifosi che rivogliono il Cobra", ha scritto prima dell'udienza. E naturalmente, valanghe di commenti a suo favore. Tra i quali spuntano spesso quelli della sorella Melissa, sempre pronta a far da sponda al fratello nell'accusare il sistema. "Sono tutti santarelli": i due fratelli Riccò non mancano mai di lanciare frecciate, più o meno velate, ad altri corridori.
"Grazie a tutti i tifosi, soprattutto a quelli stranieri, per il supporto. Però credo che sarà molto difficile trovare un team". Ecco, la missione di Riccò è ritrovare una squadra. Perché attualmente nessun procedimento è aperto nei suoi confronti: l'inchiesta della Procura di Modena non è chiusa: Riccò non corre in quanto licenziato. Eppure il Cobra si sente pronto, si allena, e lo urla ai quattro venti, sempre grazie a Facebook. "Sono pronto per un grande Tour de France". E intanto, sotto con le uscite in bici per essere pronto a disputare la Vuelta, prossimo obiettivo: "Si parte per l'allenamento di almeno cinque ore in preparazione alla Vuelta: l'importante è crederci fino in fondo", con relativo feedback: "Alla fine, cinque ore e quaranta minuti: 2.300 metri di dislivello. Devo dimagrire, sono troppo grasso". Questo il primo maggio. L'ultima uscita un paio di giorni fa: "Sette ore e 40 minuti, 3.300 metri di dislivello". Distanze lunghe, allenamenti massacranti. E i tifosi che lo gasano.
Ma in tutti gli status del corridore traspare sempre il risentimento nei confronti dell'ambiente, che, a suo parere, lo ha incastrato, lo ha estromesso con una specie di complotto. I suoi fan lo sostengono, perdonandolo del Cera, per il semplice motivo che Riccò quando saliva sui pedali, sapeva regalare emozioni. Nell'attesa che una squadra punti su di lui - ma lo stesso ciclista sottolinea spesso che sarà difficile - seguirà il Giro come commentatore per il sito CyclingWorld.it. Con un'unica, fissa convizione. "Purtroppo sono il CAPO espiatorio del movimento". Se lo dice così, c'è quasi da credergli...
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Proprio alla vigilia del Giro d'Italia che Riccò non correrà, si moltiplicano i messaggi dei fan che rimpiangono di non vederlo al via. Ma bisogna riavvolgere il nastro per capire i motivi dell'assenza. Riccò, secondo al Giro del 2008, fu squalificato al Tour de France di quell'anno per la positività al Cera, l'epo di ultima generazione. Il ritorno nel 2010 con la Flaminia, poi il passaggio all'ambiziosa squadra olandese della Vacansoleil. A febbraio il fattaccio: Riccò viene ricoverato d'urgenza per un blocco renale. Lotta per qualche giorno tra la vita e la morte, prima di essere dichiarato fuori pericolo. Il dottore che lo accoglie al pronto soccorso riporta sulla cartella: "Riccò ha confessato di essersi fatto una trasfusione". E da lì, il diluvio. Il licenziamento, le accuse, la difesa che ha puntato sul fatto che il dottore si sia sbagliato, che Riccò non abbia mai detto quelle cose.
Fatto sta che, una volta tornato a star bene, il Cobra si è trovato senza squadra. Ha però trovato l'affetto dei suoi tifosi, che lo hanno sostenuto proprio sul Facebook. E a quanto pare gli hanno fatto cambiare idea: intervistato dalla Gazzetta dello Sport a marzo, Riccò aveva detto: "Basta con il ciclismo, mi apro un bar". Per poi rimangiarsi tutto, e dichiarare guerra al Coni. Dove è stato ascoltato lo scorso aprile. "Sono pronto per la guerra. Venite a Roma: la rivolta dei tifosi che rivogliono il Cobra", ha scritto prima dell'udienza. E naturalmente, valanghe di commenti a suo favore. Tra i quali spuntano spesso quelli della sorella Melissa, sempre pronta a far da sponda al fratello nell'accusare il sistema. "Sono tutti santarelli": i due fratelli Riccò non mancano mai di lanciare frecciate, più o meno velate, ad altri corridori.
"Grazie a tutti i tifosi, soprattutto a quelli stranieri, per il supporto. Però credo che sarà molto difficile trovare un team". Ecco, la missione di Riccò è ritrovare una squadra. Perché attualmente nessun procedimento è aperto nei suoi confronti: l'inchiesta della Procura di Modena non è chiusa: Riccò non corre in quanto licenziato. Eppure il Cobra si sente pronto, si allena, e lo urla ai quattro venti, sempre grazie a Facebook. "Sono pronto per un grande Tour de France". E intanto, sotto con le uscite in bici per essere pronto a disputare la Vuelta, prossimo obiettivo: "Si parte per l'allenamento di almeno cinque ore in preparazione alla Vuelta: l'importante è crederci fino in fondo", con relativo feedback: "Alla fine, cinque ore e quaranta minuti: 2.300 metri di dislivello. Devo dimagrire, sono troppo grasso". Questo il primo maggio. L'ultima uscita un paio di giorni fa: "Sette ore e 40 minuti, 3.300 metri di dislivello". Distanze lunghe, allenamenti massacranti. E i tifosi che lo gasano.
Ma in tutti gli status del corridore traspare sempre il risentimento nei confronti dell'ambiente, che, a suo parere, lo ha incastrato, lo ha estromesso con una specie di complotto. I suoi fan lo sostengono, perdonandolo del Cera, per il semplice motivo che Riccò quando saliva sui pedali, sapeva regalare emozioni. Nell'attesa che una squadra punti su di lui - ma lo stesso ciclista sottolinea spesso che sarà difficile - seguirà il Giro come commentatore per il sito CyclingWorld.it. Con un'unica, fissa convizione. "Purtroppo sono il CAPO espiatorio del movimento". Se lo dice così, c'è quasi da credergli...
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