Pantani, la mamma Tonina: "Vergogna, non ho giustizia"
CiclismoLa signora Belletti si indigna dopo la sentenza della Cassazione che ha assolto il pusher ("E' la fine di un incubo") accusato di aver venduto la droga al figlio. E il papà Paolo: tengo duro, c'è Marco ad aiutarci, è lui a darci la forza, da lassù. VIDEO
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VIDEO: Quanti anni ormai senza Pantani...
"E' una vergogna, non c'è giustizia, anzi, è stata fatta ancora una volta dell'ingiustizia, quanto accaduto è incredibile. Non esiste giustizia, in Italia si possono rovinare le persone e poi farla franca. Eravamo certi di vincere, ma io non mi abbatto. Ci sono aspetti inspiegabili di tutta questa vicenda, dentro di me c'è una tristezza enorme".
Sono le parole di Tonina Belletti, la mamma di Marco Pantani, dopo la sentenza della Cassazione che ha assolto il pusher accusato di avergli venduto la droga. "C'è stato un primo grado del processo - ha aggiunto la signora Tonina - in cui si è iniziato a comprendere chi poteva essere il colpevole, poi tutto è stato confermato in sede di appello, mentre la Cassazione ha finito per dire il contrario. Non esiste giustizia".
"E' la fine di un incubo", così invece Fabio Carlino - l'ex titolare di una agenzia di ragazze immagine di Rimini - ha commentato, secondo fonti della sua difesa, la sentenza della Cassazione che lo ha scagionato da ogni accusa nella vicenda della morte per overdose di Marco Pantani. "Considero però una vergogna civile il fatto che, dopo e nonostante il verdetto della Cassazione che ha accertato la mia totale estraneità anche in relazione allo spaccio, i media continuino a parlare di me come di un 'pusher'", ha aggiunto.
Durissimo, dopo la sentenza che ha scagionato Fabio Carlino, anche Paolo Pantani, il padre del Pirata morto a Rimini il 14 febbraio 2004. "Prima hanno distrutto Marco, ed ora vogliono distruggere anche noi. E' evidente che sotto questa tragedia c'è qualcosa di poco chiaro. Certe cose non dovrebbero succedere. Tutti sanno come sono andati i fatti, tutti sanno di chi è la responsabilità della morte di nostro figlio, ma non riusciamo ad ottenere giustizia. In Italia tante cose non vanno e fra queste c'è anche il nostro caso. Comunque io tengo duro, c'è Marco ad aiutarci, è lui a darci la forza, da lassù".
La sentenza è stata criticata anche da Vittorio Savini, assessore allo sport del comune di Cesenatico, fondatore del Club Magico Pantani e grande amico del campione: "Non conosco tutti i dettagli sull'evolversi del processo, tuttavia personalmente parto dal presupposto che le persone responsabili dello spaccio di droga devono pagare per ciò che hanno commesso. Del resto è inequivocabile che, se nessuno avesse ceduto queste sostanze, Marco sarebbe ancora vivo. Non voglio passare per una persona con dei preconcetti, ma se alla Corte di Appello ci sono state delle sentenze, devono esserci dei motivi. Non credo alla pressione dei mass media come una possibile causa di una condanna affrettata. Gli spacciatori, chiunque essi siano, devono pagare per i danni arrecati alle altre persone".
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"E' una vergogna, non c'è giustizia, anzi, è stata fatta ancora una volta dell'ingiustizia, quanto accaduto è incredibile. Non esiste giustizia, in Italia si possono rovinare le persone e poi farla franca. Eravamo certi di vincere, ma io non mi abbatto. Ci sono aspetti inspiegabili di tutta questa vicenda, dentro di me c'è una tristezza enorme".
Sono le parole di Tonina Belletti, la mamma di Marco Pantani, dopo la sentenza della Cassazione che ha assolto il pusher accusato di avergli venduto la droga. "C'è stato un primo grado del processo - ha aggiunto la signora Tonina - in cui si è iniziato a comprendere chi poteva essere il colpevole, poi tutto è stato confermato in sede di appello, mentre la Cassazione ha finito per dire il contrario. Non esiste giustizia".
"E' la fine di un incubo", così invece Fabio Carlino - l'ex titolare di una agenzia di ragazze immagine di Rimini - ha commentato, secondo fonti della sua difesa, la sentenza della Cassazione che lo ha scagionato da ogni accusa nella vicenda della morte per overdose di Marco Pantani. "Considero però una vergogna civile il fatto che, dopo e nonostante il verdetto della Cassazione che ha accertato la mia totale estraneità anche in relazione allo spaccio, i media continuino a parlare di me come di un 'pusher'", ha aggiunto.
Durissimo, dopo la sentenza che ha scagionato Fabio Carlino, anche Paolo Pantani, il padre del Pirata morto a Rimini il 14 febbraio 2004. "Prima hanno distrutto Marco, ed ora vogliono distruggere anche noi. E' evidente che sotto questa tragedia c'è qualcosa di poco chiaro. Certe cose non dovrebbero succedere. Tutti sanno come sono andati i fatti, tutti sanno di chi è la responsabilità della morte di nostro figlio, ma non riusciamo ad ottenere giustizia. In Italia tante cose non vanno e fra queste c'è anche il nostro caso. Comunque io tengo duro, c'è Marco ad aiutarci, è lui a darci la forza, da lassù".
La sentenza è stata criticata anche da Vittorio Savini, assessore allo sport del comune di Cesenatico, fondatore del Club Magico Pantani e grande amico del campione: "Non conosco tutti i dettagli sull'evolversi del processo, tuttavia personalmente parto dal presupposto che le persone responsabili dello spaccio di droga devono pagare per ciò che hanno commesso. Del resto è inequivocabile che, se nessuno avesse ceduto queste sostanze, Marco sarebbe ancora vivo. Non voglio passare per una persona con dei preconcetti, ma se alla Corte di Appello ci sono state delle sentenze, devono esserci dei motivi. Non credo alla pressione dei mass media come una possibile causa di una condanna affrettata. Gli spacciatori, chiunque essi siano, devono pagare per i danni arrecati alle altre persone".